[section_title title=Migliorare le prestazioni digitali: cosa abbiamo imparato confrontandoci con i big del settore – Parte 2]
3. Assicuratevi che le terze parti non diventino ingestibili
Una delle cose più faticose nel nostro lavoro è capire quali sono le terze parti di un sito: analitiche, personalizzazione, altri servizi web, social networks, AD, monitoraggio, e altro.
Tornando all’esempio utilizzato sopra, Apple offre l’intero contenuto del proprio sito a partire da solo tre domini: il suo dominio principale che serve la maggior parte del contenuto, il sottodominio delle immagini che serve il contenuto dell’immagine di base e il dominio delle metriche che raccoglie i dati di analisi. Sul sito che abbiamo confrontato, vediamo molti più domini (55 domini, dei quali 52 al di fuori del controllo del sito): un indicatore di complessità evidente.
Spesso le terze parti rischiano di diventare un treno in corsa del tutto fuori controllo, che rallenta le prestazioni e danneggia l’esperienza digitale. È necessario conoscere il valore di ogni singola terza parte dal punto di vista del raggiungimento dei risultati di business e dell’esperienza complessiva del cliente, solo così si può determinare se il valore che ciascuna offre valga il calo che può comportare in termini di prestazioni. È fondamentale che sia l’organizzazione tecnica sia quella di business siano coinvolte in questo processo continuo di valutazione e di governo.
4. Responsive design non significa esperienza mobile più lenta
Il responsive design crea uno scenario in cui è più facile gestire l’interfaccia utente perché si dispone di una base di codice unificata, ma questo approccio genera delle sfide consistenti, soprattutto in termini di prestazioni da mobile.
Ho visto molte organizzazioni tentare di progettare un sito web ricco e responsive senza sfruttare delle best practice. Spesso, in questi casi, appena entrato in produzione, il sito mobile diventa quasi inutilizzabile e si inizia a ricontrollare in corso d’opera cosa non funziona e correre ai rimedi dal punto di vista delle prestazioni.
Per ottimizzare il responsive design è importante capire la grande variabilità dell’ambiente mobile, molto maggiore della backborne standard e dell’ultimo miglio negli ambienti PC. Bisogna confrontarsi con la connettività 3G / 4G / LTE / Tower. È necessario misurare in tutte le tre schermate: desktop, mobile e tablet ma concentrarsi in modo ancora più specifico sulle connessioni network dei carrier. Quindi, è necessario espandere la visualizzazione sfruttando i dati reali degli utenti per avere una visione che includa tutti i diversi dispositivi, sistemi operativi e browser.
5. Non esiste un obiettivo numerico unico da raggiungere. Il contesto è la chiave.
Per molto tempo, l’approccio adottato dal punto di vista delle prestazioni digitali era porsi un obiettivo numerico, un tempo di risposta minimo e universale che si voleva raggiungere e che valesse per ogni pagina. Ora che il mondo delle prestazioni digitali si è profondamente evoluto sappiamo che non si tratta dell’approccio giusto.
Più si investe nella digital experience, più i clienti diventano pazienti. Ovvero, se i clienti trascorrono molto tempo sul sito, visitano più pagine, aggiungono oggetti al carrello, sono disposti ad attendere un po’di più anche se il login o il processo di registrazione di un ordine avviene in modo più lento.
Mentre è assorto dalla navigazione, il cliente sarà maggiormente disposto ad aspettare, rispetto a chi per la prima volta approccia il sito. Da questo punto di vista c’è una certa flessibilità, che consente di concentrare gli sforzi in termini di prestazioni e di budget su aspetti ed elementi più specifici.
Ultimo e fondamentale consiglio è quindi che le iniziative volte a migliorare l’esperienza digitale tengano sempre ben presente il contesto delle esigenze dei clienti e in generale dell’azienda in cui operano.