Di Andrew Brinded, Vice President and Sales Chief Operating Officer, Nutanix
Nel 1991, il noto giornalista esperto in tecnologia Stewart Alsop fece una previsione notoriamente sbagliata: “L’ultimo mainframe verrà scollegato il 15 marzo del 1996”, scrisse. Ma, 23 anni più tardi, il mainframe è ancora vivo e vegeto, sfatando così il mito che l’IT sia un settore in cui tutto procede in modo estremamente rapido e in cui i cambiamenti rivoluzionari si verificano alla velocità della luce. I grandi cambiamenti solitamente si verificano in anni se non decenni, poiché, per quanto la Ricerca e Sviluppo in ambito tecnologico sia dinamica, il processo viene rallentato da una miriade di fattori come, tra gli altri, la complessità a livello tecnologico, i costi legati al cambiamento, il procurement e la sicurezza e talvolta l’inerzia del management.
Anche i piccoli cambiamenti possono richiedere tempo per essere assimilati: pensiamo a quanto tempo ci è voluto perché gli smartphone o i computer portatili diventassero d’uso comune. Nell’IT, come in altri settori, ci saranno sempre i cosiddetti “early adopters” ma ci sarà anche chi arriverà dopo.
In ambito IT, il cloud computing è il più grande cambiamento dai tempi del modello client/server ma, nonostante gli evidenti vantaggi e la crescente popolarità, il cloud è ben lontano dall’aver prevalso sul modo in cui le aziende distribuiscono le risorse IT. Gran parte delle aziende più consolidate continua a gestire on-premise applicazioni, dati e altre risorse e il trend va decisamente verso gli ambienti ibridi, in cui le aziende distribuiscono il carico tra un data center on-premise tradizionale, il cloud privato, il cloud pubblico, le strutture di co-location e il classico outsourcing. Secondo alcuni osservatori del mercato, la transizione verso l’enterprise cloud è stata completata solo per il 20%.
E’ dunque comprensibile che i CIO abbiano scelto di adottare un approccio razionale associando i carichi di lavoro al modello di deployment più adatto in base al livello di rischio, alla riservatezza dei dati, alla proprietà intellettuale, al livello di prestazioni richieste e altre questioni. Ma sono certo che l’attuale pandemia porterà verso una più ampia adozione del cloud.
Il passato insegna
Gli avvenimenti del passato forniscono alcuni spunti interessanti per il futuro. Dopo la seconda guerra mondiale, il settore manifatturiero inglese ha subito una contrazione ma la perdita è stata compensata dall’aumento di beni succedanei finanziari, commerciali, educativi, culturali, scientifici e tecnologici. Quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza legata al COVID-19, sarà difficile tornare subito a vivere come prima la città, le strade affollate, i mezzi di trasporto, gli uffici o gli stadi, tutti luoghi che mettono le persone una di fronte all’altra. Il telelavoro si diffonderà ancor di più e ciò rende il cloud ancora più interessante.
Le aziende dovranno ripensare procedure, processi, business continuity nonché i modelli di business che dovranno adattarsi a nuove situazioni. In ambito retail, ad esempio, gli acquirenti cercheranno nuove esperienze in alternativa alle vie dello shopping e ai negozi affollati. Ciò può significare marciapiedi più ampi, orari prolungati di apertura dei negozi, un numero limitato di perone in negozio e nuove modalità di pagamento senza l’utilizzo di contanti.
Mark Kleinman, Professor of Public Policy al Kings College di Londra ha scritto:
“Da un giorno all’altro, molti di quelli che erano considerati i vantaggi delle grandi città si sono trasformati in vulnerabilità. Ciò che prima era auspicato – affollamento, vicinanza, prossimità, accessibilità – tutto ciò che contribuisce a quello che gli economisti definiscono “benefici dell’agglomerazione” e che gli specialisti dell’urbanistica chiamano “vitalità e dinamismo”, ora è temuto”.
Non possiamo prevedere quanto saranno significativi questi cambiamenti né quanto dureranno ma certamente richiederanno una flessibilità organizzativa senza precedenti. Probabilmente se ne saranno già rese conto, ma le aziende dovranno essere più flessibili, più agili e con una maggiore capacità di adattamento, in modo che al prossimo evento eccezionale inatteso non ci siano più scuse. Vediamo aziende ancorate a sistemi legacy che non riescono a muoversi alla velocità necessaria per adattarsi a una nuova realtà di business virtuale. E ciò favorirà definitivamente il passaggio al cloud computing.
Perché passare al cloud, ora
Naturalmente, ci sono diversi modi per fornire flessibilità, ma il cloud è l’opzione ideale per diverse ragioni.
Centralizzazione. Il cloud offre un hub per la gestione dei contenuti in cui i documenti e gli audit vengono conservati per il processo degli ordini e la conformità normativa. Ad esempio, pensiamo a come Box o Dropbox stanno sostituendo processi come l’invio di allegati email o l’aggiunta di versioni di documenti alle condivisioni di file.
Collaborazione. Il cloud è l’ideale per riunioni in team o reti del valore. Qualsiasi app è intrinsecamente collaborativa. Ciò diventerà sempre più importante poiché le aziende svilupperanno ecosistemi di partner per co-creare e ideare prodotti e servizi che si distinguano dall’offerta della concorrenza e possano essere commercializzati ad un prezzo più alto.
Costi. La gestione dei costi è estremamente importante per gran parte delle aziende, data l’incertezza dei ricavi futuri. I servizi cloud solitamente si basano su un modello di abbonamento quindi il costo varia a seconda dell’utilizzo. Ciò è di grande valore e evita il così detto “shock da bolletta”.
Sicurezza. Le aziende devono garantire ai telelavoratori un’adeguata protezione così come le policy di sicurezza necessarie per difendersi dai criminali informatici. Sebbene la sicurezza sia sempre stata una preoccupazione o un ostacolo all’adozione del cloud pubblico, i servizi in cloud hanno il vantaggio di essere gestiti attraverso data center altamente qualificati e con più competenze in materia di sicurezza di quanto le imprese possano permettersi. Tuttavia, le aziende dovranno comunque formare il personale affinché possano riconoscere il phishing e altre truffe similari e garantire la disponibilità di strumenti come le VPN e le reti crittografate.
Scelta. È comprensibile che alcune aziende siano restie a vincolarsi ad un unico fornitore che potrebbe avere un controllo eccessivo sulle opzioni a disposizione dei clienti. Tuttavia, la forte concorrenza e la riduzione dei prezzi tra i principali fornitori fa in modo che le aziende che adotteranno un modello multi-cloud potranno contare sulla trasparenza che desiderano.
Testing. Molte aziende dovranno comunque avere la possibilità di testare processi nuovi e rivisitati durante e dopo la crisi. Le piattaforme cloud forniscono i banchi di prova adatti a tale scopo, senza incorrere in elevati costi e rischi.
Assunzioni. Quando l’economia si riprenderà, le assunzioni torneranno ad essere un importante argomento di discussione e le aziende che non utilizzano abitualmente il cloud saranno meno attraenti soprattutto per i candidati più giovani.
Come dicevo in precedenza, nell’IT nulla accade da un giorno all’altro, ma è bene cogliere le opportunità offerte dal cloud sia in termini di benefici nel breve periodo che per l’importanza strategica che avrà in futuro. Il cloud è già importante e lo sarà sempre di più.