Si è svolto in questi giorni a Milano il convegno “Professionisti in digitale? Un valore per le imprese Clienti!” nel corso del quale l’Osservatorio Ict & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato i risultati del suo ultimo anno di ricerca da cui emerge un ritratto dove il mondo delle professioni giuridiche d’Impresa, di fronte a difficoltà di carattere economico-finanziario, mostra una certa resistenza al cambiamento e una propensione all’innovazione soprattutto law-driven, mentre la domanda di servizi da parte della clientela non è sempre allineata con il “portafoglio servizi” degli studi. Il valore della tecnologia non sembra ancora essere pienamente compreso, tanto è vero che nonostante un calo della redditività del 57% negli studi professionali italiani non è ancora diffusa l’adozione delle nuove tecnologie informatiche per recuperare efficienza interna e marginalità o sviluppare nuove opportunità di business. Il budget medio destinato agli investimenti in Ict degli studi professionali nel prossimo biennio è di appena 6.300 euro, anche se ci sono importanti differenze tra le diverse professioni: il budget medio per gli studi degli avvocati è di 3.800 euro, per i commercialisti e i consulenti di lavoro di 7.600 euro, mentre più di tutti investiranno gli studi multidisciplinari, con un budget medio di 12.500 euro.
Solamente il 26% del budget che i professionisti destineranno nel prossimo biennio all’ICT è indirizzato verso nuovi progetti software o hardware, mentre la parte preponderante riguarda l’adeguamento normativo, la manutenzione ordinaria e la gestione dell’esistente.
L’innovazione digitale è ancora “law driven” perché è ancora un obbligo di legge, di solito, a guidare l’introduzione di nuove tecnologie tra i professionisti. A dimostrazione di questo, le Ict su cui punteranno gli studi nel prossimo biennio sono soprattutto la Fatturazione Elettronica verso la PA e la Conservazione Digitale a norma dei documenti, legate proprio a specifici obblighi di legge, mentre si rivela ancora limitata l’adozione delle tecnologie per creare efficienza o sviluppare business, come i software per il controllo di gestione, i portali per la trasmissione di documenti o la condivisione di attività.
Le aziende clienti nel 45% dei casi sarebbero disponibili a investire per rendere più informatizzata la relazione con i professionisti, ma chiedono maggiore assistenza nello sviluppo del business e consigli di carattere gestionale. Eppure, gli studi professionali risultano prevalentemente legati al business tradizionale, con il 68% dell’attività concentrata in ambiti come contabilità, gestione paghe, gestione contenzioso.