A cura di
Rory Choudhuri, Cloud Infrastructure Expert VMware Emea
Le più recenti analisi di Gartner confermano che i trend di cui si è parlato negli ultimi anni sono finalmente diventati realtà. Il cloud computing, ad esempio, non è più una tendenza, è ormai un dato di fatto e diventerà una tecnologia matura entro due, massimo cinque anni.
Detto ciò, esiste ancora una elevata complessità per una tecnologia come il cloud. Se sei un Responsabile IT di un’azienda con 100 o 1.000 dipendenti, spostare l’infrastruttura nel cloud può essere semplice come gestire un documento Google o complesso come costruire una piattaforma privata di virtualizzazione con automazione basata su policy.
Avere una visione attenta delle esigenze della propria azienda è fondamentale, che sia una infrastruttura privata che offre livelli elevati di sicurezza e compatibilità o una infrastruttura pubblica che garantisce scalabilità e potenza. Anche il cloud ibrido sta crescendo in termini di popolarità poiché consente di spostare applicazioni e carichi di lavoro facilmente e senza intoppi da un ambiente IT interno a un cloud pubblico e viceversa se necessario. I carichi di lavoro si comportano nello stesso modo a prescindere da dove si trovino, offrendo livelli di sicurezza, di gestione di controllo e compliance identici.
Alcuni dei fattori che aiutano a definire esattamente quale sia la tipologia più adatta di cloud sono: le dimensioni dell’azienda, la complessità del dipartimento IT, il budget disponibile e, ovviamente, la necessità o meno di spostarsi nel cloud. A prescindere da quale sia il parametro, una cosa è determinante: essere preparati per il passaggio al cloud è fondamentale. Per garantire che questa tecnologia sia sfruttata al meglio e che ogni transizione verso il cloud avvenga senza problemi, occorre porsi delle domande:
1. Sei sicuro di essere pronto?
C’è qualcosa che non funziona nella infrastruttura esistente? Cosa è necessario perché il passaggio abbia esito positivo? Cosa definisce se l’esito è positivo o meno? Il tuo team è preparato al cambiamento? Sono solo alcune delle domande che il Dipartimento IT dovrebbe farsi prima di affrontare la migrazione. In generale, se le domande poste sono relative all’infrastruttura tecnologica, si può affermare senza grandi dubbi che la tua azienda non è pronta per il cloud. Prima di migrare, è importante aver compreso del tutto l’ambiente IT esistente, poi si può iniziare a pensare all’implementazione e a come farla.
2. È una scelta opportuna?
Un pregiudizio comune è pensare che spostarsi nel cloud sia come fare un balzo avanti. In realtà, il cloud non è un punto di arrivo ma un percorso, una serie di passaggi che l’azienda può scegliere di fare, quando, se e come ritiene opportuno. Ci sono una moltitudine di opzioni quando si pensa alla transizione verso il cloud, e task meno complessi e accordi di licencing più semplici da implementare come vSOM (vSphere with Operations Management) possono rappresentare un trampolino verso deployment completi.
3. Risparmierò denaro?
È fuori di dubbio che le pressioni sull’IT siano oggi più forti che in passato, cosa che costringe molti responsabili a fare i conti con una era dell’IT che richiede innovazione, ma che al tempo stesso impone una riduzione dei costi. Come conseguenza naturale, molti sacrificano l’innovazione e optano per mantenere invariata l’infrastruttura esistente. Una recente ricerca di VMware ha evidenziato che i Dipartimenti IT in EMEA spendono una media di 14 ore a settimana per gestire o risolvere problematiche legacy. C’è un chiaro disallineamento fra manutenzione e innovazione e molte persone non capiscono che investimenti a breve termine o le innovazioni vanno fatte oggi per avere dei risparmi a lungo termine. Non fare nulla non può essere più una possibilità.
4. È sicuro? E come posso essere certo di essere compliant?
La verità è che se da una parte continuiamo ad adottare nuove tecnologie per lavorare più velocemente ed essere più produttivi, molti di noi sottovalutano la sfida che questo rappresenta per la sicurezza dei dati. Passare al cloud non necessariamente significa mettere a repentaglio la sicurezza e può anzi incoraggiare i responsabili IT ad assumere un ruolo di maggiore responsabilità per gestire i comportamenti degli utenti e garantire che ci si attenga alle policy dell’azienda.
Soluzioni integrate di sicurezza e compliance sono oggi utilizzare per sfruttare i benefici del cloud computing e garantire che il data center sia sicuro e in linea con le policy a ogni livello: host, server virtuale, rete, applicazioni e dati.
5. Sei pronto per il futuro?
Migrare al cloud non significa compiere un’impresa, ma consente alle aziende di essere preparate alla crescita esplosiva di richiesta di risorse di cui si avrà bisogno in futuro. Il mercato sta cambiando molto velocemente e i Responsabili IT devono fare una scelta: stare fermi a guardare o adattarsi al cambiamento e prendere in mano la situazione. Passare al cloud è qualcosa di più che ridurre semplicemente i costi e migliorare la sicurezza. È offrire servizi che aiutano l’azienda a rimanere competitiva. Con questo in mente, l’IT può diventare di nuovo il Dipartimento che definisce la direzione dell’organizzazione.
L’importanza del cloud computing per le moderne organizzazioni è riconosciuta da aziende di tutti i settori. Ma spesso sono gli aspetti pratici a non essere compresi e queste domande sono state pensate per far si che i Dipartimenti IT possano intaccare la complessità e la confusione che continuano ad aleggiare sulla migrazione al cloud. In un momento in cui i budget IT continuano a diminuire è importante che venga implementata la giusta infrastruttura per garantire la massima efficienza. Queste domande possono aiutare le aziende a fugare ogni confusione sul cloud, a rendere i processi di business più efficienti e guadagnare posizioni rispetto ai concorrenti.