La seconda edizione del Rapporto annuale dell’“Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia” lanciato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Fondazione IBM Italia, evidenzia rilevanti miglioramenti e posizioni di leadership dell’Italia in tema di trasformazione digitale, oltre a opportunità di ulteriore crescita in diverse aree, favorite dal PNRR e dall’Intelligenza Artificiale.
L’Italia viene tradizionalmente rappresentata come “fanalino di coda” della trasformazione digitale in Europa ma vi sono ambiti di sviluppo, attualmente non rappresentati attraverso gli indicatori tradizionali, che testimoniano i progressi del Paese.
Infatti, il Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea vede l’Italia al 18° posto in UE per quanto riguarda il progresso verso un’economia e una società digitale, per via dei ritardi in alcune aree, con miglioramenti rispetto ai Paesi benchmark.
Tuttavia, l’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia – Think Tank permanente di alto profilo scientifico, avviato da The European House – Ambrosetti e Fondazione IBM Italia e finalizzato ad analizzare le dinamiche strutturali e congiunturali della digitalizzazione nel Paese – offre una panoramica più completa, grazie all’utilizzo di indicatori in grado di esaminare aree significative non adeguatamente monitorate in altri casi. Secondo il Rapporto, l’Italia ha registrato progressi in queste aree:
• Valore dell’e-commerce: aumentato di 2,4 volte tra il 2016 e il 2022 (da 19,8 miliardi di Euro a 48,1 miliardi di Euro);
• Inclusione digitale: 350 milioni di Euro per progetti di formazione e inclusione digitale tramite il Fondo per la Repubblica Digitale, con 4 bandi già lanciati per 43 milioni di Euro;
• Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID): circa 35 milioni di Identità Digitali nel 2023 (erano meno di 1 milione a fine 2016);
• Transato cashless: aumentato di €205 mld tra il 2016 e il 2022 (+105% vs 2016);
• PagoPA: +340 milioni di transazioni dirette alla P.A. su PagoPA nel 2023 (erano circa 700mila fine 2016);
• Cybersicurezza: approvazione della Strategia nazionale e stanziamento di oltre 620 milioni di Euro nel PNRR;
• Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): 58 milioni (98% della popolazione) di FSE attivi al 2022 e 1,38 miliardi di Euro previsti dal PNRR;
• Piano Scuola 4.0: 2,1 miliardi di Euro per 100.000 classi innovative e laboratori per le professioni digitali del futuro;
• Connettività: l’Italia ha lanciato la nuova Strategia per la Banda Ultra Larga (2,8 miliardi di Euro).
Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari & Intelligence di The European House – Ambrosetti ha così commentato quanto emerso dal Rapporto: “I ritardi del Paese sul fronte della trasformazione digitale sono noti, ma vi sono anche importanti segnali di miglioramento che testimoniano l’impegno e i progressi del Paese, come evidenziato dal Tableau de Bord dell’Osservatorio, che cerca di fotografare in maniera più estesa le dinamiche della digitalizzazione. In un quadro ricco di opportunità, a partire da quelle offerte dal PNRR e dalle tecnologie emergenti come l’Intelligenza Artificiale, risulta quanto mai prioritario accelerare la transizione in atto, in primis promuovendo le competenze e gli ecosistemi di collaborazione pubblico-privati. Parimenti importante è la piena implementazione degli investimenti previsti dal PNRR che potranno spingere la produttività delle imprese e della PA”.
Alessandra Santacroce, Presidente di Fondazione IBM Italia e Government and Regulatory Affairs Executive di IBM Italia, ha aggiunto: “L’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale ha reso evidente quanto il percorso di trasformazione digitale sia fortemente interconnesso con i principi di etica, inclusione e sostenibilità. Questo legame deve essere ulteriormente tutelato da un lato tramite una legislazione basata sul rischio, che consenta alla tecnologia di esprimere il proprio potenziale, garantendo al tempo stesso i diritti degli individui, e dall’altro tramite meccanismi di consultazione rivolti a tutti gli attori per assicurare una prospettiva collegiale nella definizione di una strategia-Paese per l’Intelligenza Artificiale.”
All’evento hanno preso parte rappresentanti istituzionali quali Anna Ascani, Vicepresidente della Camera dei Deputati; Mario Nobile, Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale, e Marcella Panucci, Capo di Gabinetto del Ministro dell’Università e della Ricerca; esponenti e attori della trasformazione digitale come Tiziana Catarci, Direttrice del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale A. Ruberti, presso Sapienza Università di Roma; Andrea Ciucci, Coordinatore Pontificia Accademia per la Vita ed Eleonora Faina, Direttore Generale di AnitecAssinform. Importante anche l’intervento di esponenti del panorama politico italiano quali Lorenzo Basso, Membro del Senato della Repubblica (Partito Democratico); Silvia Fregolent, Membro del Senato della Repubblica (Italia Viva); Mariangela Matera, Membro della Camera dei Deputati (Fratelli d’Italia); Giulia Pastorella, Membro della Camera dei Deputati (Azione) e Guerino Testa, Membro della Camera dei Deputati (Fratelli d’Italia).
