A cura di Lee Myall, General Manager CloudStore di Interoute
Senza dubbio la crescita del cloud computing ha rivoluzionato il modo in cui facciamo business, lavoriamo e comunichiamo. Per le aziende il cloud rappresenta una grande opportunità per accrescere la loro efficienza operativa, semplicemente traendo vantaggio da ciò che lo stesso cloud ha da offrire. Sarà possibile quindi raggiungere nuovi traguardi se, come prevede IDC, il mercato del cloud computing crescerà del 23% entro il 2018. Tuttavia, l’aspetto della vicinanza del “luogo” cloud è spesso sottovalutato, e questo fattore ha un impatto enorme sul modo in cui i dati vengono processati, distribuiti e resi accessibili.
La sede conta
Secondo Gartner, assisteremo a un incremento, pari a 30 volte l’attuale, della quantità di dispositivi connessi entro il 2020. L’accesso ai dati tra le aziende e il cloud è sempre più un percorso a doppio senso. La distanza geografica tra i data centres, così come la loro distanza dai consumatori finali, può quindi influire sui tempi di risposta. Con l’aumento dei dispositivi connessi assisteremo anche alla conseguente crescita della pressione sulle infrastrutture IT, rendendo la latenza un’area d’ interesse fondamentale per le aziende. Ma l’aumento dei tempi di risposta (latenza) può essere semplicemente la conseguenza per aver spostato i dati nel posto sbagliato, non c’è (finora) molto che si possa fare sui limiti della velocità della luce.
In un ambiente sempre più connesso e interattivo, gli utenti richiedono un accesso immediato a VoIP, soluzioni di videoconferenza, web hosting e dati business-critical. Ciò significa che i C-level devono prestare maggiore attenzione al luogo in cui i loro dati sono effettivamente processati e conservati, se vogliono superare le sfide in materia di latenza. Proprio come un’azienda di import / export dovrebbe avere la sede vicino ad un porto, così le aziende devono conservare i propri dati il più vicino possibile al “cuore” della rete. Un collegamento diretto tra il cloud, l’infrastruttura esistente on-premise, in hosting o in colocation, e una rete intelligente permettono di gestire i dati con un basso livello di latenza.
Nel 2014 abbiamo anche assistito a una crescita considerevole del numero di sedi cloud europee aperte da numerosi provider. Solo noi di Interoute, quest’anno, abbiamo lanciato cinque nuovi Virtual Data Centre in Europa. Questo si traduce in una maggiore possibilità di scelta per quanto riguarda la prossimità geografica di qualsiasi sede che le aziende possono avere, vicinanza che aiuterebbe a superare alcune delle sfide più rischiose nella migrazione delle applicazioni. Tutti abbiamo avuto a che fare con applicazioni business-critical, realizzate, non troppo recentemente, e predisposte per funzionare girando su due server sistemati uno accanto all’altro nella stessa stanza. Queste applicazioni però non sono in grado di funzionare con latenze al di sopra di un certo livello; ma con un cloud più vicino e un routing ottimizzato, un numero crescente di workload “impossibili” possono essere migrati e funzionare in cloud, o in ambienti ibridi in grado di gestire picchi di richieste.
La distribuzione dei dati
Le aziende che operano nei settori media e e-commerce stanno già pensando a soluzioni di content delivery network per superare queste barriere. Conservando in rete, o meglio ai punti “più esterni” della rete e quindi più vicino agli utenti finali, i dati utilizzati più spesso, è possibile usufruire maggiore disponibilità e performance nella distribuzione dei contenuti. Tutte le aziende potrebbero quindi applicare questo approccio e organizzare in maniera simile la gestione dei loro dati. Una distribuzione intelligente dei dati non necessariamente, elimina la latenza, ma è in grado di introdurre flessibilità e velocità al sistema.
Essere compliant con la legge
Assicurarsi che i dati siano conservati nel luogo più appropriato non ridurrà solo la latenza, ma aiuterà anche le aziende a rispettare i requisiti normativi dei paesi in cui si trovano. I dati devono poter essere spostati ovunque, sfruttando la grande libertà e la flessibilità promesse dal cloud. Dall’altro lato, la compliance agli standard normativi ha imposto vincoli reali per quanto riguarda la sede in cui conservare i dati.
Pensare prima al “fisico”
Queste sfide hanno finora scoraggiato le aziende a migrare integralmente o anche solo parzialmente al cloud, specialmente quelle organizzazioni operanti nei settori dove la velocità di trasmissione o la sede in cui sono conservati i dati sono di fondamentale importanza. Ma il cloud, e la rete che lo sostiene, si stanno evolvendo in continuazione e questo processo porta a superare gli ostacoli legati a determinati livelli di controllo, performance, sicurezza e integrazione.
Se pensate che i vostri workload non possano essere migrati al cloud o che non possano trarre beneficio da esso per via dei vincoli fisici della vostra archittettura, questo è un buon momento per ricredervi.