Dopo la corsa per continuare ad essere produttivi e a lavorare anche lontano dall’ufficio, ora è tempo di pensare alla fase 2: lo affermano Chris Bedi, CIO, e Pat Wadors, Chief Talent Officer di ServiceNow durante una sessione virtuale di incontro con la stampa al Knowledge 2020.
“Il lavoro da fare è tutt’altro che finito – spiega Bedi – e dopo una fase 1 che ha visto tutti correre, con successo, per abilitare il lavoro da casa permettendo al lavoratore di essere produttivo e sicuro, con la fase 2 ci si appresta ad attraversare un nuovo periodo di trasformazione. Non è possibile infatti pensare ad una situazione uguale a quella pre-covid”.
“Il luogo di lavoro pre-COVID non esiste più – afferma Wadors -. Faremo cambiamenti drammatici per assicurarci di essere sicuri, sani, produttivi e adattabili al nuovo posto di lavoro”.
Una volta finita l’emergenza, con il passaggio alla Fase 2, i manager di ServiceNow prevedono un periodo di circa 18 mesi che vedrà alcuni lavoratori lavorare completamente da remoto ma contemporaneamente si dovranno prendere nuove precauzioni per la sicurezza e la salute dei lavoratori, all’interno di un approccio più vasto che può essere riassunto nell’espressione “lavorare da qualsiasi luogo”, dove prevarranno una forte logica di collaborazione e comunicazioni tra i lavoratori sparsi sul territorio. L’azienda, dal canto suo, dovrà operare globalmente mettendo insieme le risorse attive in ambito tecnologico e le risorse umane per abilitare i lavoratori ad essere produttivi in queste nuove circostanze, ma contemporaneamente anche sani dal punto di vista fisico e psicologico, ovunque essi si trovino.
Dal punto di vista della tecnologia la parte del leone sarà giocata dal cloud. La pandemia di coronavirus a livello globale ha infatti rappresentato una forte spinta all’esplosione della digitalizzazione: al centro dei progetti delle aziende ci saranno quindi i processi di automatizzazione e di trasformazione digitale, con l’adozione di piattaforme digitali.
E mentre molte di queste iniziative a favore della tecnologie saranno centrali nell’abilitare il lavoro e la collaborazione da remoto, la tecnologia sarà un’alleata anche della riapertura dei luoghi fisici di lavoro: dagli strumenti per gestire gli spazi di lavoro e le turnazioni dei dipendenti fino alla raccolta di dati biometrici per assicurare la salute degli impiegati e che ci sia il rispetto del distanziamento sociale.
Ma se la tecnologia gioca un ruolo fondamentale non va scordato che le imprese devono prendersi cura a 360° del benessere dei lavoratori.
“Si tratta di mettere il dipendente al centro del processo – afferma Wador -. Vita e lavoro si stanno scontrando, quindi dobbiamo adattare il modo in cui lavoriamo e dove lavoriamo e sfruttare la tecnologia per conciliare tutto ciò”.
Secondo Wador e Bedi non esiste una ricetta univoca: ogni azienda deve procedere per tentativi ed errori per valutare cosa funziona meglio per sé stessa, i dipendenti e i clienti.