Secondo l’ultima rilevazione di Bsa | The Software Alliance, è triplicato il prezzo pagato dalle imprese italiane sorprese a utilizzare software illegale: la somma dei costi sostenuti in ambito extra-giudiziale e di quelli per ripristinare prodotti originali è tre volte e mezzo il dato registrato nel 2009. Sebbene le segnalazioni siano calate rispetto al 2009 (-29%), il valore delle transazioni extra-giudiziali dei risarcimenti alle aziende produttrici di software è aumentato, circa 388 mila euro nel 2013, una cifra considerevole se paragonata al 2009 (+205%) e al trend registrato nell’intera regione Emea (+119%).
Al valore dei risarcimenti si aggiunge il prezzo pagato dalle imprese per acquistare prodotti originali in sostituzione di quelli installati illegalmente. In Italia, nel 2013, l’importo totale è di 186 mila euro circa, quasi sei volte il valore raggiunto nel 2009. Mentre il costo complessivo pagato dalle imprese della regione Emea, nel quinquennio, è di 4 milioni e 256 mila euro circa.
Il numero delle segnalazioni a Bsa sull’utilizzo di software illegale è in calo in Italia (-29%), 90 nel 2013, quasi la metà nel 2012, e nell’area Emea (-85%). Secondo l’analisi condotta da Bsa, dal 2009 è aumentato il prezzo pagato dall’azienda per l’utilizzo di software illegale che, in Italia, può arrivare a 165 mila euro circa (+574%).
In Italia, nel quinquennio, il numero di aziende che hanno scelto la via extra giudiziale per regolarizzare l’impresa è quadruplicato.
“Nel nostro Paese, il valore complessivo dei risarcimenti è notevole – ha dichiarato Simonetta Moreschini, presidente di Bsa Italia – se consideriamo che tale denaro poteva essere investito in modo costruttivo rispettando la legge sul diritto d’autore soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale”.