[section_title title=Digital trasformation: essere disrupter paga – Parte 2]
I risultati dello studio hanno anche portato all’elaborazione del “Digital Effectiveness Index” (DEI), una conversione numerica delle risposte relative all’impatto della trasformazione digitale sulla competitività e sugli indicatori delle performance aziendali, che ha portato all’individuazione di tre gruppi di aziende: i digital disrupters (coloro che stanno conseguendo risultati alti a seguito del processo di trasformazione digitale), i digital achievers (coloro che si sono mossi in quest’ambito e stanno erodendo quote di mercato alla concorrenza) e i mainstream (coloro che stanno attuando iniziative di digital trasformation ma che non hanno ancora ottenuto alcun tipo di beneficio).
In Italia il DEI ha stimato la presenza di circa un 4% di aziende già disrupter, un numero abbastanza piccolo rispetto alla media mondiale, che si attesta intorno al 14%. Come accennato al principio la ricerca ha stimato che, tra le fila dei Digital Disrupter, la crescita del fatturato è il doppio rispetto a quella registrata tra le organizzazioni tradizionali, mentre la crescita dei profitti è ben due volte e mezza superiore. Dati che fanno riflettere e che dovrebbero portare a comprendere l’assoluta necessità ed urgenza per le imprese nostrane di convertirsi alla trasformazione digitale.
Ma quali sono i tratti comuni alle aziende disrupter? La convinzione della necessità di far leva sulle potenzialità offerte dal mondo delle app, e più in generale dei software; l’adozione di strumenti e metodologie per lo sviluppo agile delle applicazioni e il ricorso alla gestione delle API (Application Performance Interface) per la creazione di applicazioni web. Tutte caratteristiche abbastanza comuni in Europa, ma non ancora in Italia.
Lo studio evidenzia anche il contributo decisivo che gli investimenti possono rappresentare per il successo delle iniziative di digital trasformation. Il campione mondiale dei Digital Disrupter stanzia il 36% del budget It per gli investimenti digitali e prevede di far crescere la quota al 48% nel giro di tre anni, mentre le aziende italiane dedicano attualmente una quota relativamente modesta, pari al 26% del budget It, alla trasformazione digitale, percentuale che nei prossimi tre anni dovrebbe raggiungere il 39% secondo gli intervistati. I maggiori promotori delle iniziative digitali all’interno delle aziende italiane sono i “team transfunzionali”, citati dal 22% del campione, mentre solo il 13% delle iniziative viene promossa dall’amministratore delegato o dal consiglio di amministrazione, contro una media mondiale del 34%.