[section_title title=Le riflessioni di Check Point]
Dopo queste rivelazioni balza subito all’occhio che ancora una volta il punto debole è stato l’uomo “il punto di accesso degli hacker nella rete corporate si è rivelato essere nuovamente il singolo dipendente” commenta Roberto Pozzi, Regional Manager Southern Europe di Check Point. Questo mostra che la sicurezza deve essere affrontata dalle aziende in modo realmente comprensivo, puntando sulle necessarie tecnologie ma anche promuovendo la formazione del personale, che spesso si rivela essere l’anello più debole della catena. Sono sempre più spesso loro infatti gli obiettivi degli attacchi mirati degli hacker per entrare nella rete delle aziende. “Se un dipendente delle Risorse Umane riceve un messaggio email con il soggetto ‘piano ferie 2015’ può essere più disponibile ad aprirlo – spiega Pozzi -. E’ di importanza fondamentale che i dipendenti abbiano chiari i rischi che corrono e i dettagli a cui devono stare attenti per alzare ulteriormente la guardia. La massima attenzione va anche messa quando si scaricano app e si naviga in Internet, altri possibili punti di accesso in cui l’errore umano può giocare un ruolo importante”.
Alla luce di tutto ciò diventa sempre più fondamentale implementare strategie di sicurezza It che proteggano in modo efficace le reti e i dati che su esse circolano.
“L’attacco che ha colpito Gemalto è solo il più recente di una lista che comprende altre realtà importanti come Anthem e Sony – conclude Pozzi -. Per ridurre i rischi di esposizione ed impedire il diffondersi delle minacce, le organizzazioni devono puntare su più livelli di prevenzione, compresa l’emulazione o ‘sandboxing’, e dotarsi di una vera intelligence in real time contro le minacce, per aggiornare la loro sicurezza e prevenire gli attacchi in modo automatico. Solo adottando un approccio esteso di questo tipo, le aziende potranno vedere una sostanziale riduzione del numero degli attacchi, e con esso dei costi e dei problemi associati”.