Gli Stati Uniti dichiarano guerra agli attacchi hacker e lo fanno lavorando alla costruzione di un enorme sistema automatizzato in grado di rilevare in maniera immediata i cyber colpi sferrati a reti militari, armamenti e infrastrutture.
Si sta concentrando su questo progetto il Pentagono, nella consapevolezza che in un’epoca dove lo sviluppo delle reti e la diffusione di dispositivi sempre più connessi l’esposizione della popolazione e delle infrastrutture a continui attacchi informatici è diventato un punto cruciale nelle strategia di difesa di ogni singolo Stato su questo pianeta.
Da qui l’idea del sistema elettronico al quale sta lavorando il Dipartimento della Difesa statunitense, che dovrà consentire ai funzionari impegnati nella cybersecurity di intervenire tempestivamente in caso di attacco verso obiettivi sensibili.
A darne l’annuncio è stato il generale Kevin McLaughlin, vice comandante del U.S Cyber Command, durante l’annuale vertice Billington Cybersecurity. I lavori per avviare il progetto potrebbero partire già tra quale mese, mentre l’idea nasce da una relazione critica rilasciata dal Chief Weapons Tester del Pentagono e dai crescenti attacchi informatici di cui sarebbero vittima i principali sistemi d’arma statunitensi, molti ormai datati e quindi non pronti a difendersi dalle attuali tecniche di attacco.
Tra i Paesi “incriminati” quali attaccanti, neanche a dirlo, Cina e Russia. In particolare, hacker cinesi sarebbero, secondo fonti americane, responsabili di un attacco che nello scorso mese di giugno avrebbe portato alla compressione dei fascicoli personali di almeno 4,2 milioni di dipendenti del Dipartimento dell’Interno, mentre un certo numero di attacchi da parte di pirati informatici della potenza orientale sarebbero stati indirizzati anche a società americane. Dura la reazione di Obama, che sta valutando la possibilità di portare avanti un piano di sanzioni.