The European House – Ambrosetti e Microsoft Italia hanno annunciato “L’Impatto del Cloud Computing sul sistema-Paese e sul modo di fare impresa in Italia”, una ricerca qualitativa realizzata con l’obiettivo di scattare una fotografia sul livello di diffusione delle tecnologie cloud in Italia, evidenziandone l’impatto economico, i benefici e gli ostacoli da parte delle aziende pubbliche e private del nostro Paese.
La diffusione del cloud computing in Italia e grado di maturità
- Se da un lato, sembra crescere in Italia l’adozione del cloud computing con un tasso del 22,5% a livello nazionale, il campione della ricerca si dimostra particolarmente virtuoso con l’81,3% delle aziende intervistate che afferma di utilizzarlo. Dallo studio emerge che è ridotta la percentuale di organizzazioni che hanno raggiunto un livello “avanzato” di adozione: soltanto il 31,9% del campione considera infatti il cloud come risorsa strategica, abilitante della trasformazione digitale, mentre il 49,4% utilizza servizi cloud accessori adottati per lo più in modo tattico, per rispondere a necessità contingenti e non inseriti in un approccio strategico o facenti parte di progetti di digitalizzazione di più ampio respiro.
- Il 18,7% di aziende del campione dichiara di non far ricorso a soluzioni di cloud computing.
- La forbice cresce se invece consideriamo solo le grandi aziende (47,6% del campione): in questo caso solo il 6% dichiara di non fare alcun uso del cloud computing, mentre il 94% che lo utilizza è ripartito equamente tra chi lo ha adottato in modo tattico per servizi accessori e chi lo ha inserito in un disegno strategico.
- Situazione differente per le PMI, il cui 30,4% dichiara di non aver adottato alcun tipo di soluzione cloud e solo il 17,4% considera il cloud computing una risorsa strategica per la propria crescita.
Si sceglie il cloud per reagire rapidamente al cambiamento
- Nel complesso, è molto alto il livello di soddisfazione da parte delle aziende nei confronti delle soluzioni cloud computing, dei benefici attesi e dei risultati ottenuti (97,1% vs. 2,9% di insoddisfatti);
- Il principale beneficio riscontrato, dichiarato dal 20,8% di chi le ha implementate, è la capacità di reagire rapidamente al cambiamento. Dato che assume ancora più valore se pensiamo all’emergenza sanitaria ancora in corso e come questa situazione abbia spinto molte aziende a adottare in tempi molto rapidi forme di lavoro da remoto, impensabili senza un’infrastruttura adeguata. A domanda specifica, infatti, l’83% del campione ha indicato il cloud quale principale abilitatore dello smart working e in generale della continuità aziendale, tanto che sempre l’83% dei rispondenti afferma di aver intenzione di aumentare l’adozione di questo genere di soluzioni.
- Seguono una migliore gestione dei picchi di lavoro (16,5%), un maggiore controllo dei costi (16%) e un incremento della sicurezza informatica (15,9%).
- Il miglioramento del livello di sicurezza informatica sale in terza posizione nella classifica dei benefici generati dal cloud se consideriamo solo le Piccole e Medie Imprese (15,4%), seguito da un maggiore controllo dei costi, dichiarato dal 13,8% degli intervistati.
Si temono costi di migrazione, gestione dei dati e competenze
- Gli alti costi di transizione verso il cloud risultano il primo ostacolo all’implementazione di questa tecnologia per il 32,1% delle aziende che lo hanno adottato, percentuale che sale al 42,9% se consideriamo le sole PMI. Nello specifico i rispondenti segnalano che spesso, pur non essendo necessario fare un investimento iniziale, i costi derivano dalle spese di consulenza IT e di adeguamento, ridisegno e transizione dei processi sul cloud.
- Seguono le preoccupazioni sulla gestione dei dati anche in ottica privacy (25,1%) e quelle legate alla preparazione del personale, fattore rilevato nel 20,2% degli intervistati.
- Trova conferma il nodo delle competenze: il 60% delle aziende che hanno implementato il cloud computing considerava le proprie risorse non sufficientemente preparate nel periodo pre-adozione (vs. 62,1% delle PMI). Proprio per questa ragione il 44,4% ha investito nella formazione del personale IT e il 23,8% ha esteso le attività di training a tutte le figure professionali dell’azienda.
