Il mese scorso, relativamente a delle indagini per traffico di droga, un giudice di New York aveva ordinato a Microsoft la consegna dei dati di un utente, memorizzati in un data center di Dublino. “Presenteremo appello immediatamente e continueremo a sostenere che le email delle persone meritano una forte protezione della privacy negli Stati Uniti e in tutto il mondo”, si era opposta l’azienda di Redmond, sottolineando il fatto che il governo statunitense non ha giurisdizione in Irlanda.
I procuratori hanno però dichiarato che la decisione non è appellabile, e, secondo il giudice Loretta Preska, Microsoft è obbligata a consentire l’accesso all’account dell’utente, in seguito ad un mandato di perquisizione, anche se i server risiedono fisicamente in un altro stato. Questo perchè occorre considerare la nazionalità del fornitore del servizio, non la posizione geografica dei data center.
In difesa della privacy, il colosso americano si è opposto all’ordine della corte. Il guanto di sfida al governo Usa è stato lanciato.