[section_title title=Big Data: la visione di Cloudera – Parte 2]
Addentriamoci di più nell’offerta di Cloudera…
Oltre alle licenze di cui abbiamo già parlato (relative al mondo open source e al mondo software proprietario affiancato al mondo open source) Cloudera offre una serie di professional services che spesso eroghiamo attraverso i nostri partner, dove abbiamo una grande componente di relazione sia con partner locali sia con importanti system integrator.
A proposito di partner… di che numerica stiamo parlando?
I partner Cloudera sono catalogati in tre segmenti diversi. I Local Partner sono quelli che hanno accesso alla nostra piattaforma. Basta che si iscrivano sul sito web e diventano Bronze Partner con la possibilità di accedere a tutta la documentazione. Poi ci sono i Silver Partner, una decina di aziende selezionate in Italia, che raggiungono un certo livello di certificazione per poter erogare i nostri servizi e sono considerati la nostra mano lunga direttamente sul mercato.
Poi abbiamo gli hardware vendor e i software vendor, tra cui ad esempio Oracle, Hp e Dell, e poi i grandi system integrator tra cui Accenture e Deloitte.
Una delle nostre forze è quella di avere delle partnership molto estese con un canale di relazione e di partnership tra i più ampi in assoluto a livello mondiale su Hadoop.
Per cui oggi abbiamo partnership con circa 2.300 aziende diverse sia per quanto riguarda la vendita e l’erogazione di servizi, sia per quanto riguarda lo sfruttamento del dato che è in Hadoop.
I vostri clienti in quali settori verticali sono maggiormente presenti?
Finance e Telco, ma stiamo iniziando ad avere una serie di progetti importanti anche in ambito IoT.
Qual è la strategia di Cloudera in Italia?
L’Italia è un Paese importante nella strategia di Cloudera in cui abbiamo deciso di investire molto. Da due persone da cui era composto il team a febbraio siamo passati a sei e a partire da settembre ci sarà un nuovo innesto su Roma. L’idea è quella di crescere molto velocemente perché il mercato si trova in una fase di espansione vorticosa. Una presenza diretta sul territorio, d’altronde, è sempre più strategica perché in ambito Big Data si è passati da una fase di evangelizzazione a una di attuazione concreta dei progetti.
Prima parlavamo dei settori Telco e Finance, due settori dove i Big Data hanno trovato terreno fertile. Quali sono qui le opportunità e le sfide?
Parlerei sempre dei quattro punti che abbiamo introdotto all’inizio, tenendo conto delle peculiarità dei due settori. Nel mondo Finance il business si sta evolvendo con l’ingresso sul mercato di tutta una serie di strumenti resi disponibili con l’affermarsi del web. I competitor delle banche non sono più le banche ma Amazon, PayPal e così via. Quindi la sfida per gli istituti bancari è quella di confrontarsi con questi nuovi strumenti a disposizione della clientela.
Dalla parte Telco invece si assiste a una riduzione dei margini del business tradizionale, quello voce e dati. E la necessità è quella di trovare nuove fonti e risorse disponibili. Il mondo Telco in realtà è quello che raccoglie la maggior parte dei dati che produciamo al telefono e con internet e così via, quindi potrebbe esserci una flessibilità nei confronti dei clienti terzi che potrebbero essere interessati ad utilizzare determinati dati che possono essere sfruttati per interessi di business diversi da quelli che fino a qualche anno fa potevano riguardare una Telco.
Un altro ambito su cui vi state focalizzando molto è la sicurezza…
Sì, abbiamo tutta una serie di progetti molto importanti in ambito sicurezza. Il mondo di Hadoop è complementare agli strumenti che le aziende hanno a disposizione per la security per dare una visibilità più ampia su quello che sta succedendo all’interno e all’esterno dell’azienda. Per dare risposta alla crescente richiesta di utilizzare una maggiore quantità di dati, è nato il progetto ONI (Open Network Insight) di Intel e sempre da questa necessità è nata la Cyber Intelligence Platform firmata da Accenture (ACIP) o ancora la Open Source Adaptive Security (OSAS) di Cloudwick. Tutti progetti che utilizzano Cloudera come piattaforma Big Data.
Altra cosa che stiamo spingendo in partnership con Securonix è la User Behaviour Analytics ossia la possibilità di sfruttare tutte le informazioni degli utenti interni e esterni per capire qual è il comportamento degli utenti, con particolare riguardo a quelli interni, valutando poi le variazioni di comportamenti rispetto a uno standard calcolato on the fly.
Parlando di Big Data torna in primo piano il tema della privacy. Come vede la nuova normativa europea approvata a dicembre e che entrerà a pieno regime nel 2018?
Il nuovo testo non ha cambiato moltissimo rispetto alla nostra precedente normativa italiana, che insieme a quella austriaca e tedesca, era già piuttosto stringente.
Quello che cambierà non sarà di grosso impatto sui nostri clienti perché noi abbiamo la possibilità di gestire il dato in modo flessibile e rispondente a qualunque data privacy dovrebbe uscire.
A questo proposito vorrei sottolineare come Cloudera con Mastercard è stata nominata una delle pochissime soluzioni sul mercato certificate compliance PCI: un vero e proprio fiore all’occhiello che ci consente di avere una sicurezza intrinseca che consente al cliente di star tranquillo per quanto riguarda la gestione del dato in generale.
In chiusura: altre novità sul fronte Cloudera?
La novità più grande sta nella partnership molto forte che abbiamo con Intel, a seguito dell’acquisizione del 18% del nostro capitale nel 2015 per 740 milioni di dollari, che porterà a breve alla creazione di una serie di nuove evoluzioni sui processori Intel soprattutto in ambito Big Data. Ad esempio, tra qualche mese sarà possibile fare l’encryption dei dati direttamente a livello di chip: chi sceglierà un ambiente a base Intel con Cloudera avrà dei vantaggi in termini di performance molto importanti rispetto ad altre soluzioni.