Con lo scattare dell’emergenza sanitaria dovuta a COVID-19, l’ormai noto coronavirus, anche le aziende si sono trovate ad affrontare una serie di problemi che sono giunti del tutto inaspettati.
Se per alcune imprese il lavoro deve essere necessariamente svolto in loco, si pensi semplicemente agli impianti produttivi o a chi lavora all’interno dei supermercati, per le aziende attive nei servizi, invece, la battaglia si è spostata sul fronte smart working.
Lavorare da casa è il nuovo imperativo, per le aziende che possono permetterselo, ma non per tutte è un passaggio così immediato e semplice. Per abilitare il lavoro da remoto la tecnologia e l’infrastruttura tecnologica giocano un ruolo fondamentale e uno degli asset indispensabili è rappresentato dal cloud. Abbiamo parlato di tutto questo, e anche di più, con Giusva Fiumana, Direttori Sistemi di Passepartout, software house di San Marino, che oggi più che mai è chiamata a svolgere la sua mission di fornire ai clienti quello che gli serve, anche in un contesto difficile come quello attuale.
“Le tecnologie digitali necessarie ad abilitare lo smart working sono già disponibili sul mercato da qualche anno e consentono di svolgere il telelavoro da casa in agilità – esordisce Fiumana -. Il telelavoro comprende due diverse modalità: da un lato ci si riferisce all’utilizzo di una soluzione Software-as-a-Service (SaaS), come il gestionale Passepartout, che consente al dipendente di collegarsi da casa ed accedere alla propria installazione remota utilizzando lo stesso software gestionale che utilizza in ufficio.
Dall’altro lato però col termine telelavoro ci si riferisce anche alle attività di supporto allo svolgimento della classica attività lavorativa, come il materiale cartaceo o tutto ciò che il dipendente ha sul proprio computer in azienda ed ecco allora la seconda accezione di telelavoro, con la quale ci si riferisce a tutti quegli strumenti (come il desktop remoto) che consentono di poter accedere direttamente al pc che si trova sul logo di lavoro, accedendo così alla parte di documenti e archivi ed eventualmente programmi che servono per poter svolgere la professione esattamente come se la si svolgesse in ufficio.
Passepartout da sempre ha affrontato scelte tecnologiche tenendo ben in considerazione questa opportunità, con il prerequisito di salvaguardare l’integrità dell’informazione e della riservatezza dei dati”.
A questo proposito il pericolo per l’integrità dei dati arriva spesso da un dipendente che non sa come muoversi. Cosa consiglia al dipartimento It e al dipendente stesso?
“Esistono delle best practice specifiche. I security manger devono garantire la sicurezza sia quando il perimetro è all’interno dell’azienda, sia quando è all’esterno. Occorre portare anche all’esterno dell’azienda il livello di sicurezza che vige normalmente all’interno del suo perimetro. Al giorno d’oggi esistono soluzioni orchestrate o soluzioni all-in-one che permettono di tutelare le informazioni anche quando il dipendente lavora da casa. Alla soluzione tecnica deve necessariamente affiancarsi l’atteggiamento attento e responsabile del dipendente che deve essere adeguatamente sensibilizzato ed informato in merito all’argomento sicurezza”.
Le aziende italiane secondo lei sono pronte ad abilitare i dipendenti a lavorare da remoto?
“La situazione di oggi era difficilmente prevedibile. Chi sta riuscendo a sopperire al problema in tempi brevi sono le aziende che già prevedevano ed attuavano il modello del telelavoro, almeno in parte. Si tratta di aziende già attrezzate e che non hanno sentito troppo il balzo verso l’obbligo forzato di smart working. Ci sono poi altre aziende che hanno un’infrastruttura adeguata ma necessitano di un po’ di tempo per rendere operativo il sistema che va ad abilitare il lavoratore rendendolo operativo anche da casa al 100%. Infine esistono tante aziende che non hanno mai preso in considerazione questa ipotesi e che perciò si trovano allo sbando”.
Passepartout in che categoria si trova?
“Passepartout già da tempo metteva in pratica il telelavoro e sin da subito, in questa condizione di emergenza, è riuscita a mettere tutti i propri dipendenti nella condizione di lavorare da casa con tutti gli strumenti di cui necessitano ( Passepartout era già pronta prima che iniziasse l’emergenza). Noi siamo un’azienda di Software-as-a-Service (Cloud e non solo) per cui siamo a contatto con questo tipo di tecnologie quotidianamente e ci muoviamo di conseguenza.
Però ci sono anche studi piccoli, come quelli dei commercialisti, che non sono attrezzati e non hanno a disposizione gli strumenti necessari per affrontare questa situazione da un giorno all’altro e che perciò devono attrezzarsi con le soluzioni più adeguate. Il responsabile della sicurezza, che nelle piccole realtà coincide di solito con il titolare ,deve informarsi per capire quali sono le soluzioni sul mercato per mettere i dipendenti nelle condizioni di lavorare in sicurezza e in maniera accettabile anche in questa situazione d’emergenza.
È importante sottolineare che non basta mettere a disposizione dei proprio dipendenti un’infrastruttura ma deve esserci anche un atteggiamento responsabile da parte del dipendente”.
Ha ragione. Spesso i dipendenti non sono a conoscenza dei rischi in cui invece facilmente si può incorrere…
“In un periodo di emergenza come questo, dove tutti ci troviamo in una condizione di debolezza, il cyber crime è in fermento e si è attrezzato con l’invio massivo di mail che appaiono come professionali, che hanno magari per oggetto informazioni su Covid-19, ma che poi contengono al loro interno un link malevolo”.
