Red Hat ha incontrato a Milano la sua community durante la tappa meneghina del suo Open Source Day, che ha raccolto oltre 1.700 adesioni, cui si sommano i 2.200 partecipanti dell’edizione romana, a sottolineare come l’interesse verso il mondo open source e i suoi prossimi sviluppi sia più vivo che mai.
La strategia italiana
Ad aprire i lavori è stato Gianni Anguilletti, Vice President della regione mediterranea che ha sottolineato i valori alla base della filosofia Red Hat e ha tracciato un quadro sulla società a un anno dall’acquisizione da parte di IBM, nei confronti della quale mantiene la sua autonomia ed uno sviluppo indipendente ma che gli ha permesso e gli permetterà sempre di più di aprirsi a nuove possibilità nell’ambito dello sviluppo di prodotti e soluzioni congiunte ma soprattutto estendendo anche la presenza di Red Hat su progetti su vasta scala cui non aveva mai potuto accedere, confermando la sua presenza ancora più incisiva nell’universo dell’open hybrid cloud.
Red Hat è presente con più di 100 uffici in più di 40 nazioni con un totale di 13.815 dipendenti cui si sommano i collaboratori dell’ampio ecosistema di partner e alleanze. La società continua ad investire in termini di evoluzione di prodotti e servizi lungo le tre direttrici tradizionali: quella della completezza, della flessibilità e dell’apertura, come dimostrano i recenti lanci della versione 8 di Red Hat Enterprise Linux e il lancio di Open Shift Container Platform versione 4 o di Ansimble Automation Platform.
Coraggio, impegno, libertà e senso di responsabilità sono invece i pillar su cui si appoggia Red Hat, e che si ritrovano anche nella filiale italiana, che è cresciuta passando da 160 a 192 dipendenti, di cui circa 70 sono ingegneri e sviluppatori, a conferma della forte vocazione tecnologica del player anche a livello locale. A evidenziare questi dati è stato il nuovo Country Manager Rodolfo Falcone, che per la prima volta si è presentato alla community e alla stampa italiana.
Verso l’hybrid cloud
Dopo aver fatto gli onori di casa, è stata la volta di salire sul palco per Werner Knoblich, Senior VP and General Manager EMEA e Paul Cormier, Executive Vice President and President Products and Technologies.
I due hanno ripercorso gli obiettivi che caratterizzano il percorso di Red Hat per sottolineare poi i nuovi traguardi che la società intende raggiungere, ovviamente a partire dalle persone, che restano il vero valore aggiunto all’interno di ogni progetto innovativo.
Il primo obiettivo, oggi dato abbastanza per scontato, è stato quello di rendere Linux la piattaforma standard per il mondo enterprise. Cormier ha più volte sottolineato come Red Hat sia una enterprise software company con un modello di sviluppo open source.
Il secondo obiettivo è quello di rendere il cloud ibrido l’architettura IT di riferimento per l’enterprise. Con l’attuale segmentazione delle infrastrutture IT su vari cloud oggi la soluzione secondo Red Hat è quella offerta dal modello del cloud ibrido, un’infrastruttura la più aperta possibile che possa far ruotare i carichi di lavoro su diversi cloud pubblici attorno al cuore rappresentato dall’infrastruttura on premise. La parte del leone a questo proposito è giocata da Red Hat OpenShift e dagli altri tools Devops. Il fine è quello di dare vita a un approccio dove qualsiasi container o workload si possa spostare in qualsiasi ambiente (cloud, on-premise, edge) a seconda delle necessità, così come diventerà possibile usufruire di qualsiasi servizio o funzione cloud da ovunque.
Il terzo obiettivo è infatti quello di estendere il data center all’hybrid cloud: Red Hat sta spostando il modello ibrido all’edge a partire dalla necessità che sempre di più i dati dovranno essere processati alla sorgente, con quindi un’intelligenza sempre più spostata verso l’edge, la periferia.
Ultimo ambizioso obiettivo è quello di estendere l’Enterprise Linux e l’open source all’intero universo (non solo nell’edge, non solo nel data center).