Tableau de Bord
L’Osservatorio ha prodotto un Tableau de Bord che fotografa anno per anno lo sviluppo digitale del sistema-Paese, nelle dimensioni già considerate dagli indici di comparazione (Connettività, Capitale umano, Digital Intensity), ma anche in ulteriori ambiti (Cybersecurity, Sostenibilità, Inclusione sociale, Ecosistemi e digital trust).
Il Tableau de Bord è uno strumento d’indirizzo strategico per business community e policymaker per monitorare i progressi e individuare le aree prioritarie d’intervento.
Lo studio ha riguardato i 27 Paesi dell’Unione Europea (con l’aggiunta della media UE-27), in un orizzonte temporale dal 2016 al 2022, per un totale di 33 KPI (di cui 22 nuovi rispetto a quelli già contenuti nel DESI).
• Digitalizzazione dei cittadini – misurata attraverso i seguenti indicatori: competenze digitali superiori a quelle di base, individui che utilizzano Internet almeno 1 volta a settimana, persone che interagiscono online con la P.A. Nei 3 sotto-indicatori l’Italia registra valori ancora inferiori alla media europea, ma in generale miglioramento (+4 p.p. nel tasso di interazione con la P.A. e +3 p.p. nel tasso di utilizzo di Internet, la 5° migliore variazione in UE). Rispetto all’edizione 2022, il posizionamento relativo dell’Italia è rimasto invariato, ma si è ridotto il gap con la media UE.
• Digitalizzazione delle imprese – misurata attraverso i seguenti indicatori: quota delle vendite tramite e-commerce, valore della Data Economy, esperti in ICT. Anche in questo indicatore l’Italia registra valori ancora inferiori alla media europea, ma guadagnando 3 posizioni rispetto all’edizione 2022. Rispetto ai sotto-indicatori, il miglioramento dell’Italia è evidente nella quota di vendite tramite e-commerce delle imprese italiane (18% rispetto all’13% del 2021, 2° migliore variazione in UE).
• Digitalizzazione della PA – misurata attraverso i seguenti indicatori: servizi pubblici digitali per i cittadini, servizi pubblici digitali per le imprese, indicatore di e-Government. Anche in questo caso, l’indicatore è in peggioramento relativo rispetto all’edizione 2022.
In generale, considerando il Tableau nella sua visione d’insieme, l’Italia registra un posizionamento elevato o di eccellenza in 8 indicatori su 24 e risulta nelle ultime 9 posizioni a livello europeo in 9 indicatori su 24, caratterizzandosi quindi per una “dualità” dei processi di trasformazione digitale con elementi molto avanzati e altri arretrati.
Per quanto riguarda le macrocategorie prese in esame, l’Italia registra un ottimo posizionamento nella connettività (1° in UE con riferimento sia alla copertura 5G, sia al rapporto tra la copertura 5G nelle aree rurali rispetto al totale), ma riscontra gap marcati nel Capitale umano (in particolare per frequenza di accesso a Internet per la popolazione in età lavorativa, 26° in UE, e percentuale di laureati in discipline ICT, 27°).
Al ritmo attuale all’Italia servirebbero 9 anni per colmare il gap nella dimensione Capitale umano del DESI. Rispetto all’edizione 2022 del Tableau, l’Italia ha registrato un miglioramento in 6 indicatori (in 5 di questi superiore rispetto alla media europea), mentre in 4 un peggioramento (in 1 di questi inferiore rispetto alla media europea). Inoltre, la digitalizzazione del Paese sconta anche problematiche legate ad una scarsa consapevolezza: solo per il 36% degli italiani la digitalizzazione porterà più vantaggi che svantaggi (5 p.p. in meno rispetto alla media europea) e il 49% vede un effetto nullo (+6 p.p. vs media UE).
L’impatto del PNRR in tema di transizione digitale del Paese
L’Italia è il Paese, tra le principali economie dell’Unione Europea, con il livello di PIL pro-capite più basso rispetto ai livelli del 2000, anche a causa di una bassa produttività multifattoriale (componente residuale della crescita riconducibile anche alla digitalizzazione).
In questo contesto, esiste una forte correlazione positiva tra digitalizzazione e produttività, motivo per cui il PNRR è un’opportunità fondamentale per l’intero sistema-Paese. Infatti, i fondi destinati al digitale presenti nel PNRR italiano sono maggiori rispetto a quelli di Francia, Germania e Spagna messi insieme.
