Da un anno a questa parte ci troviamo a fare i conti con le conseguenze, anche tecnologiche, della pandemia di coronavirus che ha colpito l’intero pianeta, portando a un’accelerazione improvvisa ed inaspettata del processo di digitalizzazione anche in quei Paesi, come l’Italia, che sono sempre stati un fanalino di coda. Le nuove esigenze, come il lavoro da remoto e la didattica a distanza, hanno fatto ‘volare’ il cloud, che ha visto un’impennata importante anche nell’ambito dei gestionali. Passepartout, software house leader di San Marino specializzata nel gestionale, ha iniziato a studiare la sua offerta cloud già dal 2008 e ora la proposta continua ad evolversi all’insegna della massima sicurezza e affidabilità.
Abbiamo parlato di questo con Giusva Fiumana, Direttore Sistemi di Passepartout, che ci ha spiegato meglio qual è il concetto di cloud, quali requisiti deve avere la ‘nuvola’ e come sta evolvendo il panorama dei gestionali in cloud.
“Nell’ultimo anno le aziende si sono dovute dotare di strumenti idonei per poter lavorare da casa come in ufficio: quindi c’è stata la necessità di utilizzare i software gestionali in modalità as-a-service e di utilizzare anche gli applicativi come la suite Office per poter accedere anche da remoto alla documentazione che stava sul desk in ufficio. Una spinta ulteriore al cloud è arrivata anche dalla didattica, dove hanno prevalso videoconferenze e meeting online.
Ma il cloud non è solo quello comunemente inteso perché ci si può riferire da un lato a chi utilizza una certa soluzione e dall’altra a chi costruisce la soluzione, come fa ad esempio Passepartout”.
Approfondiamo meglio il discorso…
”La pandemia ha messo a dura prova sia i servizi che l’infrastruttura fisica su cui questi servizi si reggono. La struttura fisica è messa a disposizione da un provider di cloud (clouder) e su di essa, tramite appositi strumenti messi a disposizione dal clouder, viene costruita una infrastruttura virtuale per realizzare le soluzioni che consentono all’utilizzatore finale di sfruttare i vantaggi del cloud come li conosciamo tutti. Questi servizi virtuali, che vanno oltre al software erogato in modalità as-a-service (SaaS), devono soddisfare tre semplici requisiti: disponibilità, integrità e riservatezza.”
Perché Passepartout si è rivolta al cloud?
“Ricordiamo che Passepartout ha una sua Cyber Farm interna continuamente aggiornata e tecnologicamente avanzata, ma ci siamo resi conto che questa da sola non sarebbe stata sufficiente per rispondere alle nostre necessità di crescita e abbiamo deciso di affidarci anche ad un clouder esterno; nello specifico, la nostra scelta è ricaduta su AWS. La preferenza è stata determinata dalla disponibilità di risorse e dai tempi garantiti dal fornitore per fornirci quanto necessario a supportare la nostra crescita, ma soprattutto dalle politiche per il disaster recovery e la business continuity. AWS aveva infatti l’infrastruttura perfetta per supportare le nostre esigenze e su questa base abbiamo costruito i nostri servizi per erogare quello che comunemente sul mercato viene percepito come cloud: il Software-as-a-Service”.
Voi avete scelto come fornitore di cloud AWS ma non vi siete fermati lì…
“Passepartout ha scelto AWS perché lo ha reputato il miglior fornitore di cloud per il livello di servizi di cui aveva bisogno ma ha dovuto metterci anche del suo. L’infrastruttura che fornisce il clouder è fondamentale ma sopra abbiamo dovuto progettare soluzioni che garantissero i tre parametri citati prima e che permettessero di gestire i servizi in linea con gli obiettivi di Passepartout. In primo piano c’è la sicurezza. Passepartout garantisce la sicurezza dei servizi e quindi dei dati e per sicurezza intendo puntuali politiche di disaster recovery, business continuity che garantiscono al contempo che il dato sia integro, disponibile e riservato. Quindi il soddisfacimento di questi tre parametri deriva da un lato dal clouder ma anche dall’infrastruttura virtuale che Passepartout ha costruito su quella fisica per garantire le soluzioni e i servizi ai propri clienti. Così si avrà un applicativo che regala all’utilizzatore finale tutta una serie di vantaggi come la possibilità di essere aggiornato in maniera immediata,con manutenzione dei sistemi e gestione dei backup automatica. L’obiettivo di Passepartout è quello di dare una soluzione chiavi in mano”.
Qual è lo stato di diffusione del cloud in Italia tra le aziende che fanno gestionali?
