A cura di Kornelius Brunner, Head of Product Management di TeamViewer
Nonostante la disponibilità di soluzioni di backup sempre più comode, nonostante le varie celebrazioni dell’importanza del backup, nonostante un ripetuto e personale impatto molti utenti vedono ancora il backup come un fastidio e lo posticipano continuamente. Ciò nonostante, nella maggior parte delle aziende esiste la consapevolezza dell’importanza del backup dei dati. Indipendentemente dal fatto che si tratti di una startup, di una PMI o di un grosso gruppo aziendale l’argomento dati è un tema critico per le aziende.
La voce che, invece, è ancora trascurata è il “parente stretto” del backup: ovvero il ripristino, cioè, ripristinare i dati dopo una perdita. Ciò è dimostrato da uno studio NetApp, secondo il quale solo il 33 per cento delle PMI intervistate sono sicure di essere in grado di recuperare i propri dati in modo rapido e corretto durante un’emergenza. E, infatti, solo un quarto delle società che effettua il backup dei dati elabora pratiche per una tale emergenza.
Chiunque volesse appartenere a questo ben preparato 25 per cento dovrebbe controllare il proprio processo di ripristino esaminando i seguenti punti:
Valutazione della flessibilità
Con un backup, l’utente dovrebbe essere in grado di salvare e ripristinare i propri dati nell’esatta posizione dove ha bisogno di averli e dove vuole archiviarli. Un principio ben noto che funziona bene anche con la ricerca degli occhiali e delle chiavi della macchina messi fuori posto. Tuttavia, nel caso in cui l’utente ha dimenticato la posizione del backup e non riesce a trovarlo all’interno dello zaino virtuale, una funzione di ricerca nei backup può rivelarsi molto utile.
Valutazione della facilità d’uso
Secondo la legge di Murphy, la perdita dei dati avverrà sempre nel peggiore momento possibile. Che si tratti di concludere una presentazione importante o di scrivere un briefing urgente per il capo, non vi è di solito molto tempo per cercare i dati di backup durante un “incidente”. Tuttavia, dovrebbe anche non essere necessario. Spendere un sacco di fatica per recuperare i dati di fatto contraddice l’idea di base del backup che dovrebbe agire come un paracadute di salvataggio – e aprirsi proprio nel momento del bisogno.
Valutazione dell’utente
L’esercizio è un buon maestro. I dipendenti devono essere formati e praticare le procedure per il recupero dei dati regolarmente, in modo che l’utente non si faccia prendere dal panico durante una situazione di emergenza e il ripristino possa così procedere senza intoppi. Proprio come un conducente d’auto non può imparare i passi essenziali tutti in una volta prima di prendere la patente, queste procedure devono essere richiamate e praticate più e più volte per renderle famigliari. Oltre alla formazione ufficiale IT, sono quindi raccomandati una guida scritta “come fare” e una pratica autonoma di ripristino dei dati. Perché anche il backup più user-friendly è ancora migliore quando l’utente sa bene dove mettere le mani e la sua risposta in caso di emergenza è rapida ed efficace. Tuttavia, secondo l’Acronis Global Disaster Recovery Index 2012, la metà delle aziende italiane (50%) ritiene oggi che i team dirigenziali non offrano il supporto necessario alle attività di backup e ripristino.
Soprattutto in questi tempi in cui gli attacchi informatici alle aziende di tutte le dimensioni fanno parte della vita di tutti i giorni, nessuno dovrebbe contare sulla disponibilità incondizionata dei propri dati. D’altro canto, anche una cancellazione accidentale può trasformare rapidamente una normale giornata di lavoro in caos. Secondo la ricerca Acronis, infatti, il 60% delle aziende italiane intervistate individua nell’errore umano la causa più comune di falla dei sistemi.