Dopo la prima ondata di arresti, culminata con l’imprigionamento della primula rossa Otherwise, l’attacco delle forze dell’ordine contro Anonymous non si arresta.
A finire nel mirino degli inquirenti, questa volta, un altro giovane: il 28enne Jacopo Rossi, che sarà processato a Roma nell’ambito dell’inchiesta Tango Down promossa dalla Procura della Capitale.
L’accusa cui dovrà rispondere il giovane canavesano è “di associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di accessi abusivi e danneggiamento ai sistemi informatici, detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici e telematici e interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche”.
Il giovane operava dalla sua cameretta in una cascina immersa nel verde a Chiaverano, in provincia di Torino. Già nel 2013 Rossi era comparso davanti al giudice di Ivrea per le indagini preliminari Stefania Cugge, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere. Attualmente il giovane, che operava su internet con i nomi in codice di MadHat (Cappellaio Matto) e tor4kiki, è sospettato di avere violato i sistemi informatici di polizia, Siae, Equitalia, governo italiano, Ministero della Difesa ed addirittura del Vaticano.
Rossi, risulta residente a Chiaverano da sei anni, dopo aver vissuto a Ivrea, È considerato un insospettabile, il tipico ragazzo poco conosciuto in Paese, titolare di una semplice licenza media ma un vero e proprio mago con tutto ciò che ha a che fare con l’informatica. Un giovane come tanti, alla ricerca di un lavoro stabile.
Rossi ha sempre negato di essere l’autore degli attacchi ai siti ed il suo avvocato si è limitato a spiegare che “si tratta di una vicenda davvero delicatissima e, soprattutto, molto complessa”.