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Un investimento complessivo di 300 milioni di euro per la creazione del data center più all’avanguardia d’Europa. Abbiamo parlato nel mese di luglio con Luca Beltramino, Managing Director di Supernap Italia, l’azienda titolare del progetto, per capire le caratteristiche di questo nuovo centro in via di completamento a Siziano, alle porte di Milano, destinato a diventare uno snodo strategico della connettività nel Vecchio Continente. Una struttura che, una volta completata, si estenderà su una superficie di 42.000 metri quadrati, ospiterà più di 4.000 armadi rack e dove si potranno gestire fino a 40 megawatt di potenza. A distanza di qualche mese abbiamo voluto scoprire a che punto sono i lavori e ci siamo focalizzati su un altro dei fiori all’occhiello del data center di nuova generazione che servirà Europa, Medio Oriente e Asia: quello della sostenibilità ambientale.
Ma partiamo dal fatto che il data center di Siziano si distingue da quelli della concorrenza per strutturarsi non come un campus, ma come un’unica struttura divisa in quattro settori. Come procedono i lavori di costruzione?
Allo stato attuale abbiamo completato la costruzione della “scocca” esterna dei primi due settori, che si estendono su una superficie di circa 10.000 metri quadrati e stiamo concludendo le installazioni del primo settore.
Le vendite come stanno andando?
Abbiamo venduto gran parte degli spazi del primo settore per una potenza elettrica pari a circa 4 megawatt, su un totale di 5 megawatt a disposizione. Siamo passati dai sei clienti di luglio ai più di 20 attuali. Quindi la crescita nel numero dei clienti è stata notevole.
Chi sono i vostri clienti?
Grandi multinazionali di Cloud e nuove tecnologie, i system integrator e le aziende enterprise, che possono essere anche medie e piccole, perché come abbiamo visto l’altra volta la nostra proposta va incontro alle esigenze di tutti. Siamo un’azienda retail: non siamo dei grossisti ma offriamo ai clienti molti servizi a valore aggiunto, motivo per cui ci differenziamo in maniera netta dai nuovi competitors che si stanno affacciando sulla scena.
Torniamo al completamento strutturale…
Dopo il riempimento del secondo settore, che avverrà il prossimo anno, prevediamo di proseguire con gli altri due settori già prefinanziati che porteranno il data center ai famosi 40 megawatt complessivi di energia elettrica previsti.
Ma le tempistiche come sono? Avete già un’idea di come procederanno i lavori?
La nostra stima è più o meno quella di completare un settore all’anno, con numeri che vanno dai 3 ai 5 megawatt di potenza elettrica. Se facciamo partire il conto dall’inizio del 2017 contiamo di avere il data center completamente operativo nel giro di quattro anni. Non dimentichiamo poi la possibilità di espandere la struttura in un altro modulo, che comprende due ulteriori settori di più. Possiamo offrire quindi ai nostri clienti la possibilità di crescere di altri due settori, per un totale potenziale di ben 60 megawatt di corrente.
Per quest’anno che obiettivi vi siete posti a livello di vendite?
Miriamo a completare la vendita degli spazi del primo settore e ad iniziare la commercializzazione degli spazi del secondo settore, la cui costruzione prevediamo di terminare nell’arco di sei mesi. Una volta costruito il “guscio immobiliare” per noi è poi molto semplice e rapido procedere con la costruzione interna che culmina nell’installazione degli armadi dei clienti dentro i nostri corridoi.
Abbiamo visto che la potenza elettrica della struttura di Siziano, una volta completati i lavoratori si aggirerà intorno ai 40 megawatt. Un numero davvero impressionante. A questo proposito la sostenibilità ambientale rientra tra le vostre priorità?
Assolutamente sì. Miriamo ad essere leader sia dal punto di vista del Green che delle tecnologie rinnovabili, tanto è vero che tutti i data center con tecnologia Switch, quindi anche il Supernap di Siziano, utilizzano al 100% energia rinnovabile. Questa energia costa di più, ma per noi è assolutamente fondamentale mantenere questa leadership e per questo abbiamo stipulato con il nostro fornitore un accordo per energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili.
Contemporaneamente però stiamo lavorando anche su altri fronti.
Quali?
Switch ha lanciato recentemente il nuovo standard Tier 5 Platinum che è un livello élite per quanto riguarda i data center e garantisce di superare gli standard più importanti del mondo nell’ambito della sostenibilità, come gli standard ASHRAE, ANSI, ISO 9001 e il GreenGrid.
Quali sono i vostri obiettivi in ambito ambientale?
Innanzitutto la riduzione di emissioni di CO2 che danneggiano il pianeta, mantenendo bassi anche i nostri PUE (Power Usage Efficiency), che si aggirano in media intorno all’1,23 con punte di eccellenza di 1,08, raggiunte nel data center di Las Vegas. Switch si propone poi anche come fornitore di energia rinnovabile: in Nevada, ha creato impianti di energia solare per un totale di 180 megawatt di capacità che consentiranno l’alimentazione di moltissimi data center del gruppo.
Switch ha rilevato che nel 2016 i data center negli Stati Uniti hanno consumato il 2% dell’energia elettrica, un numero che entro il 2020 è destinato a raggiungere quota 10%. Da qui l’importanza che le società di data center vadano verso politiche di sostenibilità e di risparmio energetico.
