Di Steven Feurer, CTO di Paessler
Come CTO di un’azienda specializzata nel monitoraggio, di successo nel settore IT classico, devo affrontare numerose sfide. Tra queste, come riuscire a trasferire oltre 20 anni di esperienza nel monitoraggio di rete ai futuri sviluppi tecnologici, in particolare l’Internet delle Cose; quali obiettivi globali e intermedi e quali metodi è necessario introdurre da una prospettiva gestionale e quali sono le opportunità per la mia azienda.
L’IoT
Col termine Internet delle Cose (IoT) si intende un nuovo scenario tecnologico in cui i dispositivi sono connessi e condividono informazioni direttamente con altri dispositivi. Ciò rende possibili interazioni praticamente infinite.
Nel suo saggio del 1991 “Il computer per il 21esimo secolo”, Mark Weiser utilizzava il termine “ubiquitous computing” per descrivere per la prima volta questa visione. Quel saggio è la prima testimonianza scritta dell’odierna idea di IoT: inizia con le parole “Le tecnologie più profonde sono quelle che scompaiono. Penetrano nel tessuto della vita di ogni giorno fino a essere indistinguibili”. Quella che nel 1991 sembrava una fantasia estrema, si realizzerà nei prossimi anni.
Oltre all’idea dei molti dispositivi sostanzialmente invisibili che ci circondano e dovrebbero semplificare le nostre vite, l’IoT si basa sull’idea di una rete omnicomprensiva. In effetti, l’uso del plurale in Internet delle Cose può essere fuorviante. In definitiva, tutto è connesso, molti diventano uno e rimane solo quest’unica invisibile cosa. Ubiquitaria.
Paessler è conosciuta per PRTG, il suo software di monitoraggio. Da un lato, pensiamo sia naturale trasferire la nostra esperienza e il know-how tecnico alle applicazioni dell’Internet delle Cose. Dall’altro, siamo consapevoli dello sforzo e dell’incertezza che caratterizzano ogni nuovo mercato in cui ci si appresta a entrare.
Ma è proprio questo a essere intrigante: lavorare su qualcosa completamente nuovo è allo stesso tempo sfidante e gratificante. E se a qualcuno servisse la prova finale sul fatto che l’IoT cambierà le nostre vite in meglio, riprendo il saggio di Mark Weiser, che si chiude con queste parole:
“Soprattutto, i computer ubiquitari aiuteranno a superare il problema della sovrabbondanza di informazioni. Abbiamo più informazioni a portata di mano durante una passeggiata nei boschi che in qualunque sistema informativo: ma le persone pensano che passeggiare nel bosco sia rilassante e stare al computer sia frustrante. Le macchine che si adattano all’ambiente umano anziché costringere gli umani ad adattarsi alle macchine renderanno l’uso del computer tonificante quanto la passeggiata nel bosco”.
Tutti conosciamo il tool di gestione “Golden Circle” creato da Simon Sinek e i concetti che ne stanno alla base. Le aziende mediocri si orientano subito sul “cosa”, ovvero su cosa fare per raggiungere l’obiettivo. Le buone aziende per prima cosa si chiedono “come” raggiungere l’obiettivo. Mentre le aziende eccellenti si domandano “perché”, cioè cercano la ragione alla base di tutto. Perché la prima cosa dovrebbe essere raggiungere l’obiettivo? Quale sarebbe il vantaggio nel grande disegno generale?
Il senso è che qualunque lavoro si voglia fare in futuro, si tratti di una soluzione per l’Internet delle Cose o di qualsiasi altra occupazione, corrisponde a questo “perché”. Il resto viene di conseguenza.
L’effetto composto
Se una persona dovesse avviare un’attività imprenditoriale nel campo dell’IoT nel 2019, dovrebbe tenere conto dei 5 segmenti di una tipica catena del valore IoT:
● Oggetti (… che possono essere connessi l’un l’altro via Internet)
● Traduzione (… con riferimento alle reti che gestiscono i dati tra i dispositivi)
● Connettività (… con riferimento alla connessione di sensori a Internet)
● Piattaforme (… che connettono i sensori, rendendo possibile un monitoraggio semplificato)
● Applicazioni (… un po’ di tutto, dagli ERP ai CRM agli SCM e alle soluzione analitiche)
Una cosa comunque va tenuta a mente: l’IoT sta crescendo velocemente. E non è più semplicemente un’opportunità di mercato. La base installata totale di dispositivi IoT connessi arriverà entro il 2025 a 75,44 miliardi nel mondo, con una crescita di cinque volte in dieci anni. C’è ancora molta incertezza sulla direzione precisa, sui dettagli di questo viaggio tecnologico che, dal punto di vista di un CTO, impone di operare un compromesso.
Nel 2019 devo prendere decisioni per il futuro senza trascurare le domande di oggi. Devo trasferire valori empirici dal classico settore IT a un mercato che ancora non esiste.
