L’Osservatorio ANFoV dedicato al Cloud e ai Managed Services ha presentato a Smau la sua analisi sull’evoluzione e sulla situazione attuale del cloud, attraverso il report di Daniela Rao, vice presidente dell’associazione.
Le cifre che ruotano attorno a questa fetta del mercato, in Italia, si avvicinano agli 800 milioni di euro che potrebbero duplicarsi nei prossimi tre o quattro anni, rappresentando il 10% della spesa IT. Cresce quindi l’interesse per le forme di archiviazione off-site dei file, dato in contrasto con i budget Ict sempre in contrazione.
Prendendo in considerazione gli Stati Uniti, si nota una riorganizzazione nella catena di valore dei service provider e degli outsourcer, che seguono un modello simile a quello automobilistico, chiamato appunto auto factory supply chain model.
Secondo questo modello, gli operatori cloud si stanno organizzando in quatto gruppi alla cui origine c’è il data center, affiancati da due gruppi concentrati sullo sviluppo di contenuti e della definizione dell’offerta localizzata. Il quarto gruppo, invece, comprende il settore più delicato: gli operatori dell’ultimo miglio, dove system integrator, service provider e software house s’incontrano al servizio del cliente finale. L’indagine sottolinea che le aziende chiedono a questi operatori soluzioni personalizzate, piattaforme unificate di provisioning, pay per use pricing e servizi di consulenza a tutto tondo.
In una situazione come questa, il fornitore deve soddisfare le esigenze di aziende medio-grandi, connesse in Lan e Wan, che superando un primo livello di virtualizzazione dei server puntano a sistemi convergenti. La tendenza che si rincorre oggi, poi, è quella del self run private cloud, del managed private cloud. “Flessibilità, virtualizzazione, infrastrutture convergenti“diventeranno un mantra per tutte le aziende che stanno affrontando questa evoluzione e saranno i protagonisti degli interventi di cloudificazione” conclude Daniela Rao.