La recente pronuncia della Corte di Giustizia UE su Google e il diritto all’oblio ha smosso le acque.
Quanto stabilito dalla corte, secondo la quale si può ritenere il colosso di Mountain View a tutti gli effetti responsabile del trattamento che macina e offre dati personali fra i propri risultati di ricerca, permetterà d’ora in poi ai cittadini di chiedere di scomparire dalla rete ai motori di ricerca, che avranno la responsabilità di valutare i diritti in gioco. E nel quadro più ampio, ciò significa in effetti la rimozione di un ostacolo importante che finora aveva rallentato il nuovo regolamento privacy europeo, ponendo adesso circostanze favorevoli per la sua approvazione definitiva durante il semestre di presidenza italiana nella UE.
Considerando che la legislazione europea sulla protezione dei dati risale al 1995, l’entrata in vigore della nuova normativa, in discussione a Bruxelles dal 2012, comporterà regole più attuali e al passo con i tempi, ma farà anche crescere nel mercato del lavoro la richiesta di profili professionali ancora poco diffusi in Italia, come quello che negli Usa e in molti altri Paesi è conosciuto come ‘privacy officer’.
A parlare di questa tematica, l’ex garante Francesco Pizzetti – intervenuto alla quarta edizione del Privacy Day Forum, il convegno annuale di Federprivacy -, che in un’intervista ha ricordato come il privacy officer negli Stati Uniti sia una figura assolutamente rilevante, molto ben pagata in tutte le multinazionali che fanno uso delle nuove tecnologie e della trasmissione in rete dei dati, “quindi noi come sempre arriviamo con un bel ritardo, di più noi italiani perchè mentre già le normative europee lo prevedevano o lo consentivano, la Germania e la Slovacchia ce l’hanno, in Francia è favorito in cambio di minori pesantezze burocratiche per chi lo istituisce, noi non lo abbiamo mai inserito nella nostra legislazione. Se le multinazionali americane – ha aggiunto Pizzetti – considerano, senza aver bisogno del regolamento europeo, essenziale la protezione dei dati, quando arrivano da noi e la vedono come una materia secondaria, un peso o una scocciatura, dicono che siamo un Paese del terzo mondo. Quando ce ne accorgeremo, sarà sempre troppo tardi”.
Quella del privacy officer sarà una figura specialistica con un ruolo chiave del nuovo regolamento europeo, in primo luogo perchè avrà una ricaduta importante nel mercato delle professioni. Infatti nell’attuale proposta di regolamento saranno obbligate a nominarlo 20mila pubbliche amministrazioni, nonchè migliaia di imprese del privato che effettuano nell’arco di 12 mesi consecutivi più di 5mila trattamenti di dati personali. In secondo luogo, la protezione dei dati dei cittadini sarà maggiormente garantita proprio dalla presenza di questa nuova figura, e per questo sarà fondamentale che tale ruolo sia svolto solo da professionisti in possesso di competenze documentate, come una certificazione rilasciata da un ente accreditato basata sulla Norma Iso 17024, promossa espressamente dalla riforma delle professioni non organizzate in ordini e collegi (Legge 4/2013).