Solo un executive su cinque è un Digital Leader. A dirlo è lo studio “Leaders 2020” condotto da Oxford Economics e prodotto da SAP SE, che ha coinvolto oltre 4.000 manager e dipendenti in 21 paesi e ha identificato quali sono le principali caratteristiche delle aziende che hanno successo nell’economia digitale.
Anche se ancora in numero ridotto, ci si sta rendendo conto che comincia ad emergere una nuova classe dirigente che abbraccia e adotta una mentalità digitale ed è in grado di condizionare positivamente l’andamento e i risultati di business.
Ma perché paga essere un Digita Leader?
Innanzitutto perché il 76% dei manager che rientra nella definizione di Digital Leader ha registrato un significativo aumento del fatturato e degli utili, rispetto al 55% del campione totale.
Altro dettaglio non trascurabile è che i collaboratori dei Digital Leader si dichiarano più soddisfatti del proprio lavoro (87%) rispetto agli altri manager (63%), mentre i dipendenti diventano fedeli, perché circa il 21% in più rispetto agli altri manager preferisce mantenere la propria posizione anche in presenza di altre offerte di lavoro.
Le caratteristiche del Digital Leader di oggi secondo lo studio
Semplifica le decisioni: quattro Digital Leader su cinque (80%) prendono decisioni basate su dati, e quasi due su tre (63%) dichiarano che le loro aziende sono in grado di gestire il proprio business in tempo reale, in confronto rispettivamente al 55% e al 46% degli altri intervistati. Inoltre, i Digital Leader sono generalmente più trasparenti e distribuiscono il processo decisionale in tutta l’organizzazione.
Considera il tema “diversità e inclusione” una priorità: le società leader nell’economia digitale sono più attente al tema della diversità e hanno un bilanciamento ponderato tra dipendenti di sesso maschile e femminile, soprattutto tra i livelli intermedi, rispetto ad altre aziende. Inoltre promuovono programmi di inclusione specifici (il 46% contro il 38% delle altre imprese), ritengono che la diversità abbia un impatto positivo sulla cultura aziendale (66% contro 37%), e assegnano la stessa importanza alla crescita della diversity e alle performance economiche (37% contro 29%).
Nonostante alcune aziende si stiano muovendo più velocemente in questo ambito, lo studio ha rilevato comunque margini di miglioramento per tutti. Solo il 39% dei dipendenti pensa che la propria azienda abbia sviluppato percorsi efficaci per migliorare le proprie politiche di diversità e inclusione, mentre meno della metà dei manager (49%) ritiene che i propri leader riconoscano l’importanza di questi temi e abbiano preso provvedimenti seri per migliorare.
Ascolta i giovani manager: lo studio ha rilevato che i millennial stanno rapidamente occupando posizioni di leadership: circa il 17% dei senior manager intervistati rientra nel cluster “millenial”. Questi giovani leader sono più pessimisti rispetto agli altri manager circa la preparazione ad affrontare le sfide del digitale delle loro aziende. Nello specifico assegnano alla capacità di leadership della propria organizzazione tra i 15 e i 23 punti percentuali in meno rispetto ai manager “non millennial”, prendendo in considerazione una serie di elementi come ad esempio facilitare la collaborazione, gestire la diversità, fornire feedback, diminuire la burocrazia. I millennial presto rappresenteranno il 50% della forza lavoro e giocheranno un ruolo importante nella definizione della nuova cultura aziendale. Quello che dicono ha un peso e va in questa direzione: è tempo di cambiare.
“Questi risultati dovrebbero suonare come un campanello d’allarme per i manager – ha commentato Edward Cone, deputy director Thought Leadership di Oxford Economics, che ha curato lo studio -. I vostri dipendenti, i vostri dirigenti più giovani e i vostri risultati finanziari stanno mandando implicitamente un messaggio chiaro sull’importanza di aggiornamento e formazione per i leader della nuova era digitale. E’ tempo di ascoltare e guidare oppure far spazio ad altri”.