Il 28 gennaio si celebra il Data Privacy Day, in Europa noto come Giornata Internazionale della Protezione Dati (Data Protection Day). Una ricorrenza che commemora la firma della Convenzione 108 (28 gennaio 1981), il primo trattato internazionale giuridicamente vincolante relativo alla privacy e alla protezione dei dati, nato con lo scopo di garantire a ogni persona il rispetto dei suoi diritti e delle sue libertà fondamentali e in particolare del suo diritto alla vita privata.
Una tematica di forte attualità che ci vede sempre più coinvolti con l’avanzare del progresso tecnologico. Tutti noi, in qualità di cittadini digitali adulti e responsabili, dobbiamo garantire ai minori di essere informati sulla privacy, sui potenziali rischi di un’eccessiva condivisione online e su come i loro dati possono essere raccolti. Anche per questo, a novembre, Trend Micro ha lanciato “Conta fino a 3!”, la campagna di security awareness che mette al centro i più piccoli. Le responsabilità riguardano però anche le aziende che raccolgono, utilizzano e a volte vendono questi dati ad altri, spesso a nostra insaputa.
La privacy diventa mainstream
Partiamo però da una buona notizia. La privacy è oggi una tematica molto più discussa di quanto non lo fosse in passato. Viviamo in una società digitale in cui la maggior parte della popolazione ha almeno un account sui social media e utilizziamo i servizi online per tutto, dagli acquisti e dalle banche all’assistenza sanitaria e all’intrattenimento. È vero, il motivo per cui molti consumatori sono oggi più attenti alla privacy è dovuto ai molti incidenti importanti che hanno infranto la nostra fiducia nelle organizzazioni che raccolgono e utilizzano i nostri dati personali. Solo negli ultimi due anni ricordiamo lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica e la violazione dei dati Equifax, che hanno portato alla violazione di dati altamente sensibili, finiti nelle mani sbagliate.
Tuttavia, grazie a questi eventi è cresciuta la consapevolezza pubblica sui rischi per la privacy legati alla nostra sempre maggiore dipendenza da Internet, così come sono più chiari i passi concreti da compiere che potrebbero aiutarci a proteggere noi e le nostre famiglie dai pericoli online. Mark Zuckerberg, Founder e CEO di Facebook, si è impegnato a costruire una cultura di “privacy-by-design” presso il colosso dei social media a seguito di un’enorme multa di 5 miliardi di dollari, mentre YouTube ha accettato di non raccogliere dati sui bambini senza il consenso dei genitori, in seguito a un accordo pattuito di 170 milioni di dollari. I legislatori si sono anche impegnati per proteggere le informazioni personali delle persone, con il GDPR in Europa, che si applica a tutte le organizzazioni globali che hanno clienti dell’UE e il CCPA in California. Questi requisiti legali promettono di introdurre una maggiore responsabilità e trasparenza nel modo in cui i dati personali vengono raccolti e gestiti, fornendo allo stesso tempo ai consumatori maggiori poteri sull’uso delle loro informazioni. A seguito di altre pressioni pubbliche e legali, le aziende hanno anche progettato politiche sulla privacy più facili da comprendere (anche se in molti casi ancora piuttosto lunghe) in modo da aiutare le persone a fornire un consenso informato sull’utilizzo dei dati.
Un futuro complesso, esposto e mal configurato. Ma difendibile
Nonostante questo, oggi vengono raccolti più dati che mai sui consumatori, soprattutto attraverso dispositivi wearable e IoT. I consumatori hanno sempre accettato un compromesso tra la quantità di dati personali a cui sono disposti a rinunciare e la qualità dei servizi che ricevono in cambio. Per servizi gratuiti basati sulla pubblicità e un elevato grado di personalizzazione, abbiamo maggiori probabilità di essere d’accordo con un livello relativamente elevato di condivisione dei dati. Ma nel nuovo mondo dell’IoT, le cose diventano più complesse: come facciamo a sapere, ad esempio, se un assistente virtuale stia o meno oltrepassando il limite su ciò che raccoglie su di noi?
Domande come questa ci spingono a cercare risposte che possano tutelarci dai rischi cui siamo oggi esposti. Non solo a livello personale. Di questo abbiamo parlato anche di recente presentando alla stampa il report Trend Micro sulle minacce informatiche che caratterizzeranno l’anno in corso. Minacce che saranno sempre più complicate – combinando i rischi tradizionali con le nuove tecnologie – e che determineranno un futuro che oggi ci appare complesso, esposto e mal configurato. Ma anche difendibile.