Naturalmente, è cruciale scegliere i corretti obiettivi generali. La scelta deve essere guidata da un effetto composto, da ciò che già conosciamo bene, dall’esperienza dei nostri team di sviluppatori e dipendenti. Se avvengono cambiamenti e trasformazioni, devono essere spiegate ed esemplificate bene. Deve essere un elemento ricorrente della lista delle cose da fare. Eccellenza nel cambiamento corrisponde a una cultura di successo. Non è, inoltre, un impegno ricorrente on-the-job, ma una capacità strategica vitale per le aziende di ogni genere e dimensione.
In molte aziende avvengono da cinque fino anche a dieci processi di cambiamento simultanei. Ma la maggior parte dei progetti fallisce e solo pochi riescono a gestire il cambiamento con successo. Chiunque, almeno una volta, non abbia rispettato uno dei propositi per il nuovo anno conosce bene il motivo.
Il cambiamento deve essere ritualizzato e reso concreto. Ad esempio, con metodi come OKR, Scrum o diversi sistemi di agilità. Tutti in azienda devono interiorizzare il fatto che il cambiamento è all’ordine del giorno e che ciò che deve essere cambiato, il grande disegno globale, può essere suddiviso in elementi più piccoli alla portata di tutti.
In Paessler abbiamo capito molti anni fa che praticamente il mondo intero può essere monitorato. Allo stesso tempo siamo consapevoli che saranno sempre meno gli amministratori che lavoreranno per il 100% del loro tempo in sede, dato che l’Edge sarà sempre più importante. I flussi di dati devono essere processati in modo da contenere le risorse impiegate, almeno in parte sul posto, ad esempio direttamente all’interno di una fabbrica, ma sempre sfruttando i vantaggi del cloud.
Quindi abbiamo compreso che attraverso lo sviluppo e la continua evoluzione di PRTG avevamo accumulato e continueremo ad accumulare una gran quantità di esperienza trasferibile, specialmente nell’analisi dei dati, nella segnalazione dei problemi e nelle dashboard.
La forza dell’adesso
Una volta stabilito che si può avere una soluzione per l’Internet delle Cose, tutto diventa concreto e vago allo stesso tempo. Ecco alcune domande concrete, pratiche, da porsi: Quanto è estesa la mia rete di partner? Quanto è compatibile la mia possibile soluzione? Quante sono le implementazioni dell’applicazione?
Una cosa che a prima vista potrebbe sembrare non così efficace è il test dei vari processi.
In Paessler siamo arrivati al punto di sviluppare un prodotto possibile e completo e fargli passare tutte le fasi della pianificazione di prodotto.
Sapevamo che un monitoraggio completo di un sistema fotovoltaico non era esattamente quello che si potrebbe definire un “oceano blu”. Ciononostante, da qualche mese abbiamo un fantastico sistema fotovoltaico sul nostro tetto ed essendo esperti di monitoraggio non abbiamo saputo resistere alla tentazione di monitorarne il rendimento nel modo più accurato possibile, con tanto di sistema di visualizzazione e di riconoscimento delle anomalie.
Abbiamo sviluppato un MVP (Minimum Viable Product) da usare con il nostro sistema fotovoltaico. Era separato da PRTG e sviluppato con un approccio cross funzionale da un team interdisciplinare. Abbiamo discusso del possibile lancio del prodotto, fatto un’analisi di mercato e valutato cosa considerare in termini di prezzo e marketing. Da questa operazione abbiamo costruito una preziosa esperienza, di grande valore per le innovazioni che verranno.
Ciò che ogni azienda dovrebbe domandarsi e ciò che, in un certo senso, costituisce La Forza dell’Adesso, sono le 4 domande che seguono:
1. A che punto siamo del nostro viaggio? Abbiamo il potenziale per creare qualcosa di nuovo?
2. Abbiamo qualcosa che non risolve alcun problema? Se sì, come possiamo liberarcene?
3. Quali sono i punti di forza dei prodotti esistenti?
4. Come disegniamo il processo di costruzione e vendita di un nuovo prodotto?
Il punto 2 non deve essere sottovalutato, perché se da un lato ha senso ritualizzare il cambiamento, dall’altro è consigliabile sviluppare un certo senso critico riguardo a quali processi, meeting, o anche prodotti, debbano ricevere maggiore o minore attenzione in futuro. Ciò apre nuove prospettive.
Fatte tutte queste considerazioni abbiamo gradualmente imparato a comprendere il mercato dell’Internet delle Cose. Abbiamo capito che l’ultima cosa che i clienti aziendali cercano è un dispositivo all-in-one adatto a ogni funzione. Le sfide e le richieste dei clienti industriali sono troppo diversificate per poter essere soddisfatte con un tale prodotto.
Quello che vediamo è una forte domanda per una soluzione cloud nativa che possa essere facilmente ampliata e adattata.
Mi auguro che queste riflessioni siano state d’aiuto e abbiano reso l’idea di come in Paessler stiamo vivendo il cambiamento e cercando di trovare nuove soluzioni con un mix ben bilanciato di umiltà e spavalderia. E, soprattutto poiché queste considerazioni e valori empirici sono stati scritti dal punto di vista di un CTO, è per me importante la conclusione. Il business è uno sport di squadra, non individuale.