Nel 2020 l’accelerazione digitale ha registrato un balzo in avanti impressionante con l’85% delle aziende Italiane che ha all’attivo un processo di digital transformation.
A rilevarlo è il nuovo Digital Transformation Index di DELL Technologies (disponibile qui), che ogni due anni studia lo stato dell’arte della digitalizzazione delle imprese a livello globale e che ha visto coinvolti 4.300 leader aziendali, dalle medie imprese alle enterprise di 18 Paesi.
Lo scenario globale ha modificato le carte in tavola e le aziende italiane sembrano avere capito che per rispondere in maniera corretta alle nuove sfide occorre intraprendere la strada della digitalizzazione, non solo abilitando i propri lavoratori da remoto, ma anche e soprattutto revisionando tutti i processi di business per ridisegnarli in chiave digital.
Se quindi la pandemia di coronavirus sta avendo pesanti effetti sulla salute e sull’economia globale possiamo dire che dal punto di vista tecnologico, è stato un forte acceleratore della digital transformation, un’occasione che il nostro Paese ha colto al volto e che in un’ottica ottimistica ci permetterà di recuperare il gap con le altre nazioni europee e di prendere un treno che forse non ripasserà mai più.
A confermarlo sono i numeri che emergono dalla survey condotta da DELL in collaborazione con Vanson Bourne: crescono in maniera trasversale in tutto il mondo le imprese che si spostano verso un modello digitale con il dato dell’Italia che in un certo senso non è una sorpresa per gli addetti ai lavori: come accennato l’85% delle nostre imprese ha messo in campo delle attività di digitalizzazione contro il 75% della media europea.
“Ancora una volta l’Italia ha dimostrato la sua capacità di reagire in maniera più efficace e più forte di fronte ai momenti di difficoltà – spiega Filippo Ligresti, Vice President e General Manager di DELL Technologies in Italia -. Un dato che è di buon auspicio per farci recuperare il terreno che avevamo perso verso le altre nazioni europee e per una maggiore attenzione alle infrastrutture del nostro Paese, che costituiscono il cuore pulsante della digitalizzazione”.
Guardando all’Italia le maggiori iniziative sono state prese per abilitare il lavoro da remoto (46%), per mettere in sicurezza gli asset e i dati aziendali (46%) e anche per utilizzare i dati in una maniera nuova in modo che facciano da supporto alle decisioni, oltre che a una certa attenzione anche verso ai progetti dispersi sulla periferia, sull’edge della rete (36%).
Risultati incoraggianti che partono dall’introduzione dell’obbligo di smart working, che ha portato a un primo cambiamento nella mentalità su come deve essere concepito il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore. A frenare le imprese, oltre alle note carenze infrastrutturali, sono le preoccupazioni relative alla data privacy e alla sicurezza, con il tema del GDPR che mette ancora in difficoltà (30%), ma anche l’ambito regolatorio in costante mutamento e che offre un quadro di incertezza all’interno del quale per le imprese diventa difficile muoversi (24%).
Ciò che è certo è che le imprese stanno sempre più promuovendo lo smart working con il numero di persone che lavora da remoto stabilmente in questo periodo cresciuto dal 23 al 47% e che gli investimenti si stanno indirizzando verso l’infrastruttura 5G (45%), che serve proprio come pilastro per la trasformazione digitale, verso le soluzioni di cybersecurity (45%) e verso l’hardware 5G-ready (10%).
“E’ sempre più forte la necessità dell’esigenza di un’infrastruttura più agile e flessibile – sottolinea Ligresti – mentre dall’altra le imprese si sono impegnate fortemente per innovarsi con l’81% delle aziende che stanno reinventando il loro modello di business in ambito digitale. E’ molto forte all’interno delle nostre realtà imprenditoriali l’orgoglio di avere saputo reagire a questa situazione senza precedenti ed emerge anche un sostanziale ottimismo sul futuro con solo il 23% delle imprese che è preoccupato della possibile sopravvivenza e dei cambiamenti che si dovranno affrontare nei prossimi anni, anche se non si sottovaluta l’impatto che tutto ciò avrà sul tipo di skill richieste e sul numero delle persone impiegate”.
“Riconoscere la centralità del digitale nel processo di ripresa, accelerando ulteriormente la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la dematerializzazione dei processi – conclude Ligresti -, e rilasciare immediatamente agevolazioni fiscali e finanziamenti per gli investimenti in tecnologia, formazione e progetti di trasformazione digitale, sono oggi linee-guida essenziali, che devono rappresentare la stella polare per la totalità dei progetti che verranno implementanti nei prossimi mesi”.
In questo scenario DELL è sempre attenta a proporre tecnologie all’avanguardia, modulate sui feedback dei propri clienti, proponendo un set di capacità e servizi in grado di risolvere le problematiche delle aziende a 365 gradi.
Un approccio che sembra essere premiato nella sostanza visto che i primi nove mesi del 2020 hanno visto un incremento del fatturato, con una chiusura del terzo trimestre molto positiva e con previsioni ottimistiche anche per il quarto, che si chiuderà a gennaio 2021.