A cura di Erica Langhi, Soution Architect in Red Hat
Oggi le imprese sono consapevoli dell’esigenza di diventare più digitali al fine di mantenere il vantaggio competitivo e servire i clienti in modi nuovi. Siamo in un’era in cui lo sviluppo è agile, le tecnologie ibride e l’’economia “API”. Tutto questo promette molto, ma la contropartita è che i team IT sono sempre più sotto pressione: devono offrire e gestire ambienti complessi, in particolare quando si tratta di connettere dati, applicazioni e dispositivi. Il dibattito e gli articoli sul modo in cui affrontare questa sfida sono molteplici e sentiti. Ma vorrei sottolineare che c’è una tessera fondamentale del puzzle che non è ancora considerata centrale.
“Spaghetti Junction”
In termini pratici, essere più digitali spesso significa essere in grado di creare nuove applicazioni più velocemente. In effetti, mantenere e aggiornare le applicazioni esistenti è una delle priorità per molte aziende – il 71 percento secondo dati forniti dai nostri clienti – così come la necessità di creare nuove applicazioni più velocemente (53 percento). Ed è qui dove molte imprese scoprono un problema di integrazione che consiste in un guazzabuglio di sistemi separati e fonti di dati che si sono accumulati nel tempo. Può essere difficile decidere da dove iniziare per sbrogliare questa pletora di sistemi e dati diversi quando si desidera sviluppare nuove applicazioni che si integrino con essi.
Ma c’è di più, molte app legacy non sono state fatte per il cloud e ridisegnarle non è per nulla conveniente da un punto di vista economico. Da qui l’opportunità di creare nuove applicazioni cloud-ready che si integrino facilmente con sistemi e applicazioni esistenti. Inoltre, sono numerose le imprese che desiderano sviluppare avvalendosi di microservice e container. Il 36% dei partecipanti al sondaggio sopra citato stanno analizzando o pianificando di implementare architetture di microservizi nel prossimo anno, e il 29 percento ha indicato che lo sta già facendo. Questi dati sono ancora più elevati per i container: il 38 percento in fase di planning, il 33 percento di implementazione.
Integrazione: la tecnologia dietro le quinte
A mano a mano che le aziende modernizzano i loro ambienti applicativi, una considerazione cruciale è quella di colmare il vuoto tra tecnologie nuove e vecchie in modo sensato e sicuro, mantenendo quindi le applicazioni esistenti, ma traendo vantaggio dai benefici offerti da nuove architetture e strumenti.
Quello che forse non è così evidente è che gran parte della risposta relativa all’integrazione risiede nel middleware. E’ la tecnologia che non si vede, che lavora per risolvere problemi diversi e complessi dietro le quinte in sistemi quali le prenotazioni di viaggio, il ticketing elettronico e l’identificazione di frodi nei pagamenti. Le tecnologie middleware possono integrare questi sistemi e condividere i dati suddivisi su processi e applicazioni diversi. Offrono inoltre agli utenti processi di business e regole automatizzati che permettono alle aziende di rispondere rapidamente a condizioni in evoluzione. ‘Ripulendo’ il back end, oltre a fornire una piattaforma per lo sviluppo di applicazioni, il middleware di integrazione può accelerare la fornitura di nuovi servizi a dipendenti e clienti. E lo fa indipendentemente da ambiente e device, offrendo la flessibilità di implementare applicazioni on premise, nel cloud o in una combinazione di questi due, abbracciando la gamma di dispositivi critici per le aziende moderne.
Parliamo di dati
L’economia delle API aiuta a democratizzare l’accesso a dati e servizi, rappresentando un’ottima opportunità per connettere al meglio persone e imprese. Quando i CIO cercano di trasformare l’impresa in un’azienda connessa dovrebbero pensare ai dati come a un cittadino di prima di classe. Molte organizzazioni sono sedute su montagne di informazioni preziose, se solo potessero elaborarle e contestualizzarle sulle diverse piattaforme. Non avendo più il problema della mancanza dei dati, la sfida per le imprese è quella di disporre dei dati giusti nel momento giusto, i responsabili IT dovrebbero quindi iniziare a gestire i dati meno come un archivio statico e più come un data fabric dinamico. Gli approcci tradizionali all’integrazione prevedono i costi e la complessità normalmente associati a data warehouse o tecniche di data pipeline (processi ETL – extract, transform, load – tradizionali). Tuttavia con un data fabric, le imprese dispongono di capacità di elaborazione just-in-time che possono catturare dati da fonti diverse, integrare facilmente fonti nuove e abbandonare i solo tradizionali. E possono avvalersi ancora una volta di tecnologie middleware per farlo, sotto forma di tecnologie di data virtualization.
La virtualizzazione dei dati può essere utilizzata per implementare uno strato di accesso ai dati che li raccoglie i e li prepara per gli strumenti di analisi. Questa tecnica offre dati accurati e affidabili in tempo reale evitando la data replication, riducendo il costo di report out-of-sync. Così le imprese acquisiscono maggiore produttività ed efficienza, liberando i dati dai silo e trasformandoli in informazioni unificate alla velocità del business.
Per come la vedo io il middleware di integrazione è fondamentale per un’architettura moderna, e le organizzazioni che ne riconoscono il valore strategico possono ottenere un vantaggio nella corsa alla digitalizzazione.