[section_title title=Digital trasformation: essere disrupter paga – Parte 1]
Essere disrupter paga. E pure bene, con una crescita in termini di profitti e efficienza di almeno il doppio rispetto alle aziende che non investono in innovazione. A parlare non sono solo gli esperti che vorrebbero le aziende con un pedale sempre più spinto verso il processo di digitalizzazione, ma anche i numeri e i dati emersi dallo studio “Expoiting the Software Advantage: Lessons from Digital Disrupters”, promosso da CA Technologies e realizzato da Freeform ad agosto 2015 su un campione di 1.442 responsabili It e dirigenti d’azienda di 9 differenti settori tecnologici in 16 countries, compresa l’Italia – dove hanno partecipato 85 aziende.
La maggior parte degli intervistati (55% nel mondo, 58% in Italia e 56% in Europa) vedono il processo di trasformazione digitale come componente organica del loro programma strategico, rivelando un interesse molto forte verso l’innovazione tecnologica come fattore abilitante del business e delle relazioni con partner e clienti. Per il 17% a livello worldwide ed europeo (in Italia il 19%) invece la digital transformation è un nuovo modello di business che si affianca ma è separato dal business tradizionale, mentre solo il 2% circa degli intervistati dichiara di non portare avanti digital activities.
La principale area di sviluppo si dimostra essere quella relativa alla mobile technology, seguita dalle applicazioni e dai servizi web-based, l’IoT ecc. E’ interessante notare come anche i social network siano visti come uno strumento importante per lo sviluppo aziendale, ma non in Italia, dove solo il 25% li considera un aspetto critico o comunque importante. Se poi analizziamo la portata e l’impatto delle attività digitali in determinate aree vediamo come lo sviluppo di prodotto e servizi sia piuttosto importante, così come le attività di customer service, dall’efficientamento della forza lavoro, dalle attività di vendita e marketing fino alle operations/delivery.
Gli impatti principali di questa attività digitale consistono in un incremento della competitività aziendale con l’apertura verso nuovi mercati prima inesistenti, ma anche con la creazione di modelli di business fino alla creazione di nuovi canali di accesso al mercato. La digital trasformation impatta anche sui KPIs dell’azienda.
Se vogliamo scattare una fotografia più precisa del quadro italiano le iniziative digitali di maggior successo tra quelle in atto e pianificate riguardano lo sviluppo di prodotti e servizi (per l’88% del campione), l’efficienza e l’efficacia della forza lavoro (81%) e l’integrazione con fornitori e partner (80%). Il 19% degli interpellati di casa nostra continua tuttavia a intraprendere iniziative digitali su singole aree in modalità tattica e non sempre coordinata, e il 20% adotta tendenzialmente un approccio alle tecnologie volto ad ampliare il modello di business esistente anziché attuare una reale trasformazione aziendale.
E’ inoltre interessante rilevare che nonostante il desiderio di digitalizzazione, le aziende italiane non stanno ancora mettendo in campo le innovazioni necessarie per attuare una trasformazione in tal senso. Solo il 15%, ad esempio, ritiene che le applicazioni e i servizi web-based siano cruciali per rafforzare il legame coi clienti e sviluppare il mercato e soltanto il 20% considera la tecnologia mobile essenziale per creare “engagement” e incrementare il business, percentuali molto più basse rispetto alla media europea.
Le aziende che hanno conseguito un buon livello di digitalizzazione stanno invece già raccogliendone i frutti: a seguito delle iniziative digitali intraprese, infatti, il 79% dei manager italiani intervistati ha riscontrato di prevedere una maggiore fidelizzazione dei clienti, il 75% ha ottenuto o si attende una crescita del fatturato, mentre il 75% ha constato o prevede un incremento del numero di clienti.
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