Creazione di un ecosistema per l’area del mediterraneo, internazionalizzazione, trasformazione della fornitura dall’infrastruttura al servizio e sicurezza sono i traguardi che Retelit ha in programma di raggiungere nel 2018. I semi sono già stati piantati in questo 2017 agli sgoccioli, che ha visto la società con un fatturato in crescita del 20,8% (nei primi nove mesi), e per il prossimo anno sono tante le aspettive.
Retelit è il principale provider di servizi e dati e infrastrutture nel mercato delle telecomunicazioni, presente a Milano con uno Stock Exchange già dal 2000. Attualmente la rete a fibra ottica della compagnia si estende su oltre 9.000 chilometri, connettendo 9 aree metropolitane e 15 data center in tutta la penisola. Il raggio dell’azienda però si apre anche sul resto del mondo con collegamenti con i principali PoP, come quelli di Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi.
Il 2017 è stato un anno strategico perché Retelit ha messo in posa ed ha iniziato a commercializzare il cavo sottomarino AEE-1 (Asia-Africa-Europe-1), che comprende più di 25.000 chilometri di fibra ottica e che connette l’Europa all’Asia e al medio oriente, fino ad Hong Kong passando da Marsiglia verso lo snodo di Bari. All’adesione all’AEE-1 segue anche l’impegno di Retelit all’interno del Consorzio Open Hub Med, attivo per la creazione di un punto di snodo in Sicilia alternativo ai cavi sottomarini di Marsiglia.
La tendenza per gli operatori, d’altronde, è proprio quella di trovare delle alternative al nodo di Marsiglia, dove transitano attualmente tutti i cavi per trasportare il segnale in Europa. Da qui l’impegno di Retelit nella creazione di un ecosistema in grado di proporre una nuova offerta e un nuovo tipo di servizio che si apra anche verso quelle aree del mondo che stanno diventando sempre più importanti nell’economia della rete.
Focus particolare, nell’anno in corso, è stato indirizzato anche al mondo della sicurezza. Con l’entrata in vigore del GDPR alle porte le aziende devono ripensare il loro approccio alla security comprendendo che i sistemi tradizionali non sono più sufficienti, in quanto diventa oggi più che mai fondamentale coordinare e gestire la sicurezza da una control room centrale che consenta di avere una panoramica d’insieme di quello che sta succedendo nel network, correlando gli eventi e le eventuali anomalie per dare modo alle imprese di rendersi conto se c’è un problema ed intervenire in maniera immediata (un fatto molto importante se si considera che un attacco medio in Italia dura 200 giorni).
Anche nel 2018 si continuerà la strada intrapresa, con un ulteriore impegno per la creazione dell’ecosistema mediterraneo con gli snodi di Bari e siciliano come protagonisti per un’apertura al mondo del medio oriente, dell’Asia e dell’Africa. Altro punto fondamentale è l’evoluzione della rete verso un modello SDN, che implica quindi il passaggio da un paradigma hardware ad uno software con l’obiettivo che la rete e la parte di computing dialoghino dando la possibilità ai singoli It manager di gestire il network attraverso un software da configurare secondo le proprie specifiche esigenze.