Sono stati presentati nel corso di un evento virtuale i risultati della 14a edizione della CIO Survey, l’indagine realizzata da NetConsulting cube su oltre 80 responsabili ICT delle imprese private italiane, promossa da Capgemini Italia, Cisco, Dell Technologies, Samsung, ServiceNow e TIM.
“Obiettivo principale della CIO Survey 2020, il cui titolo è Resilienza, velocità e agilità nell’azienda del post emergenza: come cambia il ruolo dell’IT, delle competenze e del CIO?, è l’analisi delle nuove sfide che il CIO si trova a dover affrontare, anche alla luce dell’emergenza sanitaria, e del conseguente ruolo dell’IT e del digitale in azienda ”, sottolinea Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting cube. “L’indagine, che è stata svolta in un periodo di forte discontinuità rispetto agli scorsi anni, ha messo in luce il ruolo fondamentale del CIO che, nell’emergenza, è riuscito a virtualizzare l’azienda fisica nel giro di pochi giorni dotando l’azienda di strumenti che le hanno consentito continuità operativa e resilienza. Si tratta di un ruolo di leadership che ha dato molta visibilità al CIO e ha aumentato il grado di consapevolezza in azienda relativamente all’utilità dell’IT e del digitale”.
In particolare, la CIO Survey 2020 ha cercato di dare risposta ai seguenti interrogativi:
• Quali sono le principali priorità business che guidano la digitalizzazione?
• Quali sono le funzioni di business che richiedono in misura maggiore progetti di innovazione? Da chi sono promossi i programmi di innovazione e di trasformazione digitale?
• Su quali ambiti/ aree progettuali le aziende hanno investito in passato, stanno investendo oggi oppure prevedono di investire in futuro?
• Quali sono i benefici ottenuti dall’introduzione di progetti digitali?
• Quali sono i gap di competenze tecnologiche presenti nelle aziende? Quali competenze sono necessarie per gestire al meglio il cambiamento?
• Come si sta modificando l’ecosistema dell’innovazione?
• Come sta cambiando il nuovo CIO digitale?
Hanno partecipato all’indagine i CIO delle più grandi aziende italiane appartenenti ai principali settori, ovvero Banche, Assicurazioni, GDO e Retail, Industria, Telecomunicazioni e Media, Servizi e Trasporti, Utilities.
Di seguito sono sintetizzati i principali risultati dell’indagine.
Priorità business che guidano la digitalizzazione
L’adozione di tecnologie e soluzioni digitali è sempre più guidata dalle priorità business. In una scala da 1 a 10, dove 10 rappresenta la massima intensità, ad oggi, secondo le aziende che hanno partecipato alla CIO Survey, le principali priorità business sono rappresentate:
• dal miglioramento dell’engagement con i clienti (8,58);
• dall’ottimizzazione della gestione di sicurezza e compliance a normative di settore (8,26);
• dalla valorizzazione dei dati aziendali a supporto dei processi decisionali a partire dai dati disponibili (8,10);
• dalla ricerca dell’efficienza operativa (8,09);
• e l’abilitazione della forza lavoro (7,49).
Principali aree progettuali
Le risposte delle aziende che hanno partecipato all’indagine mostrano una forte dinamicità nell’avvio di progetti digitali. I principali filoni di investimento possono essere così sintetizzati:
• la Cyber Security (79,3% delle risposte), malgrado le aziende abbiano già sostenuto molti investimenti per ottemperare al GDPR, continua ad essere una priorità tecnologica estremamente significativa. Tra le aree oggetto di investimento in ambito sicurezza, sono stati segnalati la protezione degli endpoint aziendali e l’uso di componenti di OT Security a tutela di fabbriche, magazzini, linee di assemblaggio, etc.;
• l’adozione e implementazione di soluzioni e dispositivi per lo Smart Working (76,8% delle risposte) hanno subito una forte accelerazione: collaboration, communication e smart digital workplace hanno giocato un ruolo cruciale nell’aiutare le aziende a gestire le difficoltà generate dalla pandemia da Covid-19;
• i progetti Cloud (citati dal 69,5% e 63,4% con riferimento rispettivamente a SaaS e IaaS/PaaS ) sono caratterizzati da un trend inarrestabile che riguarda soprattutto l’adozione di servizi applicativi e, in misura inferiore, quelli infrastrutturali e di piattaforma. Al netto delle scelte tecnologiche, le aziende sono impegnate nella definizione di piani strutturati di migrazione;
• l’organizzazione e gestione dei dati e l’utilizzo di soluzioni analitiche sono aree progettuali molto frequenti tra le aziende del panel di quest’anno. Il focus riguarda sia le soluzioni di Business Intelligence (68,3%), anche se in lieve rallentamento, sia gli strumenti di Advanded Analytics, in forte crescita (68,3%) perché supportano le decisioni, attività di manutenzione predittiva ed engagement dei clienti. Le prossime frontiere in quest’area poggiano sull’utilizzo di strumenti evoluti e sull’introduzione di algoritmi di Machine Learning per l’individuazione di correlazioni a valore tra i dati;
• la modernizzazione applicativa (63,4%) permette di accelerare la transizione al cloud e di sviluppare applicazioni moderne che incorporano la security by design.
