[section_title title=Parte due]
Conoscere esattamente lo stato dell’infrastruttura – dalla rete, alle capacità di calcolo, allo storage e ai sistemi – permette di introdurre dei cambiamenti senza causare problemi, perché non sussistono più aspetti nascosti in conflitto con la modifica da effettuarsi o capaci di interagire con essa in un modo devastante. Per fare un esempio, la situazione è simile a quella di un medico che prima di prescrivere un farmaco per una brutta influenza vuole sapere cosa il paziente sta già assumendo; ha bisogno di capire come le medicine interagiscono tra loro e quali effetti collaterali potrebbero causare.
Allo stesso modo, il medico dell’IT deve sapere cosa sta attualmente succedendo nell’architettura, in modo da capire cosa l’introduzione di una nuova variabile e un eventuale cambiamento potrebbe comportare. Solo così i cambiamenti si possono fare più rapidamente e più spesso, perché non si deve attendere un momento in particolare o un giorno predefinito in cui introdurli. Si può pensare di fare le modifiche una volta a settimana, ad esempio, come nel caso della metrica di frequenza dei rilasci associata a DevOps, in base a cui viene misurato il successo di molte startup che operano nel cloud.
La realtà è che essere maggiormente rapidi e intervenire spesso oggi sono aspetti sempre più rilevanti, in particolare se si considera la frequenza con cui le applicazioni mobile vengono aggiornate in azienda. Secondo un sondaggio sponsorizzato da Oracle, il 35 per cento delle organizzazioni aziendali di medie e grandi dimensioni aggiorna il proprio portfolio applicativo mensilmente, mentre un ulteriore 34 per cento lo fa su base trimestrale. L’82 per cento (più di 4 quinti) degli intervistati si aspetta questi cambiamenti saranno sempre più frequenti nei prossimi due anni.
In sintesi, credo che il cambiamento controllato tramite l’utilizzo dell’automazione, dell’orchestrazione e di un approccio centralizzato consenta di mantenere l’allineamento tra il concetto di infrastruttura immutabile e il suo stato reale, permettendo alle organizzazioni di superare la paura del cambiamento e abbracciarne le potenzialità.