In un contesto di ancora troppo debole crescita economica, ogni azienda italiana ha visto evaporare in media quasi 2 milioni di dollari a causa della perdita dei propri dati sensibili negli ultimi 12 mesi. Una cifra che sale a oltre 2,5 milioni di dollari, se si sommano le perdite derivanti dalle interruzioni operative dei sistemi informatici.
A livello mondiale, la cifra derivante dal verificarsi di questi due fattori critici si attesta, sempre in media, su valori decisamente più bassi (914 mila dollari di media a impresa).
Questi i risultati emersi dalla ricerca EMC Global Data Protection Index, condotta da Vanson Bourne, che ha intervistato 2.200 decision maker IT di medie e grandi aziende di 18 Paesi.
In questo contesto, in Italia ben il 46% delle aziende ha dovuto affrontare interruzioni dei propri sistemi informatici nel corso degli ultimi 12 mesi, mentre il 21% ha subito criticità derivanti da perdita dei propri dati sensibili.
Lo studio dimostra anche che mentre le organizzazioni hanno saputo ridurre i rischi nelle aree più tradizionali legate alla perdita di dati, sono del tutto impreparate ad affrontare le nuove minacce emergenti.
Rispetto alla precedente edizione dell’EMC Global Data Protection Index, realizzata nel 2014, sono il 13% in più le aziende che dichiarano di aver subito una perdita di dati o una interruzione del business nell’ultimo anno di attività.
Le nuove grandi sfide nella protezione dei dati
I risultati dell’EMC Global Data Protection Index 2016 hanno individuato tre grandi sfide nel quadro della moderna protezione dei dati:
1) Minacce alla protezione dei dati
Circa un quarto (23%) delle aziende intervistate ha sperimentato la perdita di dati o l’interruzione non pianificata dei propri sistemi a causa di una violazione della sicurezza proveniente dall’esterno; il dato sale al 36% (oltre un terzo delle aziende intervistate) se si prendono in esame le violazioni che provengono dall’interno. Non ci sono solo i cyber criminali, che chiedono denaro per liberare i dati che hanno crittografato, ma altri rischi riguardano il backup e la protezione dei dati e protezione.
2) Minacce ai dati in cloud
Oltre l’80% degli intervistati ha dichiarato che nei prossimi due anni una buona parte delle loro otto principali applicazioni critiche risiederanno in cloud pubblici; meno della metà degli intervistati dichiara di proteggere questi dati contro il deterioramento e meno della metà contro la cancellazione. Più del 50% degli intervistati dichiara di avere in cloud pubblici la propria soluzione di posta elettronica; più in generale, gli intervistati hanno una media del 30% dei loro ambienti IT in cloud pubblici. E’ perciò fondamentale che nelle strategie di protezione dei dati di un’azienda siano previste le applicazioni che risiedono in cloud.
3) Esigenze in continua evoluzione
Più del 70% delle aziende intervistate non si dichiara molto fiduciosa rispetto alla possibilità di recuperare completamente i propri dati in caso di attacchi o improvvisi downtime. E questa sfiducia riguarda anche i data center: il 73% degli intervistati dubita che i propri data center siano in grado di tenere il passo con la richiesta continua di maggiori performance e di nuove funzionalità di memoria flash.