I dirigenti del settore pubblico coinvolti in uno studio commissionato da Ricoh Europe, e condotto da Coleman Parkes Research, hanno messo in evidenza i requisiti che un CIO del settore pubblico dovrebbe possedere. Ai primi tre posti in ordine di importanza si trovano: background in ambito marketing, conoscenze tecnologiche ed expertise nei processi di business. Dalla ricerca, che ha coinvolto 735 dirigenti e IT decision maker di aziende operanti nei mercati verticali, emergono inoltre fiducia e ottimismo riguardo al ruolo del CIO: il 90% degli interpellati ritiene infatti che i responsabili dei sistemi informativi abbiano gli strumenti necessari per guidare la trasformazione digitale necessaria a migliorare i servizi ai cittadini.
“Il settore pubblico – afferma Carsten Bruhn, Executive Vice President di Ricoh Europe – esprime chiaramente quanto sia importante per il CIO riuscire a capire le esigenze di comunicazione dei cittadini. Gli obiettivi sono ormai chiari e l’Agenda Digitale punta a semplificare le interazioni dei cittadini e delle aziende con gli enti pubblici in tutta l’Europa e a rendere i servizi pubblici completamente elettronici. Obiettivo primario è fare in modo che il 50% dei cittadini europei possa usare servizi di eGovernment entro il 2015”.
Nonostante l’ottimismo espresso nella ricerca, essa mostra come oltre due terzi (68%) delle organizzazioni europee del settore pubblico non sia pronto per la trasformazione digitale. Infatti, la maggior parte dei dirigenti afferma che il CIO della propria azienda sia pronto per guidare il cambiamento in aree quali la gestione finanziaria, il coinvolgimento dei cittadini e la business intelligence, ma solo il 9% pensa che egli sia in grado di attuare tale cambiamento nell’ambito dei processi.
Inoltre, il 29% considera la capacità di gestire il change management come una caratteristica chiave del CIO, mentre la gestione del cambiamento è fondamentale per introdurre nuove modalità operative ed entrare nell’era digitale.
“I CIO si destreggiano tra le diverse attività necessarie a guidare la trasformazione digitale, ma ci sono alcune aree che non vengono considerate come invece dovrebbero – commenta Carsten Bruhn – Il focus è rivolto a trovare un equilibrio tra le tecnologie e le esigenze dei cittadini, mentre i processi di business che connettono le tecnologie e le persone sono di solito trascurati. Questi processi sono alla base del lavoro quotidiano dei dipendenti del settore pubblico e delle interazioni con i cittadini. Se tali flussi di lavoro venissero ottimizzati e implementati insieme a un programma di change management efficace, la condivisione della conoscenza e la flessibilità organizzativa migliorerebbero e l’ingresso nell’era digitale sarebbe più rapido”.
“I CIO non sono soli nella gestione di questa trasformazione, ma possono trarre spunto da altri manager che hanno già iniziato il cambiamento e messo le esigenze dei cittadini in cima alla loro agenda. La sfida sta nel riuscire a trovare il giusto partner con cui rivedere e ottimizzare i processi integrando le persone e le tecnologie – continua Bruhn – Raggiungere questo obiettivo porta a risultati importanti. La Commissione Europea stima che l’eProcurement da solo porterebbe ad un risparmio di 100 miliardi all’anno e l’eGovernment ridurrebbe i costi amministrativi del 15-20%. Grazie all’ottimizzazione dei processi, il settore può gestire le informazioni in sicurezza e migliorare i processi documentali a vantaggio dei cittadini grazie a servizi più efficienti”.