A cura di Stormshield
Sempre più numerose le aziende che anche in Italia adottano lo smart working, favorite dalla presenza di normative specifiche. Pratica popolare tra gli impiegati, specie in settori di mercato in cui la dinamicità del personale e quindi la mobilità delle risorse umane è la chiave del successo delle organizzazioni, lo smart working rappresenta però un rischio in termini di protezione dei dati. Le società che desiderano avvalersene dovrebbero prendere alcune precauzioni per evitare spiacevoli sorprese.
Stando a recenti stime dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano tra il 2013 e il 2017 i lavoratori che in Italia possono svolgere le proprie mansioni anche dal di fuori delle mura aziendali a intervalli più o meno regolari sono cresciuti di circa il 60%, complice il fatto che nel bel Paese lo Smart Working o Lavoro Agile è chiaramente disciplinato dalla Legge n.81 del 22/05/17, il cui varo ha favorito un ulteriore incremento degli "smart worker” a 350.000 unità, ossia l'8% della forza lavoro italiana, un risultato importante, sebbene ancora lontano dalla media europea, dove circa il 30% dei dipendenti si avvale dello smart working per più di un giorno alla settimana.
Lavoro a distanza: pratica popolare non scevra da rischi IT
L'86% degli impiegati intervistati da Symantec UK per un recente studio ha dichiarato di utilizzare il proprio computer personale per scopi lavorativi, di questi il 42% ha dichiarato di non aggiornare regolarmente i sistemi e le applicazioni, al contrario del 70% dei tedeschi. Se lo smart working dovesse prendere piede come ci si aspetta, il suo sviluppo potrebbe diventare il nuovo incubo per i manager IT.
Tre i rischi principali che le aziende devono essere pronte ad affrontare:
- Gli impiegati potrebbero non essere in grado di accedere alle informazioni necessarie per lavorare
- Contaminazione della rete aziendale tramite una falla di sicurezza del computer dell'impiegato (o vice versa)
- Furto o perdita di dati
Sensibilizzare gli impiegati sui rischi informatici dello smart working
Per prevenire incidenti è indispensabile sensibilizzare gli utenti sulle problematiche di sicurezza IT connesse al lavoro a distanza. Coloro che lavorano al di fuori della sede aziendale dovrebbero ricevere regolarmente promemoria relativi alle buone pratiche da implementare: aggiornamenti regolari dell'antivirus, separazione tra le email personali e quelle aziendali, l'uso di periferiche esterne (chiavette USB, dischi rigidi ecc) dovrebbe essere limitato al trasferimento di dati da un computer all'altro e similari.
"Aumentare la consapevolezza degli utenti è essenziale ma non è sufficiente” avverte Jocelyn Krystlik, Manager Data Security Business Unit di Stormshield. "Semplicemente non è realistico oggigiorno far accollare agli utenti oneri eccessivi. Le imprese non possono affidarsi esclusivamente a questo tipo di misure preventive per tutelare la propria sicurezza”.
Soluzioni di protezione basate su sistemi di identificazione e tecnologia cloud
Le imprese non possono esimersi dall'implementare misure pratiche e soluzioni tecniche al fine di limitare i crescenti rischi IT derivanti dal lavoro a distanza.
- Determinare il profilo dei lavoratori a distanza. Per le organizzazioni è essenziale pianificare in anticipo e stabilire un profilo per ogni tipologia di addetto, basandosi sul rispettivo ruolo e sulle informazioni sensibili a cui l'impiegato deve poter accedere, che si trovi in azienda o fuori sede. I meccanismi di sicurezza non possono essere identici per i lavoratori a tempo pieno, per quelli part-time o per coloro che lavorano unicamente nel weekend.
- Autenticazione dell'accesso remoto. Uno dei principali strumenti per prevenire che la rete aziendale venga hackerata è l'impiego di un sistema che identifichi il lavoratore momento del log-in (tramite ID, password, codice d'accesso singolo ecc.) e ne limiti l'accesso alle sole risorse autorizzate tramite policy.
- Separazione e protezione dei sistemi operativi. Oltre al tradizionale software antivirus, uno dei metodi più semplici per prevenire una contaminazione incrociata tra il computer dell'impiegato e la rete aziendale è di minimizzare i diritti di amministrazione dell'addetto sulla macchina. Ciò significa dotare i lavoratori di un PC utilizzato strettamente a fini aziendali e aggiornato regolarmente dal reparto IT.
- Fornire un accesso sicuro ai dati. Per la messa in sicurezza del flusso di dati tra lo smart worker e la rete aziendale è d'uopo avvalersi di una VPN (Virtual Private Network), anche se "questa tipologia di accesso cifrato ai dati sta perdendo di rilevanza a fronte dello sviluppo della tecnologia cloud”, osserva Krystlik. Attraverso le piattaforme virtuali è possibile accedere a dati aziendali sensibili in qualsiasi momento, dovunque ci si trovi, senza alcuna connessione fisica diretta. "Il cloud consente di scorrelare l'autenticazione per l'utilizzo del computer, sempre difficile da proteggere, dall'autenticazione per l'accesso alle informazioni sensibili. Alla fine ciò che conta realmente è la sicurezza dei dati che si vogliono trasferire” conclude Jocelyn Krystlik.