Il personale deve quindi anche essere formato per non cadere banalmente in trappole di questo tipo…
“Il personale di tutte le aziende deve essere adeguatamente informato su quelle che sono le potenziali minacce che arrivano dalla rete. L’informazione/formazione del personale per avere un atteggiamento adeguato è assolutamente fondamentale anche in queste situazioni”.
Fin qui abbiamo tracciato un quadro sullo smart working, una prassi che oggi molte aziende sono state costrette ad adottare. Ma che ruolo gioca il cloud in tutto questo? Perché oggi più che mai la ‘nuvola’ è un asset digitale fondamentale?
“Il cloud è quello strumento che permette di accedere alle risorse ovunque tu sia e in qualsiasi momento. Ma per fare questo occorre avere gli strumenti adeguati ad accedere alle risorse. Le aziende si rivolgono al cloud per tanti motivi (per la disponibilità dei servizi, delle risorse, della scalabilità delle risorse) ma il cloud non esaurisce la sua essenza solo come ‘nuvola’.
Sul cloud bisogna costruire tutta una serie di servizi che devono garantire la sicurezza delle informazioni, la disponibilità delle informazioni e la loro integrità. Un lavoro di cui è in carico il reparto It all’interno dell’azienda e che per le nostre soluzioni viene svolto dal reparto It di Passepartout, che cerca di dare ai propri clienti soluzioni disponibili e utilizzabili in qualsiasi posto, da qualsiasi dispositivo e in qualsiasi contesto avendo sempre cura del concetto “sicurezza”.
Tutti i servizi che Passepartout mette a disposizione per i propri clienti hanno lo scopo di soddisfare i bisogni del cliente nel miglior modo possibile. Come? Fornendo un servizio disponibile, con un dato che deve restare assolutamente riservato ed integro. Tutto ciò permette al cliente di lavorare in qualsiasi contesto, anche in uno particolare come quello che stiamo vivendo adesso”.
Passepartout cosa offre?
“Partendo proprio dal principio di soddisfare ogni esigenza del cliente i prodotti di Passepartout agevolano lo smart working. D’altronde si tratta di una serie di prodotti nati già in quest’ottica da diversi anni. Passepartout ha lanciato nel 2008 la sua prima soluzione SaaS. Da allora i nostri clienti hanno potuto lavorare con una soluzione sicura, veloce, stabile, resistente, resiliente e devo dire che Passepartout da subito è stata capace di fornire servizi validi sotto tutti i punti di vista.
Uno dei nostri punti di forza è poi che i prodotti Passepartout non richiedono di una grande larghezza di banda per lavorare, un fattore fondamentale in un contesto come quello attuale, dove anche le reti vanno incontro a problemi di congestione. Se tutti i software consumassero così poco l’impatto sulla rete sarebbe ben diverso”.
Focalizziamoci sull’offerta SaaS di Passepartout. Di cosa si tratta?
“L’offerta SaaS di Passepartout nasce nel 2008 e si rivolge a tutte le piccole e medie imprese, agli uffici professionali e agli studi di commercialisti, nonché alle strutture alberghiere. Un gestionale completo che comprende anche dei siti di e-commerce integrati nel nostro software e dei siti dei commercialisti integrati nei prodotti per i commercialisti e che fornisce ai commercialisti ed ai loro clienti la possibilità di lavorare con un approccio collaborativo consentendo al cliente di interagire direttamente con l’installazione del proprio commercialista.
Un’offerta nata già in ottica smart working, che quindi in questo periodo di emergenza coronavirus dota già le aziende di tutto ciò che hanno bisogno per garantire la continuità operativa”.
Come intendete evolvere l’offerta Passepartout in futuro sulla base delle neo-nate esigenze?
“L’offerta Passepartout, come sempre è stato fatto, andrà incontro alle esigenze dei nostri clienti e del mercato. Andremo a intercettare la domanda offrendo una tecnologia e dei servizi sempre più orientati al telelavoro.
Spesso mi accorgo che il telelavoro necessariamente ti fa mettere mano alle procedure e ai processi, alla produzione, e così via, e non è detto che questo vada a scapito dell’efficienza lavorativa.
È un modo di lavorare che, quando ben organizzato, porta ad avere un massimo livello di efficienza”.
Tornando al discorso relativo alla sicurezza: come garantisce Passepartout la sicurezza dei dati, delle app, degli asset che risiedono sulla sua infrastruttura SaaS?
“Passepartout è certificata ISO 27001 ed è una delle poche aziende ad avere avuto una certificazione Isecom Star, dove abbiamo registrato uno dei punteggi più alti sul modo in cui gestiamo e trattiamo le informazioni e la sicurezza del dato.
I nostri servizi vengono erogati da ambienti ridondati per cui, in caso di problemi, facciamo in modo, ovviamente, che il dato sia disponibile in maniera adeguata. Tutte le nostre soluzioni garantiscono il funzionamento anche in caso di problemi. Il nostro scopo è infatti quello di garantire il servizio prevedendo quindi anche dei servizi di disaster recovery e business contuity presenti nelle nostre soluzioni gestionali”.
Mi sembra d’aver capito qual è quindi la missione di Passepartout: garantire servizi che funzionano, efficienti, sicuri e stabili. È così?
“Assolutamente sì. L’obiettivo di Passepartout è quello di guardare sempre avanti verificando cosa è presente sul mercato per vedere se fa al caso nostro e se funziona bene. Dobbiamo essere pronti per soddisfare le esigenze dei clienti nel momento in cui nascono e per fare questo dobbiamo essere sempre un passo avanti, senza farci trovare impreparati quando una certa necessità scoppierà”.