- Le preoccupazioni per un non adeguato livello di prontezza della propria azienda e delle sue risorse risultano invece al primo posto tra gli ostacoli per quelle aziende che ancora non hanno intrapreso la migrazione (21%).
L’impatto economico del cloud computing in Italia
Lo studio ha evidenziato inoltre come il cloud possa produrre impatti positivi in grado di rilanciare la performance economica e lo sviluppo sociale del nostro Paese, rimuovendo i principali freni che ostacolano la crescita, l’attrattività e la competitività.
L’Italia infatti, all’interno del quadro complessivo caratterizzato dal rallentamento generalizzato nella crescita della produttività sperimentato dalle economie avanzate, vede la propria produttività stagnante da oltre un ventennio, con le inevitabili e ben note ricadute in termini di crescita del PIL, oggi ancor più preoccupanti alla luce della crisi legata all’emergenza Covid-19.
Il cloud e i servizi a esso associati sono infatti in grado di agire su ambiti chiave come la Pubblica Amministrazione e le Piccole e Medie Imprese che presentano oggi le principali vulnerabilità della nostra economia, che ostacolano la crescita della ricchezza pro-capite e che mantengono l’Italia in posizione arretrata rispetto ai competitor.
Lo studio ha calcolato per esempio che a fronte di un’operazione di modernizzazione e ottimizzazione dei Data Center della Pubblica Amministrazione abilitato dall’adozione di soluzioni di cloud computing, è possibile generare un risparmio fino a 1,2 miliardi di euro all’anno.
Se invece le PMI italiane raggiungessero il livello di adozione del cloud del Regno Unito – il Paese più avanzato da questo punto di vista in Europa – crescerebbero in media dello 0,22% anno su anno, vs. una crescita dello 0,4% registrata nel periodo 2000-2019, generando una crescita del PIL di 20 miliardi di euro da qui al 2025.
Tre proposte concrete
La ricerca è stata inoltre l’occasione per Microsoft Italia e The European House – Ambrosetti per individuare 3 aree di intervento in tre ambiti chiave e offrire delle linee guida da seguire per massimizzare i benefici delle nuove tecnologie cloud-based in ottica di competitività e di rilancio del Paese e dei suoi attori pubblici e privati.
- Pubblica Amministrazione
Semplificare la Pubblica Amministrazione italiana e aumentare la sua efficacia nell’erogazione di servizi a cittadini e imprese sfruttando la leva della trasformazione digitale e le opportunità offerte da questa tecnologia. In particolare, definire un Piano di Migrazione della Pubblica Amministrazione sul cloud di orizzonte triennale, accelerando il consolidamento delle infrastrutture IT esistenti anche in modalità ibrida e facendo leva sulle piattaforme di mercato offerte da tutti i cloud service providers certificati da AGID.
La residenza dei dati in Italia e regole appropriate di governance, trasparenza, privacy, sicurezza e interoperabilità saranno in grado di garantire la sovranità digitale.
- PMI
Incentivare l’adozione di soluzioni di cloud da parte delle Piccole e Medie imprese italiane con particolare attenzione per le funzioni strategiche e i servizi ad elevato valore aggiunto. In particolare, promuovere la transizione verso il cloud come elemento di riferimento nelle scelte delle PMI che vogliono accedere alle risorse del recente decreto attuativo Piano Transizione 4.0, volto a incentivare e supportare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il Made in Italy.
- Competenze digitali
Sviluppare le competenze digitali della popolazione italiana, con particolare attenzione alle skills necessarie per la Data Economy e l’Intelligenza Artificiale. In particolare, creare un Piano integrato per lo sviluppo delle competenze digitali a 360°, che benefici del supporto degli attori privati dell’innovazione e che si rivolga a studenti, lavoratori e cittadini, attraverso la costruzione di programmi ad hoc per le scuole, il potenziamento del ruolo degli ITS, l’incremento del numero di laureati STEM, l’incentivazione di iniziative per l’aggiornamento e la riqualificazione delle competenze da parte delle PMI e di pratiche di Lifelong Learning da parte dei lavoratori.
