L’ondata di cyber attacchi rivolti agli Stati Uniti non accenna a diminuire: ad essere preso di mira questa volta è stato il sito del Pentagono, che risulta inaccessibile. Pur confermando l’intrusione, il Pentagono assicura che nessun dato è stato rubato ma non fornisce alcuna informazione relativamente agli autori dell’attacco.
A rivendicarlo ci ha però pensato la Syrian Electronic Army, che in un messaggio online dopo avere criticato pesantemente il governo americano definendolo “corrotto” e dopo averlo accusato di sostenere il terrorismo anti-Assad in Siria, invita i cittadini a stelle e strisce a non “ascoltarlo”.
Questo è solo l’ultimo di una serie di attacchi che hanno avuto come obiettivo gli Stati Uniti, anche se si tratta del primo diretto contro la pagina web destinata al pubblico.
Lo scorso gennaio hacker vicini all’Isis avevano attaccato gli account YouTube e Twitter dell’US Central Command, senza però sottrarre alcuna informazione, mentre appena la scorsa settimana un’azione coordinata di pirati informatici (secondo le più accreditate indiscrezioni cinesi) ha rubato i dati di milioni di dipendenti federali.
L’attacco è arrivato a poche ore da un intervento di Barack Obama sulla cybersicurezza durante il G7 in Germania, dove il presidente ha ribadito al Congresso la necessità di accelerare i tempi dell’azione contro gli attacchi cibernetici, sottolineando la necessità di un inasprimento delle norme per la sicurezza informatica.
“Sappiamo da tempo che vi sono significative debolezze in termini di cyber sicurezza sia nel «settore pubblico sia in quello privato» – ha detto l’inquilino della Casa Bianca durante la conferenza stampa finale -. I nostri sistemi sono molto vecchi ed occorre essere più aggressivi e più attenti di quanto non lo si sia stati finora”.
Il problema è destinato a diventare sempre più pesante e “questo significa che si deve essere pronti, aggressivi e con buone risorse, al pari di quelli che tentano di entrare nelle nostre reti”.