Le fonti di rischio stanno diventando sempre più interconnesse.
Ad affermarlo è l’84% dei 500 C-level interpellati da BDO nell’indagine Global Risk Landscape 2023, che si è concentrata sull’analisi del cambiamento di paradigma nella gestione del rischio.
Stando a quanto emerso, la sfida per le aziende a livello globale è capire come i possibili moltiplicatori possano influenzare il loro profilo di rischio e le loro operazioni, dando priorità alle singole minacce che hanno il maggior potenziale di amplificarne altre. Il cambiamento di paradigma sfida i leader aziendali a passare da un approccio prevalentemente preventivo a un approccio di mitigazione dei rischi inevitabili in un’epoca in cui i cambiamenti e gli sconvolgimenti sono continui.
Il Global Risk Landscape ha fatto, dunque, emergere che le aziende intervistate si dimostrano consapevoli dello scenario in continuo mutamento in cui si trovano ad operare, visto che l’84% di esse dichiara che le fonti di rischio stanno diventando sempre più interconnesse e il 78% che il panorama globale dei rischi sia influenzato più dalle connessioni tra i rischi che dai singoli fattori di rischio.
Interruzioni di business e poco accesso ai capitali
Le interruzioni dell’operatività sono indicate come il maggiore moltiplicatore di rischi dal 13% del campione, seguite dai timori di recessione economica e cyberattacchi (entrambe all’11%). Se si guardano le combinazioni di rischi che costituiscono le maggiori minacce per le imprese, si trovano al primo posto le interruzioni di business unite alle difficoltà di accesso ai capitali, indicate dal 23% dei rispondenti. Queste sono poi seguite dai rischi legati alla sostenibilità e alla gestione della supply chain (17%) e da attacchi cyber e frodi informatiche (13%).
Nonostante questa consapevolezza, lo studio ha evidenziato che, dal punto di vista delle procedure aziendali, rimangono ancora ampi margini di miglioramento. Solo il 32% delle aziende del campione ha condotto audit per identificare tutti i rilevanti moltiplicatori di rischio, il 55% ha condotto un’analisi dei rischi che include l’effetto moltiplicatore e il 54% ha implementato strategie per affrontare i principali moltiplicatori di rischio.
Fonti di rischio in evoluzione
“Il necessario cambiamento di paradigma nella gestione del rischio emerge con maggiore forza in un mondo caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità. Questo scenario di crisi permanente e a molteplici fattori implica che le aziende devono affrontare le diverse categorie di rischio in maniera aggregata e con un approccio multidisciplinare, piuttosto che in modo specifico e individuale. Anche il crisis management, inteso come la capacità di reagire tempestivamente ed efficacemente quando il rischio trova realizzazione, è diventata una priorità strategica essenziale,” ha dichiarato Stefano Minini, Partner risk & advisory services di BDO Italia.
La ricerca ha inoltre mostrato che, per quanto riguarda la sostenibilità e il contrasto ai cambiamenti climatici, il 75% degli intervistati ritiene che il climate change costituisca un rischio nel breve termine per le organizzazioni, mentre il 69% pensa che riguardi maggiormente il lungo termine. Il 67% del campione dichiara poi di aver messo in atto strategie per gestire l’impatto dei cambiamenti climatici sulla propria azienda.
Il report si è infine soffermato sui rischi legati alla cyber sicurezza e all’uso dell’intelligenza artificiale. La cyber security viene vista dal 74% del campione come la priorità numero uno per quanto riguarda la protezione dai rischi che possono colpire un’organizzazione e il 55% confessa di riscontrare difficoltà nel tenere il passo della velocità e del livello di sofisticazione attuali degli attacchi informatici.
Secondo il Global Risk Landscape, l’83% degli intervistati considera l’uso dell’intelligenza artificiale come un’opportunità per il business, anche se occorre tenere in considerazione la necessità di gestire rischi derivanti dalla compliance normativa in fatto di protezione dei dati e privacy (indicata dal 24% del campione) e dalla protezione dei sistemi in casi di attacchi informatici (23%).
Le maggiori preoccupazioni in Europa
Il focus sui manager europei conferma le indicazioni di scenario evidenziate a livello globale: l’86% del campione, infatti, ritiene che i rischi per le aziende stiano diventando sempre più interconnessi e complessi e il 78% che lo scenario di rischio è caratterizzato più dalle interconnessioni tra le fonti di rischio che da rischi singoli.
Le fonti di rischio maggiori per i manager europei sono costituite dalle interruzioni alla supply chain, indicate dal 54% del campione, seguite dalle tensioni geo-politiche e dai rischi di conflitti armati.
Per gestire questo scenario in continua evoluzione, il 61% dei C-level europei intende implementare un sistema di early warning per identificare e rispondere a rischi che si estendono a diverse aree di business, mentre il 58% ha in programma di condurre degli assessment per identificare i rischi principali per l’organizzazione e il loro potenziale effetto moltiplicatore.
“Il Global Risk Landscape sottolinea la presa di coscienza verso i rischi legati alla sostenibilità e al cambiamento climatico, con il 74% degli intervistati europei che si è dichiarato “abbastanza o fortemente” d’accordo sul fatto che il climate change sia un rischio significativo a breve termine e il 61% che lo considera un rischio importante nel lungo termine” ha commentato Carlo Luison, Partner Sustainability di BDO Italia. “Inoltre, il fatto che il 75% dei manager europei dichiari di prevedere la realizzazione di piani e processi per gestire l’impatto del cambiamento climatico, dimostra la serietà con cui viene affrontata questa minaccia, insieme agli altri rischi associati ai fattori ESG.”