Privacy ed Internet sono elementi che poco hanno in comune. E gli utenti twitter lo sanno bene. Questo perché, a partire dal 2011, ma reso noto poco tempo fa, la National Science Foundation ( NSF), un’agenzia federale statunitense, in collaborazione con un’università dell’Indiana, monitora il comportamento degli utenti del famoso social network, studiando le cosiddette “epidemie sociali”. Ciò che però lascia perplessi è la missione della NSF: “promuovere il progresso della scienza, la salute nazionale, la prosperità e il benessere” oltre che “assicurare la difesa nazionale“.
Non a caso l’agenzia, attraverso un particolare algoritmo, vuole poter distinguere fra idee che si diffondono sui social network in maniera organica e spontanea, e altre che invece derivano da vere e proprie macchinazioni per creare disinformazione. In particolare gli utenti, in base alle opinioni espresse riguardo ad un particolare argomento – soprattutto politico – vengono classificati come positivi o negativi. Si tratta quindi di un vero e proprio sistema di tracciamento senza richiedere il consenso né di Twitter stessa né egli utenti coinvolti.
A poco servono le rassicurazioni più volte diffuse da parte dei ricercatori, che hanno dichiarato come Truthy – così si chiama il progetto – non sia programmato né in grado di determinare se un tweet costituisca disinformazione. Quel che è certo è, dopo il caso Datagate, scoppierà un altro bel polverone. Nel frattempo, il 4 novembre si vota negli Stati Uniti per le elezioni di metà mandato.