La tecnologia 5G è ormai pronta a mostrare i suoi effetti reali sul mercato, che non sono solamente tecnologici, ma impattano fortemente sul mondo economico e politico, a livello nazionale e internazionale. La possibilità di una connettività pressoché illimitata e soprattutto automatizzata, con apparati che parlano tra loro senza nessun intervento (e controllo) umano, apre una serie di scenari che vanno ben oltre la semplice disponibilità di una nuova tecnologia.
I fornitori di servizi di telecomunicazioni si trovano a ricoprire un ruolo particolarmente critico, perché dai loro sistemi e apparati transitano dati che possono avere rilevanza assoluta: pensiamo ai sistemi di gestione delle smart city, al controllo remoto di infrastrutture critiche, ai sistemi sanitari sempre più automatizzati…
Nella corsa al nuovo standard, è necessario un bilanciamento tra le esigenze di sicurezza e lo sviluppo delle reti e degli operatori, distinguendo gli aspetti geopolitici da quelli meramente tecnici. Per questo motivo, ogni Paese ha studiato e messo in campo iniziative atte a garantire la sicurezza, senza frenare il necessario sviluppo del proprio sistema.
La più rilevante prende il nome di Golden Power, e concede la possibilità al Governo di uno Stato sovrano di prendere il controllo di un’azienda, anche privata, considerata di importanza strategica nazionale, quando questa non sia in grado di garantire livelli di sicurezza e governance adeguati. È il caso delle Telco soprattutto, ma anche dei grandi produttori di energia, per cui eventuali carenze a livello di controllo e protezione potrebbero avere ripercussioni a livello di sistema Paese.
Recentemente, Assotelecomunicazioni Asstel, l’associazione che raccoglie il mondo delle Telco, ha sottolineato come le imprese abbiano già “sistemi di sicurezza e funzioni di ricerca e sviluppo in questo campo, le cui competenze possono fornire un utile contributo alla realizzazione del sistema di protezione nazionale cibernetica oggetto del provvedimento in esame”.
L’avvento del 5G, moltiplicando esponenzialmente il numero di dispositivi abilitati alla comunicazione, e quindi di interazioni con scambio di dati, nella stragrande parte dei casi tra macchine, ha complicato ulteriormente le cose per le Telco. L’enorme volume di dati scambiati fa decadere all’istante ogni possibile sistema di controllo non automatizzato, quando invece la richiesta del Governo è di una governance precisa e puntuale, con una tracciabilità estesa e immediata delle transazioni in corso. Su questa si gioca la compliance, intesa nel suo senso più esteso.
Per le Telco, si tratta di un rebus di difficile soluzione. Da un lato sono chiamate a offrire servizi sempre più avanzati, performanti e personalizzati. Dall’altro devono definire e implementare sistemi di controllo che siano in grado di mantenere traccia di quanto succede sui loro apparati, peraltro spesso e volentieri prodotti da aziende extra—UE, e quindi portatori di una criticità ancora maggiore agli occhi dei regolatori nazionali.
La soluzione può essere solamente una: l’implementazione di un sistema di gestione centralizzato della sicurezza, che sulla base di un controllo capillare dei privilegi di accesso, possa tenere traccia in modo puntuale di ogni tipo di interazione: tra quali attori avviene, quali dati riguarda, come viene operata, etc..
Un sistema del genere, basato su un layer di sicurezza aggiuntivo, che va a toccare tutti i sistemi e le applicazioni del Telco provider, non protegge solamente l’integrità puntuale di dati e transazioni, ma pone le basi per qualsiasi forma di auditing sia necessaria, in tempo reale o a posteriori. E la capacità di tenere traccia di accessi e transazioni, con un sistema di tracking esteso, è alla base della richiesta di compliance a cui i fornitori di servizi strategici devono sottostare, proprio nell’ottica di rappresentare una componente imprescindibile del sistema nazionale.
Possiamo dire che l’avvento del 5G sposta in modo significativo il livello della competizione in ambito Telco. La posta in gioco non è più solo il garantirsi una fetta di business prevalendo su concorrenti comunque sempre più agguerriti e all’avanguardia, ma è anche il raggiungere una compliance rispetto non a best practice o standard di mercato, ma a prescrizioni normative esplicite e stringenti. Una mancata osservazione di questa conformità potrebbe addirittura portare alla perdita della governance aziendale a favore del Governo nazionale, un rischio che nessun player può permettersi di correre.
Oggi più che mai, con la rivoluzione 5G ormai avviata, cybersecurity e compliance vanno di pari passo e assumono un ruolo critico, per le singole aziende ma anche per un sistema economico nazionale nel suo complesso.
Di Paolo Lossa, country sales manager di CyberArk