Ogni organizzazione ha il proprio “anello debole” in termini di sicurezza informatica. Tali anelli deboli – inclusi software obsoleti, codici maligni, proprietà tecnologiche informatiche abbandonate o errori degli utenti – contribuiscono ad accrescere le capacità dei criminali informatici di sfruttare le vulnerabilità con metodi come le query Dns, exploit kit, attacchi che sfruttano meccanismi di amplificazione, compromissione dei sistemi Pos (point-of-sale), malvertising, ransomware, intromissione nei protocolli di cifratura, social engineering e spam “life event”.
Secondo il recente studio Cisco 2014 Midyear Security Report, che esamina suddetti punti nevralgici all’interno delle organizzazioni, il fatto di concentrarsi solo sulle vulnerabilità di alto profilo piuttosto che sulle minacce ad alto impatto, più comuni e furtive, espone le aziende a maggior rischio. Con la proliferazione di attacchi contro applicazioni e infrastrutture legacy di basso profilo i cui punti deboli sono ben noti, gli hacker sono in grado di sfuggire ai controlli poiché i team dedicati alla sicurezza si concentrano su vulnerabilità come Heartbleed.
I ricercatori che hanno condotto lo studio hanno esaminato attentamente 16 grandi multinazionali che, a partire dal 2013, hanno maneggiato un patrimonio complessivo di oltre quattromila miliardi di dollari con fatturati di oltre 300 miliardi di dollari. Da quest’analisi sono risultati tre aspetti particolarmente importanti che legano le aziende al traffico malevolo.
In primo luogo, circa il 94% delle reti dei clienti osservate nel 2014 hanno generato traffico verso siti web contenenti malware. In particolare, l’emissione di richieste Dns per gli hostname dove l’indirizzo Ip a cui riferisce l’hostname viene associato alla distribuzione di malware Palevo, SpyEye e Zeus che integrano funzionalità man-in-the-browser (MiTb).
Inoltre, circa il 70% delle reti rilasciano query Dns per Dynamic Dns Domains. Ciò dimostra che viene fatto un uso improprio delle reti che vengono compromesse da botnet che utilizzano Ddns per modificare l’indirizzo Ip per evitare il rilevamento/blacklist. Alcuni legittimi tentativi di connessione in uscita dalle reti aziendali sarebbero effettuati alla ricerca di domini Dns dinamici a partire da callback C&C in uscita nell’intento di mascherare la posizione della loro botnet.
Circa il 44% delle reti dei clienti analizzate nel 2014 hanno inviato richieste Dns per siti e domini con dispositivi che forniscono servizi di cifratura, utilizzati dai criminali informatici per coprire le loro tracce estraendo i dati e utilizzando canali di cifratura per evitare il rilevamento tramite Vpn, Ssh, Sftp, Ftp, e Ftps.
Java continua a essere il linguaggio di programmazione più sfruttato dai criminali informatici. Secondo i ricercatori Cisco, gli exploit Java costituiscono la stragrande maggioranza (93%) degli indicatori di compromissione (Ioc), come riportato dal Cisco 2014 Annual Security Report.
Dal report emerge infine un inusuale dato: l’aumento dei malware nei mercati verticali. Nella prima metà del 2014, i settori farmaceutico e chimico, entrambi ad alto profitto, ancora una volta si sono posizionati tra i tre primi mercati verticali ad alto rischio di imbattersi in malware. A livello globale, i settori dei media e dell’editoria guidano la classifica, con la possibilità di imbattersi in malware quattro volte superiore alla media, mentre il settore dell’aeronautica scende al terzo posto con una probabilità di incontrare malware di due volte maggiore rispetto alla media.
“Molte aziende stanno pensando al futuro dei loro modelli di business considerando la connessione pervasiva promessa dall’Internet of Things. Per avere successo in questo ambiente in rapida crescita, il management deve comprendere, in termini di business, i rischi informatici associati alla crescente dipendenza della rete – ha commentato John N. Stewart, Senior Vice President, Chief Security Officer, Threat Response Intelligence and Development, Cisco –. L’analisi e la comprensione degli anelli deboli nella sicurezza risiede in gran parte nella capacità delle singole organizzazioni, e del mercato, di creare consapevolezza circa i rischi informatici, facendo sì che la sicurezza informatica sia una priorità per il business. Per contrastare la criminalità informatica le aziende devono affrontare numerosi vettori di attacco con soluzioni di sicurezza che agiscono in qualsiasi punto ci sia la possibilità che si manifesti una minaccia”.