Il cybercrime continua ad essere una delle attività più lucrose sulle faccia del pianeta, con un ROI che si aggira intorno ad un impressionante 750%, mentre gli attacchi diminuiscono ma si fanno sempre più efficaci. A rivelarlo è l’ultima edizione del Threat Report 2015 elaborato dai Security Labs di Websense, che si è focalizzata da un lato sulla necessità di creare consapevolezza negli utenti, che spesso si comportano inavvertitamente in maniera irresponsabile, e sul bisogno di professionisti sempre più competenti e centrati sulla sicurezza all’interno delle organizzazioni, e dall’altra ha evidenziato i principali trend del settore per sottolineare il messaggio che non serve tanto arrovellarsi sull’effettuare una corretta attribuzione di un attacco informatico, quanto piuttosto è fondamentale utilizzare il tempo necessario per concentrarsi su come prevenire gli attacchi – tramite l’adozione di guidelines, governance e tecnologie adeguate – o come rimediare nel caso in cui i cyber criminali abbiano già colpito il sistema.
Il quadro che dipinge il report parla di attività di cyber crimine sempre più semplici da mettere in piedi e dove le vecchie tecniche si sommano e si vanno ad inserire all’interno delle nuove, diventando sempre più evasive.
Lo scopo degli attacchi di nuova generazione è quello di entrare all’interno dei perimetri dei clienti e quindi di avere in qualche modo accesso al dato. “E’ perciò fondamentale – spiega Emiliano Massa, Director of Regional Sales Websense Southern EMEA – adottare degli strumenti che siano in grado di lavorare sul dato stesso”.
Questo fino ad oggi è stato possibile mediante l’implementazione di progetti di Data Loss Prevention (DPL), che però nel corso del tempo hanno dimostrato le loro manchevolezze, portando a una serie di fallimenti imputabili a diversi fattori, come la complessità della soluzione, la complessità del progetto stesso, la difficoltà dell’applicazione dal punto di vista delle Human Resources e soprattutto la tipologia tipica del dato, che si sta sempre più ampliando. Nella logica dei Big Data, infatti, è sempre più difficile andare a definire quali sono i dati importanti, come gestirli e con quale priorità.
Per sopperire a queste mancanze Websense ha implementato una funzione di Data Threat Protection (DTP) che muta le analitiche presenti in un progetto tipico di DLP all’interno dei gateway che utilizzandole hanno la possibilità di lavorare su quello che è il dato senza dover fare una classificazione.
“Il DTP – afferma Massa – è una tecnologia che mira a chiudere il gap di security all’interno dell’infrastruttura dei nostri clienti evitando che l’attaccante abbia accesso ai dati e quindi la possibilità di entrare nel perimetro aziendale. Questo avviene tramite l’utilizzo di analitiche che sono tipiche di un progetto di DLP senza però dover passare necessariamente da una data classification, la condivisione con le Human Resources e così via, tutti fattori che possono essere ostativi alla realizzazione del progetto stesso”.
In sostanza il DTP è in grado di utilizzare delle analitiche in termini di security basandosi sull’analisi comportamentale e sull’analisi del flusso specifico di dati permettendo di chiudere il gap di security e minimizzando la possibilità che gli attaccanti dall’esterno entrino e abbiano accesso ai dati aziendali senza avere una data classification tipica del progetto di DLP.
“Il DTP lavora quindi a livello comportamentale utilizzando dei pattern specifici del DLP che vanno a individuare nel flusso di dati comportamenti anomali – dichiara Luca Mairani, Sr Sales Engineer di Websense -. Ad esempio flussi di dati che partono in orari strani rispetto a quelli abituali, o picchi di traffico diversi dal normale (che potrebbero rappresentare tentativi di portare i dati al di fuori del perimetro interno). Con questo nuovo approccio posso identificare le figure più deboli ed esposte agli attacchi semplicemente andando ad analizzare le deviazioni nei comportamenti rispetto allo standard aziendale”.
Un nuovo approccio alla sicurezza quindi, che apre interessanti prospettive e che trasforma realmente i sistemi di security in datacentrici.