Come sottolineato a margine del rapporto da Silvia Candiani, Amministratore Delegato Microsoft Italia: «Oggi più che mai, dopo che questa emergenza ha reso le nuove tecnologie e i servizi innovativi per clienti e cittadini imperativi di sopravvivenza, è il momento giusto per investire nel digitale: la convergenza tra grandi quantità di dati, capacità di analisi e soluzioni disponibili è giunta a un tale livello di avanzamento per cui chi riesce a utilizzarla al meglio può crescere esponenzialmente e ottenere benefici significativi. Siamo infatti entrati in una nuova economia, la cosiddetta Data Economy, dove ogni organizzazione pubblica o privata può far leva sulla grande mole di informazioni che possiede per creare nuovi modelli di business o nuovi prodotti e soluzioni che, con la tecnologia, possono contribuire alla crescita, assicurandosi che i principi di privacy, sicurezza, trasparenza e interoperabilità siano garantiti. Questi trend sono confermati dallo studio realizzato insieme a The European House – Ambrosetti. Con questo lavoro, però, abbiamo voluto andare oltre ed elaborare delle proposte concrete che vanno nella direzione di definire una politica cloud first in grado di ottimizzare risorse, accelerare l’innovazione e la produttività nel settore pubblico e privato, attraverso lo sviluppo di soluzioni per supportare la crescita delle PMI e la creazione di un piano di competenze digitali ed ecosistemi innovativi per il futuro del Paese. Per far crescere l’Italia serve l’impegno di tutti, un impegno che vede nella collaborazione pubblico-privato una leva fondamentale per far cogliere all’Italia l’opportunità del digitale e perseguire la crescita equa e sostenibile che ci meritiamo».
Dal canto suo, Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, ha aggiunto: «Viviamo una fase storica senza precedenti per livello di complessità e per portata degli impatti del cambiamento sul tessuto economico e sociale del Paese. Il 2020 è stato infatti segnato dalla crisi innescata dall’emergenza Coronavirus. Mai, dal secondo dopoguerra, il nostro Paese e l’Europa si erano trovate così minacciate nel proprio profondo. Questa fase di incertezza – che ha sin qui colpito l’intero globo e altre economie europee in modo anche più severo – è però particolarmente critica per il nostro Paese, si innesta infatti su un Sistema-Italia che da oltre un decennio fatica a trovare la strada della crescita, e che solo recentemente sembrava tornare ad un livello di performance allineato al periodo pre-2008. Questa crisi chiama quindi all’impegno di tutte le forze economiche, sociali e politiche del Paese per identificare una nuova strada virtuosa, che riporti il Paese ad una crescita sostenibile nel lungo periodo. Le risorse messe a disposizione dall’UE hanno pochi precedenti, Recovery Fund e bilancio pluriennale insieme mettono a disposizione degli Stati Membri oltre 1.800 miliardi di euro. Ma occorre individuare strategie efficaci su cui convogliare lo sforzo, che pongano al centro gli investimenti e correggano gli squilibri di lungo periodo dell’economia italiana. In questo senso, tra le più importanti frecce a disposizione del Sistema-Italia, vi è sicuramente il cloud. Questa tecnologia infatti, se adottata a livello sistemico, permetterebbe di incidere positivamente su quelle dimensioni che hanno maggiormente frenato la crescita e il benessere del Paese nei decenni passati. Innanzitutto, il basso livello di produttività associato, per via diretta e indiretta, ad una Pubblica Amministrazione poco efficiente ed inefficace nel sostenere cittadini e sistema produttivo».
Infine, per Corrado Passera, Fondatore e CEO illimity, che ha contribuito all’elaborazione dello studio in qualità di Advisor Scientifico: «L’Italia e l’Europa tutta hanno bisogno di una nuova fase di crescita sostenuta e sostenibile. L’innovazione e le nuove tecnologie sono le leve fondamentali per ottenere tale cambio di trend. La performance di molte imprese italiane dimostra che possiamo rilanciare la nostra economia anche in tempi brevi. Dobbiamo però agire con forza per aumentare drasticamente la produttività del settore pubblico e delle imprese di minori dimensioni – in entrambi questi mondi esistono eccezioni notevoli – che abbassano gravemente la produttività complessiva. Il cloud computing ci offre l’opportunità di accelerare l’ammodernamento del Paese. A patto, naturalmente, di investire in maniera decisa sulle competenze digitali che ancora mancano e che devono diventare patrimonio di tutti».