I vantaggi aziendali conseguiti grazie alla digitalizzazione
I benefici derivanti dalla crescente digitalizzazione sono sempre più tangibili: le aziende stanno, per questo, introducendo indicatori per la misurazione degli stessi. Rispetto agli altri anni cresce la consapevolezza che i risultati ottenuti dalla digitalizzazione vadano misurarti in chiave business.
Il 27% circa dei rispondenti ha dichiarato di aver introdotto indicatori puntuali per misurare i benefici apportati dai diversi progetti di innovazione nelle relative aree aziendali interessate. Una percentuale lievemente inferiore di aziende, il 22% del campione, utilizza invece indicatori generali che misurano gli impatti della trasformazione digitale sull’andamento complessivo dell’azienda nel medio periodo.
I vantaggi sono molteplici e riguardano sia l’azienda nel suo complesso (riduzione dei costi operativi e miglioramento della produttività) sia le diverse funzioni business:
• Amministrazione, Finanza e Controllo, il 46,3% delle aziende ha dichiarato un miglioramento della reportistica finanziaria e il 28% dichiari un miglioramento del modello di gestione economico-finanziaria;
• Risorse Umane: il 41,5% delle aziende ha registrato dei miglioramenti relativi alla soddisfazione e motivazione del personale e il 35,4% ha ottenuto dei benefici relativamente alla riduzione del time e del cost to hire;
• Marketing: il 59,8% delle aziende intervistate ha dichiarato di avere aumentato la customer satisfaction. Altre attività innovative hanno permesso alle aziende di aumentare la customer retention, a ridurre il numero dei clienti persi e ad aumentare il numero dei nuovi clienti. Questi risultati sono stati dichiarati dal 46,3% delle aziende:
• Produzione/ logistica, chiaramente per le aziende del settore manifatturiero: i benefici dei progetti innovativi si sono registrati nella gestione ottimizzata di magazzini e flotte (37,8%), nell’ottimizzazione della pianificazione della domanda (30,5%), nell’ottimizzazione dei processi post-vendita e nell’evasione più rapida degli ordini (26,8%) e nel migliore approvvigionamento delle risorse (25,6%).
Ruoli, modelli organizzativi e competenze per la trasformazione digitale
Vista la necessità di conoscere la propria base commerciale e di migliorare il customer engagement, sono le funzioni a maggior contatto con i clienti – ovvero Vendite e post vendite (76,8%) e Marketing (62,2%) – a richiedere con maggior frequenza l’avvio di progetti innovativi in ambito digitale. Le divisioni di Post Vendita appaiono molto demanding in termini di innovazione visto che non abbandonano il cliente all’atto della vendita ma, al contrario, lo seguono durante tutto il ciclo di vita del prodotto.
Le funzioni IT (48,8%) richiedono l’avvio di progetti che coinvolgono tutte quelle componenti (network, infrastruttura, Cloud) da cui dipende la modernizzazione architetturale.
Le divisioni Risorse Umane (35,4%) stanno lavorando all’innovazione delle modalità di recruiting, alla formulazione di strategie di talent management e all’avvio di iniziative di e-learning, tematiche che con la pandemia da Covid-19 sono diventate ancor più critiche e strategiche.
Nonostante la tecnologia risponda sempre di più ai bisogni puntuali delle divisioni business, l’introduzione dell’innovazione in azienda non poggia più su richiesta di silos funzionali. Un progetto innovativo coinvolge, infatti, IT e comitati interfunzionali che congiuntamente valutano un’attività progettuale accollandosene i rischi (58,5% delle risposte). L’IT, peraltro, ha il compito di fare in modo che il business percepisca e sia in grado di indirizzare i business enabler che la tecnologia mette a disposizione (52,4%). Sempre meno numerose sono le aziende che vedono un CIO reattivo rispetto ai bisogni dei colleghi business (15% circa del campione).
In questo contesto, il budget gestito dalle line of business in autonomia rimane generalmente contenuto: per il 52,2% delle aziende è inferiore al 5%. Tuttavia, si sta assistendo ad un aumento delle divisioni business che gestiscono una maggior quota di questa spesa. Spicca in tal senso il ruolo del Marketing. Più che di shadow IT oggi si parla di procurement collaborativo, ovvero di una gestione centralizzata che limita i disallineamenti tra le diverse funzioni e permette di gestire la tecnologia in modo più armonico.