Dalle stime di The European House – Ambrosetti, gli impatti strutturali abilitati dal PNRR sono estremamente rilevanti e potranno ammontare, nel 2027, al +1,9% del PIL annuo, con la digitalizzazione della P.A. e la maggiore produttività delle imprese, abilitata dalle tecnologie e dal digitale, che potranno pesare per il +1,2% annuo del PIL, contribuendo inoltre al raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici fissati dal Digital Compass.
Il monitoraggio della Missione 1 (Digitalizzazione) evidenzia che ad oggi sono state conseguiti tutti i target, ma ulteriori 40 sono in scadenza per dicembre 2023.
L’Intelligenza Artificiale come game-changer nel percorso di trasformazione digitale Entro il 2030, il mercato dell’Intelligenza Artificiale crescerà di x20 volte rispetto al 2021, con una crescita annua stimata del +39%.
In questo quadro, l’Europa, nonostante la propria eccellenza scientifica, registra un forte ritardo negli investimenti per l’IA, contribuendo solo per il 7% agli investimenti annuali globali in queste tecnologie (vs 80% cumulato tra USA e Cina).
Tra le varie sfide di cui tenere conto nello sviluppo e nell’implementazione dell’IA, l’Osservatorio pone particolare attenzione sui possibili rischi (per esempio di etica e trasparenza) e sull’impatto sulle piccole e medie imprese.
In Italia, le PMI sono il backbone dell’economia, contribuendo al 61% del Valore Aggiunto nazionale, valore superiore alla media europea (52%).
Tuttavia, le PMI sono più indietro nella trasformazione digitale: solo il 27% ha una digital intensity alta o molto alta (vs 27% in UE), l’8% fa analisi di big data (vs 14%) e il 18% effettua e-commerce (vs 22%), mentre il 93% non utilizza alcuna tecnologia di IA (vs 87%). Inoltre, oltre 1 azienda italiana su 5 (21,8%) non sta utilizzando tecnologie di IA e non prevede di farlo, soprattutto per la mancanza di un chiaro utilizzo di business (67%). Altro aspetto fondamentale riguarda l’importanza di creare una massa critica in Italia che abbia le competenze necessarie per alimentare questo cambiamento, partendo dalle competenze digitali di base fino ad arrivare alle competenze digitali avanzate.
La sfida è evidente, in primis in termini di velocità: negli ultimi 8 anni (2013-2021) il numero di studenti in discipline ICT è aumentato di solo 17mila unità: a questo ritmo (+6% annuo medio), arriveremmo ad avere il numero necessario di competenze specialistiche solo nel 2044.
LINEE D’AZIONE PER ACCELERARE LA TRASFORMAZIONE DIGITALE DEL SISTEMA-ITALIA
Sulla base dell’analisi condotta, l’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia ha individuato alcune linee d’azione per favorire lo sviluppo del Paese:
1. Promuovere un approccio multidisciplinare alla formazione e allo sviluppo delle competenze in ambito digitale, valorizzando il ruolo di Transizione 4.0 e del futuro programma 5.0. A tal fine, si ipotizza di introdurre l’obbligo all’interno dei curricula universitari in ambito ICT di almeno un corso riguardante il legame tra digitalizzazione, governance, etica, inclusione e sostenibilità.
2. Rendere l’etica e l’inclusione i principi guida della transizione digitale, formulando un principio di garanzia di etica e inclusione da applicare allo sviluppo dei progetti digitali della Pubblica Amministrazione, sul modello del principio “once only”, istituendo figure a livello territoriale predisposte all’inclusione digitale, promuovendo modelli collaborativi e bottom-up, e promuovendo indicatori di monitoraggio dell’etica della digitalizzazione.
3. Permettere a cittadini e imprese di cogliere i benefici dell’Intelligenza Artificiale tramite un New Deal dell’IA per stimolarne la diffusione a livello di sistema-Paese, valorizzando il ruolo di Competence Center e Digital Innovation Hub, prevedendo forme di incentivazione e accesso semplificato e favorendo la formazione in azienda. Altrettanto importanti sono i meccanismi multi-stakeholder e una legislazione basata sul rischio.
4. Abilitare lo sviluppo della cybersecurity in chiave competitiva nelle imprese. Per questo obiettivo, si propone di sviluppare l’attività di accompagnamento alle imprese, promuovere le competenze anche tramite requisiti di disclosure delle competenze dei vertici aziendali e promuovere corsi di formazione diretti alle imprese per sviluppare la capacità proattiva e reattiva ai rischi cyber.