Fino a non tanto tempo fa, molti di noi credevano che l’edge computing sarebbe divenuto un fenomeno di massa. Ma, nonostante tutte le numerose implementazioni e applicazioni, questo trend non ha tenuto fede alle aspettative. Negli ultimi anni, l’edge computing ha dovuto affrontare una serie di sfide che ne hanno rallentato la crescita e l’adozione su larga scala. In primo luogo, la pandemia globale di coronavirus che ha bloccato diverse innovazioni e progetti legati a questa tecnologia. Le aziende, infatti, si sono trovate costrette a rivedere le proprie priorità e a concentrare le risorse su aspetti più urgenti per far fronte all’emergenza economica derivante dalle implicazioni politiche del Covid. L’attenzione mediatica e l’entusiasmo generale si sono, poi, spostati verso l’intelligenza artificiale, che ha catalizzato l’interesse di organizzazioni e investitori. Questo clamore ha finito per offuscare quasi tutto il resto, mettendo in secondo piano l’edge computing e le sue potenzialità.
Infine, lo scenario in cui si è sviluppato il 5G – e in cui si sta già parlando del 6G – ha fatto credere che queste tecnologie di connettività avanzata potessero arrestare la crescita dell’edge.
Tutto in corso d’opera
A dispetto di questi eventi, negli ultimi mesi abbiamo assistito a un notevole aumento dell’interesse per le soluzioni edge da parte di clienti in tutto il mondo. Questo dato è stato confermato anche da PwC, che ha previsto anzitempo una crescita del mercato dei data center edge a 13,5 miliardi di dollari entro il 2024, rispetto ai 4 miliardi di dollari del 2017. In prospettiva futura, MarketsandMarkets prevede che entro il 2028 il mercato crescerà fino a raggiungere il valore di 29,6 miliardi di dollari.
L’edge computing non è un concetto nuovo: se ne parlava già negli anni ‘90. Tuttavia, negli ultimi tempi, questa tecnologia sta vivendo una rinascita, guidata non solo dall’intelligenza artificiale, ma anche da altri fattori chiave. Uno di questi è l’impennata del traffico di dati generato dai dispositivi Internet of Things (IoT). La crescente adozione di sensori, attuatori e dispositivi connessi in vari settori, dall’industria alla domotica, sta infatti determinando un incremento significativo della domanda di soluzioni edge. Secondo le stime di IDC, entro il 2025 ci saranno ben 41,6 miliardi di dispositivi IoT in tutto il mondo in grado di generare un impressionante volume di dati pari a 79,4 zettabyte.
L’edge è particolarmente indicato per supportare applicazioni IoT dato che la velocità con cui i dati devono essere raccolti, spesso in tempo reale, fa sì che vengano elaborati in modo più efficiente quando la potenza di calcolo è vicina all’oggetto o alla persona che li genera. Ad esempio, settori come l’automotive, l’healthcare e il manifatturiero dispongono di diversi endpoint e il tradizionale modello di trasmissione dei dati dalla fonte a un data center centralizzato sta diventando sempre meno praticabile a causa della latenza e dei costi associati. L’integrazione delle tecnologie IoT, AI e smart city sta generando un’esplosione di dati, in particolare immagini e video ad alta risoluzione, grazie alla connessione di milioni di sensori destinati a creare ambienti intelligenti.
Sfruttare i vantaggi dell’edge computing
I benefici dell’edge computing sono molteplici e ben documentati: maggiori sicurezza, scalabilità, controllo sui dati, resilienza e bassa latenza. Queste caratteristiche lo rendono una soluzione ideale per una vasta gamma di contesti, anche in ambienti difficili e remoti.
Grazie alla standardizzazione dei progetti e alla compatibilità, le soluzioni edge possono essere implementate rapidamente, beneficiando di economie di scala. I data center edge permettono ai service provider e ai fornitori di colocation di rispondere prontamente alla domanda, colmando le lacune di copertura nei mercati più piccoli o meno serviti.
Per gli utenti finali, l’edge computing pone maggiore enfasi sull’architettura IT e sul modo in cui può essere utilizzata dal cliente. Per alcune organizzazioni è in grado di sbloccare innovazione, nuovi servizi e flussi di entrate, aiutandole a ottenere un vantaggio competitivo.
È più green?
Non c’è dubbio che la sfida principale sia rappresentata dalla disponibilità energetica. Per affrontare questa criticità, collaboriamo attivamente con numerosi clienti su progetti mirati a riprogettare o ottimizzare le infrastrutture al fine di soddisfare la crescente domanda di energia in modo più sostenibile ed efficiente. I data center edge possono contribuire a raggiungere ottimi risultati nell’affrontare questa sfida, grazie alla loro impronta energetica ridotta rispetto alle strutture hyperscale e alla maggiore efficienza operativa. Situati più vicino agli utenti finali, richiedono meno energia per il raffreddamento e la trasmissione dei dati su lunghe distanze. Inoltre, l’ottimizzazione delle risorse e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia consentono loro di operare in modo più efficiente, riducendone ulteriormente l’impatto ambientale.
Sebbene in alcuni casi il requisito di prossimità a zone densamente popolate rappresenti una grande sfida poiché amplifica la richiesta di risorse, questa situazione offre anche la possibilità di ricorrere a opzioni alternative e promuovere la sostenibilità attraverso iniziative a beneficio delle comunità locali, come il recupero e riutilizzo del calore generato dai data center. Non bisogna sottovalutare, inoltre, l’opzione delle microgrid come strumento per integrare sia la sostenibilità che la resilienza delle forniture di energia. In questo modo, le organizzazioni sono in grado di far funzionare più rapidamente il proprio sito senza doversi preoccupare della connessione alla rete. Di conseguenza, il settore si riposiziona come un protagonista in grado di mitigare le sfide energetiche più ampie, contribuendo all’ammodernamento dell’infrastruttura elettrica esistente e restituendo l’energia laddove possibile.
In prospettiva futura, è chiaro che le soluzioni edge si propongono di offrire benefici a molteplici settori. Questa tendenza coincide con l’esigenza di liberare risorse nel settore dei data center, ormai prossimo alla saturazione, e di contribuire ad alleggerire il carico su quelli centralizzati, creando spazio per i requisiti ad alta densità dell’AI.
A cura di Chris Coward, Director of Project Management di BCS