Le iniziative di innovazione con impatti sulla Business Transformation devono poggiare su una serie di fattori, ovvero capacità di gestire il cambiamento (64,6%), il committment del Top Management (58,5%) e la disponibilità di competenze tecnologiche (33,4%), non solo nelle aree IT ma anche in quelle business:
• lato IT è ancora molto forte la mancanza di skill legati alla capacità di saper gestire il dato. Le università non sono ancora in grado di formare un numero adeguato di data scientist e di matematici/ statistici in grado di manipolare i Big Data in modo appropriato e a valore (49,4%). Nuove metodologie come DevOps e Agile (39,2%) richiedono nuove competenze che è difficile trovare sul mercato. In ambito Cloud, oltra alle competenze di advisory necessarie per traguardare una migrazione coerente e consapevole, mancano Cloud Architect così come figure capaci di governare ambienti MultiCloud (complessivamente 35,4%);
• le divisioni business non sono esenti da skill shortage relativamente all’utilizzo di strumenti digitali. In alcune aziende è trasversale (10% circa dei rispondenti), in altre è più accentuato (43% circa) su specifiche funzioni o categorie professionali.
Il recruiting si conferma essere una leva importante per le aziende che hanno bisogno di acquisire competenze che non trovano al loro interno, né nel giusto numero né di valore adeguato. Al di là dei canali tradizionali di recruiting, sono utilizzati i social tematici (dove le competenze del candidati sono visibili e in una certa misura referenziate, 74,4%), le università (soprattutto per le risorse giovani che devono coprire ruoli di livello base, 70,7%) e i fornitori (se le competenze richieste sono tecnologicamente molto circoscritte, 55% circa).
Il rapporto con i fornitori
Nello svolgimento delle attività a supporto dell’innovazione, le aziende sono supportate da un parco fornitori piuttosto esteso e frammentato. Sono le società di consulenza in ambito ICT ad essere più presenti (citati dal 72% dei partecipanti all’indagine) a dimostrazione di come la tecnologia debba essere implementata in linea con processi e obiettivi di business.
Le aziende ricercano, inoltre, la specializzazione, per tipologia di software (65,9%) o tipologia di attività (50%). Le caratteristiche “general purpose” sono accettate solo in presenza di global vendor (63,4%).
Mediamente, i fornitori attuali soddisfano per la loro capacità di interagire con le divisioni tecnologiche (83,8% delle citazioni), per la chiarezza delle condizioni contrattuali (74,1%), per le loro competenze di processo (69%) che consentono loro di comprendere il business dell’azienda cliente (68%) e di proporre success case adeguati (62%).
Gli elementi da migliorare, al di là degli aspetti economici – che difficilmente soddisfano, includono la profondità delle competenze tecnologiche più innovative (60,4%) e la capacità di vision, (47,3%) fondamentale per capire come applicare l’innovazione in chiave di transformation.
L’evoluzione del ruolo del CIO in azienda
Il CIO che ha partecipato alla CIO Survey di quest’anno ha un’anzianità aziendale e nel ruolo mediamente molto elevata (oltre 10 anni per il 40,2% degli intervistati). È un CIO che si colloca a riporto dei livelli gerarchici più elevati (54,8% delle risposte) e che è sempre più coinvolto nelle strategie evolutive aziendali. Ne è una prova il tempo che impiega nell’interagire con Lob e Top management, il 37% circa dell’agenda, che va a discapito delle attività puramente operative.
Non sorprende quindi che al CIO siano sempre più richieste competenze in ambito business, quali organizzazione (75,3%), capacità di problem solving (56,1%), lavoro per obiettivi (56,1%), abilità nel formare team efficaci (46,1%). In forte crescita, appare anche il saper indirizzare il breve termine, viste le difficoltà contingenti del periodo. Il focus sulle tecnologie comunque importante ed in crescita, visto l’inarrestabile progresso digitale, non compare più nelle prime posizione dei “must have” del CIO.
La centralità del CIO è, infine testimoniata anche dall’incidenza, tutto sommato scarsa, di figure appositamente nominate per indirizzare la Digital Transformation. In oltre la metà del panel, il 55%, queste nuove figure non esistono, in altri casi il ruolo è coperto dal CIO stesso, a dimostrazione di come il CIO sia il nuovo Innovation Officer.
Tutto ciò pone il CIO nelle condizioni di essere sempre più protagonista della vita e della crescita aziendale. Ciò è particolarmente importante alla luce del periodo di emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo.
L’emergenza Covid-19 ha, infatti, causato un profondo cambiamento del mindset da parte di tutte le funzioni aziendali nei confronti dell’IT, non soltanto nella percezione diffusa della sua crucialità oltre che della sua utilità, ma soprattutto del suo configurarsi come piattaforma di tutti i principali processi in grado di garantirne efficienza, efficacia e costante capacità innovativa.
In questo scenario la domanda implicita al CIO è di fornire un contributo improntato alla stessa creatività, velocità e flessibilità con cui ha risposto all’emergenza.