Mentre Hacking Team cerca di correre ai ripari e invoca l’intervento delle autorità di altre nazioni, proseguono le indagini sull’attacco subito dalla società produttrice di software spia utilizzati da governi di tutto il mondo.
L’indagine, al momento, è indirizzata su due filoni: due le inchieste aperte, entrambe coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Alessandro Gobbis e condotte dalla polizia postale. La prima è a carico di ignoti e ricalca l’ipotesi che a violare le mail e i documenti riservati di Hacking Team altri non sarebbero stati che un gruppo di cyber criminali. La seconda, senza dubbio più suggestiva, vede indagati sei ex dipendenti con l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto industriale per fatti avvenuti nel 2014. Risale, infatti, a due mesi fa la denuncia presentata da David Vincenzetti, fondatore e amministratore delegato della società milanese, ai danni di presunti abusi compiuti l’anno scorso da alcuni dipendenti che si sarebbero impossessati dei codici sorgenti necessari per lo sviluppo del software. Vincenzetti sostiene che alcuni di questi ex dipendenti si sarebbero poi messi in proprio sfruttando le tecnologie segrete di Hacking Team.
Intanto Hacking Team sta lavorando per sviluppare un aggiornamento che consenta ai clienti di assicurare la loro infrastruttura di sorveglianza, mentre è annunciato per l’autunno il lancio di una versione completamente nuova del software Rcs (Remote Control System).