E sul fronte dell’impiego dell’acqua come vi muovete?
Siamo green anche da questo punto di vista. Tutti i sistemi di raffreddamento che abbiamo sono basati sull’acqua, che però non viene mai sprecata dal momento che viene ri-raccolta e rigenerata, di modo che non ci sia alcuno spreco.
Il data center di Siziano dal punto di vista Green come è attrezzato?
Per quanto riguarda l’Italia, oltre ad utilizzare il 100% di energia rinnovabile, stiamo anche lavorando ad un progetto di trigenerazione di energia (trasformazione del calore in freddo) all’interno del data center, su cui potrò dare maggiori dettagli nei prossimi mesi.
Per finire, per una parte relativamente piccola dell’impianto, usiamo anche i pannelli solari per produrre energia solare.
Il vostro impegno non si riduce solo alla sostenibilità ambientale… Supernap fa infatti parte del Consozio Open Hub Med, sviluppato per creare una zona libera e neutrale per il servizio internet e lo scambio di dati tra i Paesi del bacino del Mediterraneo con l’obiettivo di creare in Sicilia un polo di snodo che faccia da concorrenza a quello di Marsiglia. Come sta andando il progetto?
Open Hub Med ha visto l’ingresso di carrier molto importanti, come Fastweb, Retelit ed Interoute e stiamo parlando anche con altri carrier attivi a livello internazionale. Neutrale ed internazionalità, sono le parole chiave che descrivono il progetto di Open Hub Med. Il Consorzio è infatti gestito in maniera neutrale ed è destinato a rendere la Sicilia un sito molto importante per lo scambio di connettività da e verso il sud del mondo.
Stiamo attirando in maniera prepotente l’interesse di numerosi operatori che hanno sede nel Middle East e in Asia proprio sulla scorta Danilo Lo Bello, Coo di Open Hub Meddella neutralità dell’hub e per il fatto che garantisca la possibilità di scambiarsi i pacchetti senza doverli mandare ad Amsterdam, Londra o Francoforte. Importante anche sottolineare che lo snodo si trova in un Paese caratterizzato da stabilità politica.
Open Hub Med è strategico anche per portare la connettività su Milano: vogliamo dare ai clienti la possibilità di approdare direttamente sulla città meneghina per poi arrivare sui mercati europei e del nord Europa.
Quindi Milano sarà uno snodo di primo piano?
Milano e l’Italia hanno tradizionalmente una grande importanza per gli scambi commerciali e il trasferimento delle merci e lo stesso ruolo centrale crediamo debba averlo anche nell’ambito della connettività.
Passiamo a parlare dello scenario dei data center. Il governo ha annunciato nell’ambito del Piano Nazionale “Impresa 4.0” che entro il 2020 il 100% delle aziende italiane saranno connesse a 30 Mbps. Nella realtà, dal punto di vista delle infrastrutture, il sistema Paese sta andando nella giusta direzione?
Sicuramente le pubbliche amministrazioni, soprattutto a partire dagli ospedali, stanno diventando sempre più sensibili all’esigenza di avere i propri dati gestiti in data center che ne permettano l’analisi e l’accumulazione. Da parte nostra stiamo partecipando ad un certo numero di gare pubbliche di appalti per inserirci in questo settore. La PA sta promuovendo sempre più gare, quindi, che fanno capo all’utilizzo di data center anche esterni per il backup o come soluzione primaria.
La sensibilità verso queste tematiche, dunque, sta crescendo…
Assolutamente sì. Ed il merito è anche di tutta una serie di normative molto importanti che spingeranno la presenza e il ricorso all’utilizzo di data center perché si richiede sempre di più qualità lato sicurezza passiva e sicurezza logica, che devono essere ricercate all’interno di data center di nuova generazione ma anche nella possibilità di creare degli ecosistemi, quindi di ottenere servizi informatici di cui queste aziende avranno bisogno.
Industry 4.0 è diventato un termine hype che aiuta a sviluppare il know how di questi enti e il bisogno sempre più rilevante di data center. Diventa sempre più chiaro, per le aziende, che dovranno andare verso data center di qualità.
E cosa si potrebbe fare per sensibilizzare ulteriormente e portare ad una maggiore consapevolezza della necessità di data center?
Bisogna lavorare svolgendo attività di lobby verso gli stakeholders, portandoli a conoscere le nuove tecnologie e i vantaggi di questo nuovo mondo dove impera la digitalizzazione. Un fenomeno che fa appello alle risorse fondamentali del mondo dell’Ict: il computing, lo storage, la sicurezza e la connettività. Risorse che si trovano principalmente nel mondo dei data center.
Rendendo sensibili le pubbliche amministrazioni verso questi temi si arriva a dar loro una conoscenza tale per cui la domanda e l’interesse sono destinati a crescere. Come detto il governo mira ad avere connessa tutta l’Italia a determinate velocità entro il 2020 ed il fatto che la PA e le opinioni pubbliche parlino della connettività porta inevitabilmente il discorso anche a dove saranno conservati e stipati questi tutti questi dati, destinati a crescere in maniera esponenziale anche sull’onda dell’Internet of Things.