Secondo IDC, nel 2020 un’organizzazione su quattro non era stata in grado di raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. La priorità viene infatti rivolta alla risoluzione delle esigenze più immediate, rispetto ad obiettivi di lungo periodo. Spesso inoltre, la sostenibilità non riguarda le aree mission-critical ma ambiti aziendali meno “importanti”. Non è un caso quindi che i responsabili dei data center aziendali, al contrario di quanto avviene per i grandi operatori, siano maggiormente interessati a garantire la resilienza dei loro sistemi piuttosto che ridurre i costi energetici. Si punta infatti a migliorare le performance dei data center anche a costo dell’aumento delle bollette.
Se però si analizza più da lontano il contesto nel quale oggi le organizzazioni operano, si nota che negli ultimi anni la sostenibilità sia diventata un nuovo standard di investimento: la capacità di attrarre e trattenere investitori, clienti/partner e migliori talenti oggi dipende molto anche dalla capacità di mostrare un reale progresso sugli obiettivi green.
Se quindi la sostenibilità sia di fatto molto più importante di quello che si poteva credere, partire con un progetto green ad ampio raggio non è affatto semplice soprattutto per la mancanza di competenze interne.
Per questo vengono in auto gli hyperscaler, già improntati in ottica sostenibile e dotati delle skill più avanzate presenti sul mercato. Non sorprende pertanto come molte aziende si rivolgano proprio ai fornitori di colocation e di servizi cloud per abilitare strategie più green: l’efficienza energetica risultata infatti seconda solo all’affidabilità ed è valutata alla pari rispetto al costo del servizio tra i fattori critici di scelta di un operatore.
“Gli operatori dei grandi data center hanno l’interessa a utilizzare meno energia. Qualsiasi riduzione dei costi operativi ne migliora la redditività. Molti hanno fatto investimenti significativi per poter usare fonti di energia rinnovabile come l’energia solare ed eolica. Molti stanno ottimizzando i propri ambienti data center con l’aiuto dell’AI e del machine learning. Il passaggio al monitoraggio remoto e alla manutenzione predittiva e proattiva può infatti svelare nuove opportunità per migliorare la resilienza e ottenere maggiori risparmi sui costi” ha spiegato Jennifer Cooke, Research Director per il team Cloud to Edge Datacenter Trends and Strategies di IDC.
Per gli Hyperscaler anche apportare piccoli aggiustamenti alle temperature ambientali e agire in modo più predittivo consente di risparmiare denaro sulla bolletta. E tutto questo vale anche per il tipico operatore di data center aziendale anche se è ancora qualcosa di difficile da attuare ed è percepito come rischioso. Lo stesso avviene, ad esempio, con tecnologie come il raffreddamento a liquido (liquid cooling): anche se queste tecnologie promettono di migliorare l’uso dell’energia molte organizzazioni non hanno la capacità di gestirne il rischio o non sono motivate ad apportare modifiche. Per questo motivo, i provider di servizi e i fornitori di colocation insieme agli esperti di data center, occupano la posizione ideale per guidare un percorso di cambiamento significativo, cogliendo in modo diretto i vantaggi sulla redditività portati dal migliorare l’efficienza operativa e la sostenibilità.
Al fine di facilitare un approccio sempre più green da parte delle imprese, Schneider Electric ha introdotto il Climate Change Advisory Service un servizio di consulenza sul cambiamento climatico che bilancia la visione strategica e la creazione di una “road map” con l’implementazione di azioni tangibili e tecnologie.
Questo approccio completamente integrato investe diverse aree: la gestione dell’energia, l’efficienza nell’uso delle risorse, l’acquisto di energia rinnovabile, la compensazione delle emissioni di anidride carbonica, la decarbonizzazione della catena del valore, la raccolta e la condivisione pubblica dei dati, abilitata dall’intelligenza artificiale.