“Il cloud è diventato un trend negli ultimi anni ma Passepartout è stato un pioniere iniziando ad occuparsi di cloud/SaaS già a partire dal 2008. In questo modo è oggi uno dei punti di riferimento nei gestionali in cloud, dove continua ad essere leader grazie alla sua esperienza consolidata e alla continua capacità di evolvere la sua proposta in relazione alle reali esigenze del mercato. Chiaro poi, come evidenzia il nostro fondatore e presidente Stefano Franceschini che Passepartout non vende cloud ma software gestionali. E questo è e rimarrà il nostro focus”.
Come si è evoluta l’offerta cloud/SaaS nel corso del tempo?
“Dal 2008 ad oggi la crescita è stata continua: siamo partiti con un prodotto SaaS per i commercialisti Passcom e nel 2012 abbiamo portato in cloud anche il nostro gestionale per le pmi Mexal. Nel 2016 è stato il turno di Welcome, il prodotto per gli alberghi e dello Smart Booking Manager attraverso il quale i clienti prenotano in hotel. Nel 2018 abbiamo introdotto il servizio di fatturazione elettronica tramite il portale PassHub e nel 2019 sono approdati sul cloud anche altri software gestionali come tutti i prodotti della linea Express, e nel 2020 Retail, Menù e Pass Delivery”.
Un’offerta quindi in continua evoluzione. Cosa avete in mente per il futuro?
“Per il futuro abbiamo in mente tante novità: Passepartout andrà sempre di più verso il servizio e siamo convinti che sia la direzione giusta in cui vanno tutti i grandi fornitori a livello mondiale, in tutti i settori. Quello per cui il cliente paga oggi è il servizio e credo che difficilmente si tornerà indietro”.
Come state investendo per crescere nel cloud?
“Bisogna sottolineare che l’evoluzione della nostra proposta tecnologica è stata affiancata anche dai numerosi investimenti che Passepartout ha portato avanti in termini di conoscenza e formazione dei propri dipendenti e collaboratori. Abbiamo investito tantissimo nelle certificazioni e in sicurezza.”
Proprio riguardo alla sicurezza: come la garantisce Passepartout?
“Passepartout sa che il rischio non potrà mai essere pari allo zero ma fa di tutto per mettere al sicuro al massimo livello possibile i sistemi dei suoi clienti ed i loro dati, conservandoli disponibili, integri e riservati.
Passepartout si appoggia su infrastruttura AWS che ha tutte le certificazioni possibili e immaginabili e noi stessi abbiamo investito molto nelle certificazioni. Passepartout è attualmente certificata PCI DSS per la parte di Smart Booking Manager per le transazioni con le carte di credito e siamo certificati ISO 27001 e ISECOM STAR.
Abbiamo specializzato parte del nostro team per certificare il loro livello di conoscenza con ISECOM per cui abbiamo degli specialisti il cui compito è quello di verificare il livello di sicurezza di tutti i nostri servizi e abbiamo infine investito molto anche nella formazione dei nostri sviluppatori di software affinché progettassero un software sicuro.
La sicurezza poi è garantita ulteriormente dal fatto che, non solo Passepartout lavora su un’infrastruttura sicura costruendoci sopra soluzioni sicure, ma anche dal fatto che risponde a requisiti di business continuity (con un tempo di indisponibilità del servizio pari a zero) e offre piani precisi di disaster recovery.
Lato cliente non scordiamoci poi di quanto sia importante usufruire di soluzioni che comprendano lo svolgimento automatico delle procedure di manutenzioni dei sistemi. Per la sicurezza pensiamo, ad esempio, agli aggiornamenti del sistema operativo che vengono effettuati in maniera automatica senza dover perdere tempo”.
Come sono cresciuti i clienti in ambito cloud/SaaS con un occhio particolare all’ultimo anno?
“Dal 2008 ad oggi Passepartout ha registrato una crescita importante nel numero dei clienti anche alla luce del continuo aggiornamento dell’offerta SaaS. Se guardiamo agli ultimi dati e all’influenza della pandemia, il cloud ha subito un’accelerazione molto forte: nel 2020 le nuove installazioni in cloud per Passepartout sono aumentate di 4 volte rispetto alle nuove istallazioni del 2019 e il numero di nuove installazioni che contiamo a marzo 2021 rispetto a marzo 2019 è di quasi due volte e mezzo superiore, e ricordiamoci che l’anno non è ancora finito. Una buona parte dei nostri clienti sta abbandonando le soluzioni on-permise in favore del cloud, ma ricordiamoci che non in tutti i casi il cloud è la soluzione ideale.
In generale ad oggi la percentuale dei nostri clienti che sceglie il cloud è di circa un quarto del totale”.
Per finire: gli obiettivi per il prossimo anno quali sono? Che traguardo vi siete proposti?
“I progetti in cantiere sono tantissimi e vanno tutti nell’ottica del servizio. A livello di numeri puntiamo, lato cloud, ad avere un incremento almeno pari a quello avuto lo scorso anno e siamo molto fiduciosi che riusciremo ad ottenerlo”.