Lo sviluppo di nuove tecnologie (Internet of Things, mobile Apps, etc.) sta producendo un numero crescente di oggetti fisici connessi a Internet e un maggiore rischio di “permeabilità” dei perimetri aziendali da parte di malicious attackers in grado di identificare le vulnerabilità generate dalla stratificazione di diverse tipologie di tecnologie, non sempre adeguatamente presidiate dalle organizzazioni. I rischi cyber non sono un problema relativo alla sola funzione ICT dell’azienda ma riguardano tutti gli aspetti della sostenibilità del business e la competitività delle aziende nel lungo periodo, in particolare se con strategie di sviluppo su mercati globali. Nonostante questo, il rischio Cyber sembra essere il rischio più sottovalutato da parte delle imprese, anche dalle stesse funzioni che hanno come proprio mandato il compito di supportare il management nel valutare e gestire adeguatamente i rischi nelle scelte strategiche e operative aziendali.
Consci di questo mutevole contesto, Deloitte e The Innovation Group hanno voluto effettuare una survey su un campione di 52 aziende italiane appartenenti ai diversi settori di mercato, per approfondire gli aspetti principali legati alla gestione del rischio Cyber: dal titolo “Cyber Risk Management Survey 2015”.
I risultati della survey hanno evidenziato una forte preminenza della funzione ICT nella gestione delle tematiche legate ai cyber risk, che sono percepiti ancora principalmente come rischi IT, ma con una positiva tendenza da parte del top management ad interrogarsi sull’identificazione di più modalità di valutazione dei rischi Cyber che siano sempre più complete, quantitative e soprattutto che riescano a descrivere meglio i possibili impatti sul business.
Alla luce di quanto sopra, si nota come le priorità per le aziende si dovranno orientare sempre più verso l’adozione di robuste strutture di governance anche per la cybersecurity, capaci di garantire un completo presidio della materia anche attraverso la costituzione di specifici “momenti” nei quali i comitati di controllo e/o i CdA possano focalizzare la loro attenzione sul tema del Cyber Risk, magari introducendo nei Board dei Director con competenze in ambito cybersecurity e/o attraverso l’effettiva adozione di framework strutturati per la gestione dei Cyber Risk (Cyber Risk Management), che a oggi risultano ancora poco utilizzati in modo estensivo e completo (circa solo dal 35% dei rispondenti).
Dalla survey emerge l’intenzione chiara di investire nei prossimi anni nell’applicazione di un framework di Cyber Risk Management mutuati dalle leading practice internazionali, nell’Incident Response e nell’aumento di consapevolezza degli utenti finali, in linea con quanto indicato anche in Italia da parte del recente Framework Nazionale per la Cyber Security.
Gli aspetti di cybersecurity si stanno progressivamente inserendo all’interno della vita aziendale, e si nota come gli investimenti relativi stiano crescendo da valori pari al 1 e 2% del totale budget ICT verso valori del 3-5%, ma anche con pochi (circa 10%) dei rispondenti che dedica già il 6 e il 10%. Valutando anche la necessità di crescita di competenze nell’area IOT, i valori sembrerebbero essere sottostimati, considerando il fatto che in tutte le grandi implementazioni infrastrutturali la componente “implicita” risulta essere poco tracciata e visibile.
Lo studio mostra una tendenza progressiva nello spostarsi da investimenti in prevenzione verso lo sviluppo di capacità di monitoraggio e di risposta agli eventi cyber, per sviluppare maggiormente la propria Cyber-Resilience. A oggi solo il 48% delle aziende intervistate afferma di avere un processo di Incident Detection ritenuto valido e, di queste, solo il 16% lo gestisce in modalità end-to-end, mediante strumenti di monitoraggio.
Sul processo di Incident Response si rileva invece un maggiore livello di maturità in quanto il 65% delle aziende lo ha opportunamente definito e documentato integrandolo nel Crisis Management, nel piano di Business Continuity o di Disaster Recovery.
Questi importanti cambiamenti necessitano di adeguato presidio e quindi di modelli di Governance che includano anche, necessariamente, le tematiche cybersecurity e l’attuazione di strategie mirate alla gestione dei cyber risk. Risulta essere indispensabile lo sviluppo delle professionalità e delle competenze del personale operativo ma anche un incremento di competenze da parte degli executive e dei componenti dei CdA aziendali e degli ulteriori organi di controllo preposti (e.g. Comitato Controllo e Rischi).
In questo senso, viene evidenziata dal 57% delle aziende rispondenti una percezione di carenza di competenze, anche per i dipendenti che si occupano più direttamente di sicurezza informatica, mostrando una consapevolezza incoraggiante.
Per colmare queste carenze le aziende italiane stanno investendo sulla formazione e sulla sensibilizzazione di tutti dipendenti (47% dei rispondenti), anche adottando modalità innovative di erogazione (storytelling, video, comics), e su sviluppi mirati per aree specialistiche (es. Incident management).
“L’aumento della digitalizzazione dei processi di business e della networked economy, associato alla “commercializzazione” di capability cyber-offensive sempre più sofisticate, comporta una sempre maggiore esposizione delle aziende italiane ad attacchi informatici rispetto ai quali, a quanto dichiarano anche dalle aziende intervistate, non si ritengono completamente preparate. Il Governo e le aziende italiane stanno avviando piani di sviluppo atti a dotarsi delle di migliori competenze tecniche e manageriali per rispondere adeguatamente a questa minaccia – dichiara Stefano Buschi, Partner e responsabile per i Cyber Risk Services di Deloitte in Italia – Nonostante questo, il rischio Cyber sembra non essere pienamente “visibile” al management aziendale, che spesso lo identifica come un rischio la cui gestione e interamente delegabile alla funzione ICT, mentre andrebbe valutato e gestito considerando i molteplici aspetti legati agli impatti sulla sostenibilità del proprio business e sulla la competitività della propria azienda nel medio- lungo periodo”.
“Dai risultati dell’indagine emergono alcuni gap importanti che le aziende italiane devono puntare a colmare in tempi rapidi – afferma Ezio Viola, amministratore delegato di The Innovation Group – oggi non è più sufficiente dotarsi di misure preventive, bisogna essere in grado di rilevare attacchi che avvengono per lo più in modo silente e persistente, e soprattutto sapere come reagire prontamente quando si ha evidenza di essere stati presi di mira o di aver subito un data breach”.