A cura di Bart Salaets, Head of Solution Architects EMEA di F5 Networks
Fino a oggi l’offerta degli operatori di rete mobile è stata orientata alla banda larga mobile e ai pacchetti voce. Le loro reti sono state costruite – di conseguenza – per soddisfare le esigenze di dispositivi personali come smartphone, computer portatili e tablet.
Ora, si trovano a fronteggiare rapidamente una terza tipologia di offerta: l’Internet delle cose (IoT), che comprende dispositivi che in passato non erano stati considerati come ‘connessi’; oggetti che spaziano dai sensori multi-scopo ai contatori intelligenti per le aziende dei servizi pubblici, fino alle connected car o ai camion nel mondo della logistica. Nuovi utilizzi legati all’IoT nascono ogni giorno, facendo sorgere nuove opportunità di business consistenti sia per gli operatori di telefonia mobile sia per i provider delle piattaforme IoT.
Secondo Gartner, entro il 2020 l’IoT comprenderà circa 21 miliardi di dispositivi. Questa cifra può sembrare alta, ed effettivamente negli anni passati Gartner ha rivisto le proprie previsioni verso il basso, ma gli operatori di rete mobile si troveranno comunque ad affrontare una crescita estremamente rapida del numero dei dispositivi di comunicazione sulle loro reti. Ciò richiederà un ripensamento sostanziale dell’infrastruttura che permette a questi servizi di essere eseguiti senza problemi. Se tale trasformazione non avverrà in modo corretto, i provider potrebbero perdere la sfida dell’IoT e la fiducia dei consumatori anche quando si parla di affidabilità dei servizi voce o della banda larga.
L’IoT ha fame di infrastrutture!
Oltre all’evidente crescita dei volumi di traffico, gli operatori mobile dovranno affrontare un’altra criticità: non sempre i dispositivi IoT comunicano allo stesso modo degli smartphone o dei computer! Alcuni “oggetti connessi” scambiano quantità relativamente piccole di dati e si collegano alla rete in modo discontinuo. Ne sono un esempio i contatori intelligenti (del gas o dell’elettricità) che forniscono i dati più recenti a un repository centralizzato. Sul fronte opposto, una connected car può dover scambiare informazioni di diagnostica con un hub centrale anche nello stesso momento in cui offre numerosi servizi di entertainment mobile a banda larga, scambiando così attraverso la connessione mobile un gran numero di dati per un periodo di tempo più lungo.
La diversità nel comportamento degli endpoint IoT comporta esigenze differenti anche dal punto di vista della rete e del data center responsabile del processing e dell’hosting di queste informazioni. Ad esempio, una rete 4G è estremamente adatta per una connected car ma potrebbe non essere la scelta migliore per i dispositivi di smart metering. I contatori intelligenti richiedono solo un canale a banda larga ridotta che possa essere letto con un consumo energetico minimo. A questo scopo, diversi operatori di telefonia mobile stanno già avviando WAN (LP-WAN) a bassa potenza come LoRa o Sigfox che possono operare accanto alle reti 3G / 4G tradizionali per soddisfare gli apparecchi IoT che richiedono una banda molto bassa e un consumo energetico ridotto, in modo che la durate delle batterie del dispositivo possa essere più lunga.
Dal punto di vista dei data center, l’adozione di tecnologie cloud è diventata indispensabile. La possibilità di spostarsi rapidamente in un ambiente virtuale per offrire sia le funzionalità di rete che quelle della piattaforma IoT, indirizzando le specifiche di ciascun caso d’uso IoT, si rivelerà negli anni sempre più importante. Infatti, a causa dell’ampia varietà degli oggetti connessi non esiste un approccio che vada bene per tutti. Per poter raggiungere e mantenere costante la disponibilità delle applicazioni IoT e tenere il passo con il ritmo di innovazione e rollout delle applicazioni IoT, le organizzazioni devono garantire che la loro infrastruttura cloud sia affidabile, che possieda la flessibilità e l’agilità per poter scalare e adattarsi, se necessario.
Pronti per l’IoT?
Nel complesso, gli operatori sono sulla buona strada per costruire infrastrutture e servizi pronti per l’IoT. Come detto in precedenza, molti hanno già adottato reti LP-WAN per completare l’infrastruttura di accesso mobile 3G / 4G esistenti e anche il consolidamento del loro core network è ben avviato in modo da ridurre i costi complessivi e consentire allo stesso tempo di abilitare nuovi servizi molto più velocemente, proprio perché le reti divengono molto più semplici a seguito del consolidamento.
Per alcuni dei primi progetti di IoT avviati, i service provider hanno adottato tecnologie cloud come la virtualizzazione delle funzioni di rete (NFV) per costruire le componenti dell’infrastruttura che supportano i casi d’uso IoT, guardando con attenzione ai progetti futuri legati all’infrastruttura IoT. La NFV è un concetto di architettura di rete che consiste nel virtualizzare intere classi di funzioni di nodo di rete in blocchi costruiti che possono connettersi, o formare catene tra di loro, per creare servizi di comunicazione altamente scalabili.
Originariamente l’obiettivo primario della NFV era ridurre il Capex e l’Opex per il fornitore del servizio. Tuttavia, gli operatori vedono sempre più nella virtualizzazione delle funzioni di rete la soluzione per introdurre nuovi servizi e adattare i servizi esistenti più rapidamente rispetto al passato. Alla luce dei requisiti estremamente differenti dell’IoT dal punto di vista della rete e delle applicazioni, le implementazioni NFV saranno essenziali per i service provider che si troveranno ad affrontare il mercato IoT.
Superare gli ultimi ostacoli
La terra promessa dell’Internet delle cose è vicina, e gli operatori si trovano nella posizione ideale per divenire i facilitatori e il motore di un mondo sempre più connesso. Di certo forniranno la connettività radio per i dispositivi IoT, ma alcuni saranno capaci di fare anche un ulteriore passo in avanti dal punto di vista del valore, offrendo una piattaforma di IoT a tutte le parti interessate. Se, dal punto di vista della connessione, le infrastruttura cloud affidabili e prime esperienze con NFV rappresentano già oggi un’ottima base di partenza, ci sono ancora numerose sfide aperte che gli operatori dovranno affrontare.
Connettersi con i dispositivi IoT è una cosa, garantirne la sicurezza e proteggere le applicazioni alle quali si connettono è un’altra!
I service provider sono oggi molto più consapevoli rispetto al fattore sicurezza, forse perché hanno visto dal vivo quali possono essere le ripercussioni degli attacchi DDoS nel proprio campo di competenza, e sono diventati più prudenti in termini di espansione verso l’IoT. Certo, si tratta di una prudenza giustificata! In definitiva, c’è ancora molto da fare, ma presto, noi consumatori (sia come aziende sia come individui) ci troveremo a godere solo dei vantaggi del mondo connesso se le reti e le infrastrutture che lo sosterranno saranno sicure e ben gestite.