La seconda era del Cloud Computing è già qui. La sua diffusione nelle aziende italiane, infatti, è un dato incontrovertibile e in ascesa, ma a ben vedere manca ancora una reale consapevolezza delle sue potenzialità. Di tutto ciò si è discusso al Cloud Computing Summit 2015, organizzato a Milano da The Innovation Group con l’obiettivo di mettere in luce in come costruire valore di business “sopra la nuvola” e abilitare la nuova economia basata sul modello “as a service”. Ezio Viola, il managing director della società di ricerca, in apertura dei lavori, ha ribadito la centralità del cloud come elemento-chiave nella trasformazione digitale delle imprese di svariati settori. Il ruolo del cloud però non si limita a semplificare l’IT, ma, in questa seconda era, diventa appunto strumento in grado di abilitare nuovi modelli di business: le aziende si fanno “piattaforme di servizi” basate sulla nuvola. Affinchè questo processo si realizzi, sono necessarie infrastrutture e architetture tecnologiche sempre più flessibili, performanti, scalabili e sicure. La conferma arriva dai dati raccolti da The Innovation Group nella Digital Transformation Survey: tra gli elementi che frenano l’adozione del cloud pubblico vi sono proprio i timori relativi alla sicurezza, alla rigidità (limitazioni nelle configurazioni) e all’affidabilità. Timori che costituiscono il principale freno alla piena affermazione del cloud: solo il 9% delle aziende ritiene che “la nuvola” possa abilitare nuovi modelli di business, per tutti gli altri resta ancora soltanto un mezzo per migliorare l’efficienza e ridurre i costi. Seppur con dosi diverse di consapevolezza, l’adozione del cloud non è comunque in dubbio: oggi il 19% delle applicazioni business sono sulla nuvola, tra tre anni si stima che saranno il 48%.
Salire sulla nuvola, allora, conviene a tutti, a maggior ragione allo Stato e agli enti locali. Domenico Casalino, Amministratore Delegato della Consip, ha illustrato il progetto-gara per un cloud nella Pubblica Amministrazione, mentre Renato Galliano, Direttore Settore Innovazione Economica, Smart City e Università del Comune di Milano, ha parlato del ruolo della sharing economy nello sviluppo della smart city metropolitana e dei progetti legati all’Expo.
Nicola Previati, Territory Manager di Amazon Web Services e Nicola Buonanno, Industry Head di Google for work, hanno invece commentato il ruolo dei grandi Global Player del cloud pubblico nel mercato enterprise italiano e il loro impatto sulla nostra industria ICT.
Una parantesi doverosa, poi, è stata dedicata all’Internet of Things, con Fabrizio Tittarelli, CTO di CA Technologies, che ha ribadito tutte le potenzialità in termini di business dell’IOT (profilare servizi e prodotti basati sulle abitudini di acquisto dei clienti), ma anche la necessità di implementare misure a difesa della privacy. Cisco, invece, ha presentato la propria strategia Intercloud, con la quale creare una piattaforma per abilitare il Fast IT nelle aziende, sulla base delle 4 C: choice, consistency, compliance e control.
Ma il Cloud Computing Summit ha dato voce diretta alle aziende, con case history che una dopo l’altra hanno disegnato una vera e propria roadmap delle modalità di adozione del cloud, degli investimenti necessari e delle relative problematiche architetturali e tecnologiche (Unicredit, Fracarro Radioindustrie SpA, Sait Abrasivi, HP, Telecom Italia). Con Cosmic Blue Team, Best Western, Intel Italia, Trend Micro, Xerox e Gruppo Artsana si è passati poi al lato “pratico”, parlando di come costruire, gestire e governare un cloud sicuro, performante, robusto e flessibile.
Un summit dedicato alla nuvola, infine, non poteva non concludersi con una sessione dedicata alle start-up e alle aziende della “as a service economy”, che, fin da subito e prima ancora delle grandi imprese, hanno creduto nel cloud e implementato il suo innovativo modello di business: è il caso di Gnammo, Uber, Timerepublik, Glossom.