In attesa dell’entrata in vigore il 29 novembre del Freedom Act fortemente voluto dall’amministrazione Obama, che porrà fine alla raccolta di dati da parte dell’NSA, l’Agenzia di Sicurezza Nazionale Statunitense continua a fare parlare di sé. E’ di poche ore fa, infatti, la notizia che la Corte d’Appello del distretto di Columbia ha dato ragione al governo americano sul programma di raccolta di dati telefonici da parte dell’NSA e ha stabilito che questa potrà continuare a portare avanti in maniera sistematica la sua attività proprio fino alla fatidica data di fine novembre, quando i dati potranno essere consultati dal governo presso le compagnie telefoniche solo dietro autorizzazione di un tribunale.
“La raccolta delle intercettazione da parte della National Intelligence Agency non è illegale” ha affermato il tribunale americano, che di fatto ha così annullato la sentenza di primo grado secondo cui la raccolta di “metadata” – orario, durata, numeri telefonici ma senza il contenuto delle conversazioni telefoniche – avrebbero costituito una violazione intollerabile al diritto alla privacy sancito dalla Costituzione statunitense.
La Corte d’Appello sostiene che non ci siano motivi sufficienti per l’ingiunzione preliminare imposta dal tribunale di grado inferiore. Secondo i giudici, il ricorrente – l’attivista Larry Klayman – non ha dimostrato che i suoi dati telefonici siano stati spiati e dunque non poteva citare in giudizio il programma.