A cura di Andrea Marchi, CEO di Cynny Space
E’ un ruolo delicato e di responsabilità quello dell’IT Manager e lo è più di altri in quanto cambia di anno in anno e deve tenere il passo della rivoluzione digitale che accompagna le nostre vite. Nel corso degli ultimi anni, però, il passaggio che più di tutti ha rappresentato una sfida nella sua evoluzione è stato la diffusione del cloud.
Oggi le aziende dichiarano che circa il 24% delle applicazioni Business sono posizionate in ambienti Public, Private o Hybrid cloud, una percentuale che raggiungerà il 51% delle applicazioni Business entro i prossimi 3 anni. Cresce, quindi, l’adozione del cloud e con essa le pressioni al cambiamento da parte di quanti non abbiano ancora affrontato tale passaggio.
Si pensa spesso in modo erroneo che il passaggio al cloud sancisca una perdita di poter dell’IT Manager ma non è corretto. L’utilizzo di servizi cloud comporta soprattutto un cambiamento nei processi di gestione del patrimonio informatico, si tratta quindi di un problema più psicologico che reale.
Ecco perché. Utilizzare il Cloud significa affidarsi ad una soluzione esterna all’azienda e “lasciare” la gestione dei dati e della loro sicurezza ad “altri”. In tal senso, gli IT manager possono pensare al Cloud come a un nemico, solo nel caso in cui vogliano avere un controllo assoluto sull’infrastruttura informatica. Ma l’esternalizzazione favorisce la gestione delle risorse migliorandone l’utilizzo, con un impatto positivo sull’azienda in toto. L’adozione di una soluzione cloud, quindi, non determina la sostituzione del Manager IT ma ne agevola il suo lavoro, grazie al notevole risparmio in termini di tempo e di energie.
Anche perché esternalizzare, mantenendo i propri dati in un data center, garantisce un livello di sicurezza e continuità inimmaginabile in un ambiente aziendale e attraverso il cloud, inoltre, i dati sono accessibili da qualsiasi postazione e dispositivo senza rinunciare alla privacy.
I dubbi dell’IT manager non devono, dunque, essere legati all’esternalizzazione dei dati in sé, ma alla ricerca di un provider di fiducia a cui demandare la gestione di tali dati. Dovrà trattarsi di un partner che conosca la materia in modo approfondito e, dunque, sarà essenziale instaurare un dialogo duraturo tra cliente e partner tecnologico, che non prescinda da una condivisione circa l’andamento e le prospettive di business dell’azienda cliente: solo in questo modo sarà possibile definire una road map di migrazione al Cloud conforme a quelli che sono i piani dell’azienda.
Un fornitore di fiducia deve comprendere la complessità del ruolo dell’IT manager ed essergli di supporto a 360 gradi: mettersi nei suoi panni e aiutarlo a superare le proprie legittime diffidenze, diventando una vera e propria estensione del team IT e sviluppando un piano di integrazione al cloud a tappe progressive.
Essenziale è, inoltre, incontrare CIO e decision maker per cogliere quali siano le reali necessità da salvaguardare in termini di opportunità di business e riduzione dei costi ed, infine, valutare la reale fattibilità per fruire di questa tecnologia al meglio, non trascurando, per esempio, problemi di connettività che a volte posso limitare le prospettive di alcune aziende localizzate in particolari territori.
In conclusione, è necessario ripensare all’interazione che intercorre tra chi si occupa di IT e chi fa business, puntando ad un tipo di dialogo differente. Infatti, un IT manager potrà comprendere le reali esigenze ed il piano strategico dell’azienda solo se coinvolto in prima persona nel business, così che possa fare propri i concetti acquisiti e tradurli in opportunità a livello tecnico. Viceversa, un decisore di business dovrà comprendere le dinamiche del Cloud e le sue opportunità, imparando ad interagire con le professionalità IT attraverso un linguaggio comune che aiuti entrambe le parti a cogliere pienamente quelle che sono le potenzialità del Cloud.
Il fornitore, l’azienda e l’IT manager dovranno essere una squadra e dialogare tra loro per poter vincere ogni sfida posta dall’era cloud, così si potrà preservare quanto c’è di più prezioso in azienda: ad oggi, infatti, si può ben dire che l’IT racchiuda la storia di un’azienda, la sua attività presente ed il suo futuro.