La digitalizzazione spinta degli ultimi anni ha fatto aumentare a dismisura le richieste di elaborazione dei dati. Secondo recenti statistiche [1], la quantità di dati passerà dai 44 zettabyte (ZB) del 2020 ai 180 entro il 2025, Per gestire un tale carico di dati sono necessari data center più grandi. Un’alternativa molto valida potrebbe essere quella della scelta di un data center in colocation.
La colocation
Le aziende che utilizzano servizi di colocation dei server si avvalgono della fornitura e dell’hosting di server di proprietà dell’azienda ma in una struttura esterna di servizi gestiti. Invece di ospitare l’infrastruttura in loco, le aziende affittano uno spazio per i rack in un centro dati in colocation. In questo scenario, le aziende in genere acquistano le proprie apparecchiature IT, tra cui server, storage e firewall, e pagano al fornitore di colocation lo spazio, il raffreddamento, l’alimentazione, la larghezza di banda e la sicurezza fisica. Inoltre, in colocation, il cliente è responsabile dell’impostazione della configurazione del proprio server mantenendo la proprietà di hardware e software.
In sostanza, i servizi di colocation dei data center combinano i vantaggi di un cloud pubblico con il controllo dell’IT. Allo stesso tempo, i costi di noleggio sostituiscono gli investimenti relativi ai costi operativi continui, tipici di un data center di proprietà.
La colocation offre così un’alternativa flessibile che consente alle aziende di scalare le proprie infrastrutture in base alle esigenze. Secondo uno studio[2] di Vanson Bourne, il 79% delle grandi imprese afferma che le loro strategie digitali vedono un aumento di servizi di colocation di terze parti. Inoltre, secondo un sondaggio di CoreSite[3] pubblicato a luglio 2022, più di tre quarti dei dirigenti IT hanno dichiarato che stanno spostando la business intelligence, l’analisi dei dati e i data warehouse dalle piattaforme cloud pubbliche ai data center in colocation. Più della metà dei manager IT ha citato la stabilità, la ridondanza e i tempi rapidi di attivazione come i motivi principali per passare in colocation.
Per le aziende con un parco informatico di grandi dimensioni, la combinazione di un proprio data center e di una colocation si rivela spesso ideale. D’altro canto, i processi aziendali mission-critical e che richiedono un monitoraggio e un controllo migliori è meglio lasciarli all’interno dell’azienda. I CTO non dovrebbero quindi considerare la colocation come un’alternativa, ma come un’aggiunta per integrare le proprie risorse.
Passaggio a un data center in colocation
Quando si sposta l’hardware in un data center di colocation, la pianificazione dettagliata riveste un ruolo fondamentale. Il primo step prevede la redazione di un piano delle varie fasi del trasloco. In questo contesto viene documentato l’hardware da spostare e quindi vengono aggiornati gli elenchi degli asset e controllati i contratti di licenza e manutenzione.
L’inventario costituisce la base per un ulteriore perfezionamento del piano di gestione delle fasi. Il piano di trasferimento finale tiene quindi conto delle condizioni di partenza generali e le collega alle varie fasi necessarie: smontaggio, trasporto e re-installazione. Per garantire un processo il più efficiente possibile, i responsabili creano dei gruppi di lavoro.
A seconda delle dimensioni del panorama IT, si pone la questione se il trasferimento debba essere affrontato in un’unica soluzione, il cosiddetto big bang, o se sia più sensata una variante con diverse fasi di spostamento.
La storia del datacenter influisce sul trasferimento
Nell’ambito dell’inventario dell‘hardware, è abbastanza semplice capire se le apparecchiature sono già vecchie e forse non più sufficientemente potenti o addirittura fuori tempo limite per supportare nuovi sviluppi tecnologici. Occorre quindi decidere se sia più sensato effettuare un cosiddetto lift & shift o un tech refresh.
Lift & shift significa smontare l’hardware, ad esempio un rack completo, e montarlo nella nuova sede. Un’altra opzione potrebbe essere quella di combinare il trasferimento del data center con un aggiornamento tecnologico. In generale, è fondamentale capire se sia necessario dell’hardware nuovo, così che l’infrastruttura IT funzioni in modo efficiente dopo lo start up.
Lift & Shift e Tech-Refresh
Durante un lift & shift, accade che gli esperti spengano per la prima volta in assoluto sistemi che sono in funzione in modo permanente da anni. Questo è un passaggio delicato perché non si può essere certi che i sistemi, una volta spenti, possano essere rimessi in funzione. Se si sta facendo un tech refresh, cioè un passaggio a un nuovo panorama IT, il rischio è più basso. In questo caso, i rack con il nuovo hardware, compreso un nuovo cablaggio completo, sono già pronti; è quindi sufficiente spegnere il vecchio hardware e mettere in funzione il nuovo hardware. In caso di errori, è possibile ripiegare, semplicemente tornando indietro.
I giorni di trasloco
Tutto deve filare liscio. Gli addetti devono essere presenti per spegnere i sistemi, smontare le apparecchiature nel data center vecchio e trasportarle al centro di colocation. Può sembrare banale, ma questa fase richiede la massima coordinazione: nei giorni di trasloco i collaboratori coinvolti devono sapere esattamente cosa devono fare a quando. Un piano di trasferimento dettagliato che regoli la cooperazione dei diversi team aiuta a garantire il rispetto del programma e a concludere le operazioni con successo.
Conclusione
La percentuale di aziende che utilizzano i data center in colocation è in costante aumento. La combinazione dell’IT on-premises e in colocation è spesso la soluzione ideale per le aziende con un ampio parco IT. Quando si trasferisce l’infrastruttura IT, l’obiettivo è rimettere tutto in funzione nel modo più rapido e affidabile possibile. Per gestire con successo il passaggio è necessario prendere decisioni importanti in anticipo e si dovrebbe procedere a una pianificazione preventiva e dettagliata.
Autore: Luis Brücher, Product Manager per la Colocation di Rosenberger OSI
[1] https://www.statista.com/statistics/871513/worldwide-data-created/
[2] https://www.qtsdatacenters.com/resources/articles/vanson-bourne-survey-results
[3] https://www.coresite.com/2022-state-of-the-data-center-report