In questo articolo a cura di Umberto Galtarossa (in foto), Partner Technical Manager di Pure Storage, vengono spiegati i vantaggi dei modelli di consumo Storage-as-a-Service on-premise e il genere di servizi che i clienti possono aspettarsi.
Buona lettura.
L’attrazione gravitazionale del public cloud è fortissima, tanto da attrarre a sé i dati portandoli via dai data center dei clienti. Ma se l’appeal del cloud è incontestabile, molti degli elementi che lo rendono tanto interessante hanno tuttavia un costo. Il cloud promette flessibilità in termini di capacità e prestazioni, con la possibilità di scalare verso l’alto – e in teoria anche verso il basso – con prezzi a consumo che lo rendono un costo operativo corrente anziché un immobilizzo di capitale.
La realtà, tuttavia, può spesso rivelarsi meno rosea. I costi possono andare fuori controllo, i parametri SLA devono essere costantemente monitorati e le prestazioni non possono essere garantite come nel caso in cui sono on-site. Per queste ragioni molti preferiscono la prevedibilità del proprio datacenter interno, tanto che il concetto di rimpatrio dal cloud è entrato ormai a far parte del linguaggio comune. Per fortuna è però emersa un’ulteriore opzione, che potenzialmente unisce il meglio dei due ambienti: si tratta dello STaaS, o Storage-as-a-Service.
STaaS è il modello a consumo del procurement storage che permette ai clienti di ottenere la capacità e le prestazioni di cui hanno bisogno on-premise, nel cloud o in qualsiasi altra combinazione a fronte di un modello di costo as-a-service. Vediamo dunque i vantaggi dei modelli di consumo STaaS on-premise e il genere di servizi offerti ai clienti.
I vantaggi dello Storage-as-a-Service
Acquistare storage mediante modelli a consumo trasforma il procurement di capacità on-site con storage a blocchi, a file e a oggetti in una transazione pay-as-you-go. Ciò differisce dal tradizionale acquisto di hardware on-premise, dove i prodotti venivano comprati con cicli triennali per sostituire quelli del ciclo precedente e così via.
Quando si acquistavano i beni, se ne entrava immediatamente in possesso e si pagava quindi il relativo contratto di assistenza. Si poteva aggiornare il software del controller, aggiungere drive e shelf ma, quando il sistema iniziava a scricchiolare sotto il peso delle crescenti necessità di prestazioni o capacità raggiungendo così il termine della sua vita utile, bisognava procedere a una sostituzione radicale con un sistema più moderno.
I modelli a consumo tentano di evitare tutto questo trasformando il procurement dello storage in un’esperienza simile a un servizio. I clienti si impegnano generalmente a utilizzare un livello di capacità minimo avendo contrattualmente a disposizione una capacità di “buffer” supplementare e la possibilità di scalare per andarvi oltre. Una qualche forma di monitoraggio permette al vendor di fatturare lo storage effettivamente utilizzato. Trattare lo storage come un servizio ha l’enorme vantaggio di essere potenzialmente assai più flessibile in termini di scalabilità e possibilità di aggiungere capacità e prestazioni.
Allo stesso tempo, se il deployment avviene all’interno del data center del cliente le prestazioni dello storage possono essere migliori di quanto sarebbero nel cloud senza essere minimamente interessate dal degrado introdotto dalle reti WAN (Wide Area Network).
Rispetto al cloud storage, spese e utilizzo sono facilmente più prevedibili, in particolar modo senza le onerose peculiarità del cloud come i costi di uscita dei dati che possono accumularsi inosservati portando a sgradite sorprese in fattura. Anche le preoccupazioni che il cloud suscita in termini di sicurezza vengono meno.
Detto questo, se il produttore storage possiede un’infrastruttura cloud o delle partnership incentrate sul cloud, una soluzione di cloud ibrido potrebbe essere parte dell’offerta così come la possibilità di sfruttare il cloud per ottenere capacità supplementare improvvisa o mantenere i dati utilizzati con minor frequenza.
In aggiunta a tutto questo, lo Storage-as-a-Service può essere considerato come un costo operativo e quindi totalmente detraibile ai fini fiscali.
Riassumendo, i modelli di storage a consumo offrono livelli di capacità e prestazioni on-site potenzialmente flessibili e scalabili fatturati come se fossero un servizio, con la possibilità di connettersi al cloud come estensione del data center. E tutto sotto forma di voce di spesa corrente.
Principali caratteristiche dello Storage-as-a-Service
Cosa dovrebbe considerare un cliente interessato a una proposta STaaS? L’elemento chiave dei modelli a consumo è la possibilità di implementare capacità storage on-site che viene quindi addebitata secondo il consumo.
Qui bisogna fare attenzione che il servizio sia effettivamente fornito come tale. In altre parole, i livelli di capacità e prestazioni dovrebbero essere vincolati a parametri SLA e, quando dovesse servire ulteriore hardware per rispettarli, questo dovrebbe essere fornito e installato in modo del tutto trasparente e senza interruzioni.
La maggior parte dei vendor propone qualcosa che è più simile a un contratto di leasing: i loro prodotti sono forniti con un ciclo di tre-cinque anni terminato il quale si procede a una sostituzione completa. Di contro, le migliori proposte STaaS prevedono livelli di servizio garantiti con aggiornamenti automatici per rispettare le prestazioni e le capacità previste senza costi extra e con attivazioni automaticamente effettuate da sistemi di telemetria e monitoraggio basati su AI.
I clienti dovrebbero inoltre verificare la capacità del fornitore di implementare nello stesso hardware storage con accesso a file e a blocchi oltre che di tipo Fast File and Object Storage, con livelli di prestazioni definiti in termini di velocità di I/O, throughput e capacità. In questo modo vengono soddisfatti tutti i workload, dall’accesso transazionale rapido a blocchi ai file di dati non strutturati fino al throughput elevato richiesto per gli analytics e per il ripristino dei dati di backup.
Il software di monitoraggio dovrebbe offrire al cliente una visione intuitiva dell’utilizzo della capacità e delle performance sia sull’infrastruttura storage on-premise che nel cloud evidenziandone la rispondenza agli SLA. Il software dovrebbe permettere anche di effettuare il provisioning dello storage, mentre tool basati su AI dovrebbero predire i livelli di utilizzo futuri ed essere parte del processo che attiva gli aggiornamenti delle prestazioni e delle capacità.
Queste sono le principali caratteristiche dei modelli di consumo storage più avanzati oggi sul mercato, e possono aiutare la vostra azienda a ottenere una flessibilità simile a quella del cloud ma con la tranquillità che solamente le soluzioni on-premise possono fornire.